Re: Approccio alla Bibbia. chiavi di lettura

Inviato da  Rickard il 7/10/2015 18:19:16
Decalagon

Citazione:
Ricordi comunque male. Qui si è discusso sul fatto (che nessuno studioso nega, in quanto realtà) che nell'ebraico non esistono i termini per indicare "dio" (nel senso inteso dalle religioni), non esistono termini per indicare "creazione" (men che meno creare dal nulla), non esistono termini per indicare l'eternità.

Non esageriamo. Ho sbagliato su un punto, ma non sono totalmente rincoglionito.

Tu stesso, nel post #2375, hai portato la seguente citazione: "L'antico pensiero ebraico vede il mondo attraverso i sensi (concreto), il che è completamente diverso dal pensiero greco (astratto) che vede il mondo attraverso la mente, e che noi abbiamo ereditato."

tratto dal: "The ancient hebrew language and alphabet" di Jeff A. Benner
.

Quindi, è stato effettivamente detto che gli ebrei vivevano il mondo “coi sensi” e non con la mente, facendo anche parallelismi con la civiltà greca su questo dettaglio. E anche Biglino ha espresso quel concetto in svariate occasioni.

Citazione:
Quindi stiamo parlando di un libro che "parla di dio" scritto in una lingua che nemmeno contempla un termine per indicarlo.

Riguardo all’assenza di termini singoli per l’espressione di alcuni concetti, non vedo dove sia il problema. Esistono le perifrasi. Oppure l’assenza di un termine per “creazione dal nulla” è di per sé una prova di una eventuale veridicità della lettura aliena della bibbia?

Citazione:
Come se io volessi scrivere un libro sui composti nanoenergetici nella lingua dei boscimani. Secondo te sarebbe possibile?
Dubito.

Ma che discorso è? Le lingue si evolvono nel tempo. Prima che fosse inventato il computer, non c’era una parola specifica per riferirsi ad esso, perché non esisteva, ma si sarebbe potuto comunque renderne il concetto, usando delle perifrasi. Si sarebbe detto: macchinario che elabora velocemente delle informazioni e che compie molte operazioni diverse. Poi, questa definizione sarebbe stata condensata in un singolo termine.

Ancora, perché ci si ostina a fare paragoni tecnici? Prima il 9/11, ora tu che fai l’esempio di un libro di “composti nanoenergetici”. Perché si vuole mettere la questione su un piano tecnico scientifico, quando si parla di esegesi di testi antichi e molto manipolati?

Citazione:
Nel minuto da te indicato Biglino cita semplicemente il passo dove Ezechiele viene preso e portato via da un "ruach", di cui si è già discusso. In quei versetti Ezechiele racconta di aver sentito dietro di sè un fragore di gran terremoto mentre il "kavod di Yahweh" si alzava da quel luogo. Quindi la questione è circoscritta in quel paragrafo e non in tutta la bibbia.

Non solo Biglino non ha descritto nessuna macchina volante, o ha preteso di sostituire quei termini con "disco volante" o simili, ma ha semplicemente raccontato ciò che è scritto nella bibbia delle edizioni San Paolo, quindi tradotta "dai sapienti".

Chi è stato tacciato di non aver capito un cazzo, è perché effettivamente non ha capito un cazzo. O fa finta di non capire per continuare a creare polemica.

Non è del tutto esatto. È stato detto più volte in questo thread che Ruach sarebbe il forte rumore eil vento potente prodotti da qualcosa, mentre semmai sarebbe il Kavod l’ipotetico mezzo di trasporto, che è “pesante”. Ho riportato la cosa solo perché vari utenti sono stati “bacchettati” per aver confuso il “vento” con il “coso pesante”, e vedendo quello spezzone mi sembra che la questione non sia così limpida e che i termini vengano talora scambiati od usati in maniera un po’ intercambiabile.

Comunque, io non ho avuto problemi ad ammettere un mio errore, ma avevo anche scritto: non buttiamo via tutto il resto solo perché si è trovato qualcosa a cui "attaccarsi".

