Re: La ragione: È un fatto soggettivo o oggettivo?

Inviato da  benitoche il 13/8/2015 12:18:31
Ciao invisibile niente di ciò che ho scritto è OT ,bisogna comprendere come funziona il pensiero prima di trarre conclusioni sulla realtà ,ci riprovo

Dott Giovi


ò – tutti i ricercatori dovrebbero saperlo e realizzarlo – sarebbe poco o nulla se non vi fosse un Soggetto capace di pensare, sentire e volere quanto si esprime in e oltre quelle tante pagine di carta stampata. Lei, con la sua domanda, ha fatto un favore a me, permettendomi di sfiorare un punto di cui si parla con scarsa consapevolezza. Poiché il luogo cruciale del problema, e con ciò pure la soluzione, ha la sua sede nel cuore. Da dove sembrano salire paure, incertezze, inquietudini? E fiducia, aiuto, briciole di certezza contro il turbinoso scorrere degli eventi? Il ‘senso’ stesso di una veridica strada per la liberazione dell’anima lei non lo trova nei libri come un oggetto abbandonato sul marciapiede, ma è il cuore che afferma: «Questo è vero!». È importante, per l’operatore, non fermarsi a queste considerazioni e approfondire la dinamica delle forze in gioco, non arrestandosi al banale “dissidio tra mente e cuore”: la comprensione è il principio della Liberazione. Il pensiero comune all’uomo moderno, se fosse soltanto (un) riflesso, sarebbe anche in una continua condizione di errore senza il continuo supporto correttivo dell’obiettività sensibile. L’obiettività sensibile sperimentata educa il pensiero, che può giungere alla realtà sovrasensibile soltanto mantenendo intatta la capacità di impersonalità che si è forgiato pensando le cose. Le discipline interiori per l’uomo contemporaneo devono iniziare dal rap- porto obiettivo del pensiero con il sensibile. Le discipline realizzano l’equilibrio tra le forze fisico-animiche e quelle animico-spirituali: il pensiero, quando giunge a muoversi per proprio movimento, permette la coopera- zione eterica dei due sistemi. Veicola la connessione dell’Io con il centro delle correnti di Vita che è il cuore, dove umano e Divino si incontrano. Secondo l’insegnamento della Scienza dello Spirito rosicruciana, nel cuore si incontra il sangue inferiore con quello superiore. Lí il sangue si eterizza, si trasmuta in corrente eterica resusci- tatrice di Vita: in un processo inverso a quello che da una condensazione dell’etere universale in quattro eteri si generò la forma fisica. L’uomo può accendere la forza del Sole nel cuore: dal centro eterico del cuore può, voli- tivamente produrre l’etere del calore: irraggiare Vita nel mondo. Siamo vocati a questa sublime Opera Solare.
Possiamo... tutto, se ritroviamo però la forza originaria, che è tanto ‘vicina’ a noi da essere l’essenza di noi stessi: l’Io (rimane il fatto, caro Marco e cari lettori, di non pensare, o intuire, l’Io quasi riferendosi ad un termine o parola incollata su di una tabella degli elementi costitutivi della struttura umana: l’Io siete voi, voi coscienti di percepire, di pensare, di sentire ecc.). La realizzazione piena dell’Io è continuamente contrastata dal pen- siero passivo, cioè riflesso, che esprime la direzione opposta allo Spirito e sbarra la strada alla luce eterica che s’innalza dal cuore. La sintesi dei quattro eteri è la corrente centrale eterica: essa si accende nel pensiero che si libera con la concentrazione assoluta e attinge alla Luce del cuore. La sede del pensiero è il corpo eterico: lí esso è una straordinaria corrente di Vita. Nel processo dialettico la corrente si deteriora sino all’annientamento della Vita. Transitoriamente, l’Io si fonda sulla corporeità e si subordina agli istinti: ciò genera il male e la di- struzione corporea. Il senso delle operazioni interiori è rovesciare il rovesciamento: il fondamento è l’Io, non il corpo. La disciplina della vanificazione della dialettica, mediante concentrazione sempre piú pura e profonda, realizza l’indipendenza dell’Io dalla psiche e dal corpo, restituendo ai quattro eteri la potenza creativa originaria. Mi sembra di sentirla: «Ma questo non risponde alle mie esigenze». Forse! Ma ci sarà pure un futuro... Per ora si è quasi risposto da solo: legga ciò che sente come aiuto e consolazione dagli scritti del Dottore. Indugi su quello che, superando la testa, scende al cuore: fossero anche due sole righe, saranno per lei piú importanti dell’intero testo. Poi ripeto sempre la stessa cosa: solo un deciso e ripetuto esercizio di concentrazione realizza interiore indipendenza, silenzio ed un minimo distacco da avvenimenti e turbamenti che comunque non spariscono con alcun esercizio noto o segreto (e, in non pochi casi, sembrano persino intensificarsi). Quello che per l’anima viene sentito come sofferenza o tormento non può essere evitato in nessun caso. Può essere d’aiuto considera- re tutto ciò come prova interiore: infatti lo è, e se con disciplina si supera il corrispondente limite nell’anima, l’inciampo esteriore tende a risolversi. Ma, come diceva il Maestro di Lione, siamo qui per pagare, e questo dobbiamo farlo. Evitare la resa dei debiti (tutto è possibile) è l’atto piú blasfemo che l’uomo possa compiere!
Posso consigliarle un piccolo esercizio propedeutico (è un semplice aiuto): in brevi momenti, durante il giorno, richiamando a sé tutta la destità possibile, pronunci (asserisca) interiormente: “IO SONO” immagi- nandosi come un punto centrale di un cerchio, poi dilati il cerchio all’infinito, oltre l’orizzonte e le stelle: senta che la vastità universale è centrata intorno a lei, all’Io. Semplice, non le pare? Ma non tragga giudizi e conclu- sioni! Le consiglio inoltre una seconda disciplina tanto semplice quanto non facile (ma la tenti e insista co- munque); è l’immaginazione del calore. La tecnica è semplice: evochi immagini tratte dal ricordo (il fuoco di un falò, il calore del Sole, di una stufa accesa ecc.) finché, nel tempo, sorge il ‘senso’ del calore, con o senza immagini. Per sua forza propria scende dal mentale al cuore divenendo uno stato di estasi attiva: rafforzerà nella giusta maniera ciò che, compreso solo dalla testa, sarebbe poca cosa, darà certezza alla sua aspirazione e propizierà l’opera di cui ho scritto precedentemente. Continui sempre l’esercizio della concentrazione che non la ripara dalla paura o dall’incertezza ma le insegna ad agire tenendo in nessun conto questi fantasmi fatti di niente. Essere forti è una scelta di diritto. Auguri! In aggiunta: riferendosi nella sua al 3° esercizio, il giudizio va corretto. Non c’è nulla di buddistico in esso. Non induce atarassia per i sentimenti: si tratta di tendere a «dominare l’espressione della gioia e del dolore...» (v. pag. 243 della Scienza Occulta, Laterza 1947), cioè ‘stoppare’ la reazione personale. Lo pratichi: cosí è davvero piú corretto e difficile.

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