Re: La ragione: È un fatto soggettivo o oggettivo?

Inviato da  benitoche il 12/8/2015 14:17:51
E lo Spirito non è "nascosto". E' sempre ed ovunque. E' "nascosto" solo dalla nostra scelta di vivere mettendo proprio la mente razionale sopra ogni altra cosa. Se invece si sceglie di mettere il Cuore a guida di se stessi, lo Spirito sarà sempre con noi e si scoprirà che è sempre stato con noi. . Certo che bisogna vivere con i piedi per terra, ma non è il pensiero che ci può dire se è presente la spiritualità, è il Cuore.


La via del cuore passa per la testa. A ciò non fa eccezione neppure l’amore.La via del cuore passa per la testa. A ciò non fa eccezione neppure l’amore.

È evidente che un’azione non possa esser libera se il suo autore non sa perché la compie. Ma come stanno le cose per le azioni dei cui motivi si diventa coscienti? Questo ci porta alla domanda:

«Qual è l’origine e il valore del pensare?»

Infatti senza la conoscenza dell’attività pensante dell’anima non è possibile farsi un concetto di che cosa sia conoscere qualcosa, e quindi anche conoscere un’azione.
Quando sapessimo che cosa significa il pensare in generale, ci sarebbe an- che facile comprendere l’ufficio che esso adempie nell’agire dell’uomo. «Il pensare fa sì che l’anima, di cui anche l’animale è dotato, divenga spirito», dice Hegel con ragione, e perciò il pensare darà la sua impronta caratteristica anche all’agire dell’uomo.

Con questo non voglio affatto asserire che tutte le nostre azioni discendano da calme riflessioni della nostra ragione.
E sono ben lontano dal definire come umane nel più alto senso soltanto quelle azioni che derivino da un giudizio astratto. Ma non appena le nostre azioni si sollevino al di sopra del soddisfacimento di desideri puramente animali, le re- lative ragioni determinanti sono sempre compenetrate da pensieri.

L’amore, la compassione, il patriottismo sono molle motrici dell’agire che non si possono risolvere in freddi concetti razionali. Si dice: qui il cuore, il sentimento, reclamano i loro diritti. Senza dubbio. Ma il cuore e il sentimento non creano le ragioni determinanti dell’azione. Le presuppongono e le accolgono nel loro dominio. Nel mio cuore entra la compassione quando nella mia coscienza si è già formata la rappresentazione di una persona che desta compassione.

La via del cuore passa per la testa.

A ciò non fa eccezione neppure l’amore.

Quando non è la semplice estrinsecazione dell’istinto sessuale, esso riposa sulle rappresentazioni che ci facciamo dell’essere amato. E quanto più idealistiche sono queste rappresentazioni, tanto più beatificante è l’amore. Anche qui il pensiero è padre del sentimento. Si dice che l’amore rende ciechi per le debolezze dell’essere amato. Si potrebbe guardare la cosa anche al rovescio, e dire che l’amore apre gli occhi per i suoi meriti. Molti passano distrattamente accanto a quei meriti, senza rilevarli. Uno li vede, e appunto per questo si desta l’amore nella sua anima. Che altro ha egli fatto, se non
crearsi di una cosa una rappresentazione che cento altri non hanno? Essi non hanno l’amore perché manca loro la rappre­sentazione.

Si potrà guardare la cosa come si voglia: ci apparirà sempre più chiaro che il problema dell’essenza dell’agire umano presuppone quello dell’origine del pensare. Mi dedicherò dunque, per prima cosa, a questo problema.

(da Filosofia della Libertà)

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