Avevo scritto un post più articolato, in cui esponevo un’ipotesi alternativa a quella di Biglino e nessuno l’ha affrontata o confutata. I presupposti di quell’ipotesi mi sembrano ancora validi, perciò la riposto qui, credendo che sia perlomeno un argomento più interessante rispetto al cavillare sui secondi di un filmato.

Citazione:
È stato ampiamente detto come gli antichi ebrei e altri popoli trattati nella Bibbia fossero sprovvisti di una grande immaginazione. Avevano una mentalità molto pratica, vivevano il mondo “coi sensi” anziché “con la mente” e anche il loro linguaggio rispecchiava tale impostazione mentale. Questo è uno degli assunti più importanti in assoluto per Biglino, poiché il suo lavoro si basa proprio sulla lettura più letterale possibile, “facendo finta” che ciò che è scritto nella Bibbia sia una cronaca di fatti avvenuti così come vengono raccontati; questa lettura cerca di trovare parte della propria legittimazione in questa presunta assenza di metafore e “giri di parole” nella mentalità e nel linguaggio degli antichi ebrei.

L’ipotesi che propongo è che è possibile che gli antichi ebrei fossero metaforici ma in un modo diverso da quello che noi comunemente intendiamo. È possibile che unissero un impianto metaforico a descrizioni molto “concrete”, per dare maggior forza al proprio racconto, perché effettivamente vivevano il mondo coi sensi e anche i loro racconti mitici e religiosi risentivano di tale impostazione mentale.

Facciamo un esempio: si è discusso molto del Kavod che Yahweh mostra a Mosè, intimandogli di “non guardarlo di fronte” ma di osservarlo di sbieco da dietro le rocce, per evitare di morire a causa della visione e del passaggio del Kavod. Questo episodio può essere effettivamente metaforico, ma permeato di quella forma mentis molto “concreta” che lo stesso Biglino conferma più volte. Il Kavod può essere, in questo caso, una manifestazione molto concreta della potenza di Dio, una potenza distruttiva e che nessun uomo mortale può sostenere “di fronte”; trattandosi però di una metafora mutuata da quella mentalità “concreta”, si descrive la potenza di Dio come di un qualcosa che rispetta le leggi del mondo, e che quindi può essere sostenuta se si sta al riparo di rocce e non la si guarda “di fronte”.

Un altro esempio: la questione dei sacrifici offerti in olocausto a Dio, che ne assaporava la fragranza, è stata oggetto di varie discussioni. Seguendo l’ipotesi, gli olocausti erano davvero a un dio immateriale, che però veniva reso più reale e manifesto nei racconti biblici. Come gli ebrei vivevano il mondo “coi sensi”, anche il loro dio, nel testo sacro, “assapora” la fragranza degli olocausti, come potrebbe fare un essere terreno.

Si potrebbe andare molto avanti ma credo che ci siamo capiti.

Un popolo che vive il mondo “coi sensi” non è per questo privo di immaginazione o della capacità di costruire metafore. Semplicemente, tali costruzioni saranno permeate della loro forma mentis, con varie antropomorfizzazioni di concetti astratti o divini, con concrete manifestazioni del soprannaturale. La “gloria di dio” è qualcosa di fisico e distruttivo, di molto concreto e da vivere “coi propri sensi”, non solo come esperienza mentale. Gli olocausti sono offerti a dio che li assapora, e così via.

A tutto questo vanno poi aggiunte le questioni sulle fonti inquinate da manipolazioni che tutti conosciamo.

Perché credo che tale ipotesi sia importante? Perché mi sembra legittima ed è un’alternativa valida alla visione di Biglino degli ebrei come un popolo incapace della minima allegoria o immaginazione religiosa e narrativa. Il “problema” è che, se viene a mancare la legittimità dell’assunto di Biglino, anche il suo lavoro ne risente, in quanto risulta ancora di più una scelta arbitraria, piuttosto che determinata da fattori reali e oggettivi.

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