Re: Approccio alla Bibbia. chiavi di lettura

Inviato da  Decalagon il 28/9/2015 11:34:33
Faccio una precisazione sul "fare finta che", dato che ad alcuni sembra una cosa così ridicola.

I cattolici devono credere veri, ovvero ispirati dal presunto dio biblico, 46 libri anticotestamentari; per il canone ebraico sono solo 39 perché non riconosce come veri alcuni di quelli che i cristiani accettano come ispirati da dio: Tobia, Giuditta, Sapienza, Baruch, Ecclesiaste o Qohelet, primo e secondo Libro dei Maccabei, più alcuni passi di Ester 10. La chiesa riformata, cioè il protestantesimo, aderisce in sostanza al canone ebraico.

I cristiani copti considerano canonici, quindi contenenti verità ispirate, altri libri che i cattolici romani e gli ebrei non accettano, come il Libro di Enoch e il Libro dei Giubilei.

La chiesa greco-ortodossa non utilizza come base il codice masoretico di leningrado, bensì il testo dei Settanta (la bibbia scritta in greco nel III sec. d.C., la quale presenta circa MILLE VARIANTI rispetto a quella masoretica, tra le quali alcune di notevole importanza.

Per i Samaritani invece la verità non si trova nel codice redatto dai masoreti ma nella Torah (pentateuco) samaritana che, rispetto a quella masoretica, PRESENTA BEN 2000 VARIANTI.

La Peshittà, ossia la bibbia siriaca accettata da maroniti, nestoriani, giacobiti e melchiti, si differenzia a sua volta dalla bibbia masoretica.

Poi ci sono i testi biblici di Qumran, che attualmente sono i più antichi di cui siamo in possesso. Ora, tra il testo di Isaia trovato in quei rotoli e il testo di Isaia redatto dai masoreti ci sono più di 250 varianti, tra cui parole intere che si trovano nell'uno e non nell'altro e viceversa.

Poi c'è il profeta Daniele, che per Roma è un profeta, non lo è per Gerusalemme, e per il dottor David Wolpe (Senior rabbi del Sinai Temple di Los Angeles) è addirittura un 'rimaneggiatore'.

Robert Wexler, presidente della Jewish University di Los Angeles, uno dei curatori delle pubblicazioni della Jewish Publication Society, scrive che Abramo, proveniente dalla città di Ur, era probabilmente un sumero e di sicuro non parlava l'ebraico. Ci dice che non è credibile che i racconti della genesi abbiano avuto origine in Palestina e che la maggior parte degli studiosi (ebrei, mica musulmani) ritiene che Abramo non sia mai esistito. Alcuni pensano che addirittura Mosé non sia mai esistito.

A fronte di tutti questi fatti, il "fare finta che" è l'unico metodo logico applicabile allo studio laico dei così detti "testi sacri", che non sappiamo nemmeno da chi siano stati scritti, né quando, né come venissero letti in origine.

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