Rickard ha scritto:
Credo che tu ci metta anche la tua personale opinione in questo.
Un concetto di "divinità" inteso in senso "moderno" ritengo (io, io personalmente) che necessiti di:
- identificazione di un legame dell'uomo con il celeste (es. anima)
Questo è presente nella Bibbia, in tutti i passaggi in cui Dio mette il Ruach dentro l’uomo, e anche i sostenitori del lavoro di Biglino riconoscono che tale parola in molti contesti “ci sta”, se intesa come spirito, alito vitale ecc.
- comunicazione con la divinità (preghiera, voto...)
Ci sono ampi passaggi sul modo di pregare Dio. Gli olocausti in suo onore, il modo di eseguirli. I voti. Le cose da non fare (idoli, statue, prostituti sacri ecc.).
- continuità dopo la morte
Lo sceol, dove andrebbero le anime dopo la morte, è citato molte volte.
- onnipotenza. onniscenza e onnipresenza della divinità (non lo puoi far fesso)
Viene più volte ribadita la potenza assoluta di Dio, ma che concede all’uomo il libero arbitrio, e questo è il motivo per cui non controlla “a comando” ogni sua azione.
- premio / punizione (prima o dopo il trapasso)
Viene detto fino allo sfinimento che chi segue i precetti di Dio avrà buona vita, mentre chi li infrange subirà la sua collera.
- interferenza moderata (ispiraizione, sostegno, misericordia) della divinità nelle questioni terrene
Perché mai questo dovrebbe essere un requisito irrinunciabile? Gli dei greci, ad esempio, erano molto impiccioni ed interventisti. Comunque, nella Bibbia Dio il più delle volte non opera personalmente, ma tramite profeti e prescelti vari, che agiscono in suo nome (l’elenco sarebbe davvero lunghissimo).
- Sottomissione di tutto il creato alla divinità.
Nella Bibbia la potenza di Dio sulla natura, i suoi fenomeni e le sue creature viene ribadita varie volte.
- Identificazione di un "altro luogo", celeste
Vengono fatti vari accenni al luogo “celeste” in cui si trova Dio e gli angeli, così come anche lo sceol, come luogo del dopo-morte.
Nella Bibbia troviamo ben poco di tutto questo.
In realtà se ne trovano in abbondanza.
Zeus è sottoposto alla forza del destino. Non ci vedo nulla di drammatico. Non tutte le divinità devono essere raccontate come onnipotenti e assolute. Molte religioni prevedono che vi siano forze impersonali e amorfe (destino, fato, morte) a cui soggiacciono anche le divinità.
E ritengo che le filosofie non abbiano niente a che fare con le religioni.
Le prime sono spontaneamente nate dall'Uomo, le seconde sviluppate invece dalla venuta di "quelli là"
Aldilà dell’oggetto di questa lunga discussione, occorre una buona dose di miopia sulla natura dell’uomo, per credere che l’umanità abbia avuto bisogno di un input esterno, prima di concepire le religioni.
Perché non anche le filosofie, allora? Perché non la spiritualità? Perché non la consapevolezza di noi stessi? Così, poco a poco, sono quelli là che ci hanno dato tutte le cose che “prima” ci aveva dato la divinità.
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