Re: L’origine delle malattie

Inviato da  benitoche il 24/9/2011 5:06:45
Case farmaceutiche: "unico interesse i profitti". Le confessioni di un ex dirigente.

Gwen Olsen, una ex rappresentante di prodotti farmaceutici, sta usando la sua personale esperienza e conoscenza di addetta ai lavori per girare le carte delle case farmaceutiche e svelare alla gente l’inquietante e scoraggiante verità sull’industria altamente corrotta: è disposta a sacrificare la salute e la vita dei consumatori in nome del profitto. Gwen, vincitrice del premio per i diritti umani nel 2007, è un’attivista dedicata nel campo della salute mentale, relatrice e scrittrice impegnata nella difesa dei bambini e della salute mentale; la sua specializzazione include la promozione della cessazione in America dell’eccessiva somministrazione di farmaci a bambini e adolescenti. È difficile immaginare che questa stessa donna è stata un informatore farmaceutico di successo per più di 15 anni, lavorando per molti dei grandi produttori del settore.

“Venivamo addestrati a disinformare le persone” ha detto Gwen.
Ora in una ricerca personale e appassionata per sensibilizzare quante più persone possibile sull’inganno dell’industria farmaceutica, Gwen sottolinea le sue preoccupazioni circa l’uso sempre più diffuso di farmaci da prescrizione e gli effetti letali che questi farmaci possono avere. “Non esiste una cosa come un farmaco sicuro” ha detto Gwen in una video-intervista.
Le stupefacenti rivelazioni di Gwen in un’altra intervista video su NaturalNews dissipano il mito delle case farmaceutiche impegnate nella guarigione o nella cura delle malattie — in verità, l’industria farmaceutica è attiva nel regolare la malattia, gestirne i sintomi e tenere le persone intrappolate in un ciclo letale di dipendenza chimica.

Nel video Gwen spiega che i farmaci — in particolare i farmaci psichiatrici — sono destinati a stimolare le persone a rimanere clienti dell’industria farmaceutica. Dopo tutto, se le case farmaceutiche sono impegnate nel promuovere la cura delle malattie, agire diversamente significherebbe tagliarsi fuori dal mercato.

“Non voglio che le persone pensino che io sia una teorica della cospirazione, perché in realtà, non c’è nessuna teoria dietro quello che sto dicendo, è tutto dimostrabile… tutto quello che sto affermando è dimostrabile ed è che l’industria farmaceutica non vuole curare le persone”.
Il Riformatore di Prescrizioni Mediche ha recentemente pubblicato un libro: “Confessioni di un Pusher di farmaci su prescrizione medica“, che mette a disposizione la considerevole conoscenza di addetta ai lavori sui gravi pericoli che la menzogna e la disinformazione, nel gioco dell’industria farmaceutica, hanno messo a repentaglio vite. Il suo libro presenta molte rivelazioni, alcune profondamente personali, su cosa lei ha scoperto e osservato nel corso della sua carriera con l’industria farmaceutica, durante la quale lei è stata incoraggiata a minimizzare gli effetti collaterali dei farmaci che vendeva quando parlava coi medici.
“Confessioni di un Pusher di farmaci su prescrizione medica” è il campanello d’allarme straordinariamente diretto e indispensabile sul fallace sistema sanitario americano, che è — a buon diritto — attualmente classificato ultimo tra quelli di 19 nazioni industrializzate in tutto il mondo. Potete leggere di più sul libro sul sito di Gwen.
Come il libro di Gwen rivela ai lettori, più di 180.000 persone muoiono ogni anno a causa degli effetti collaterali dei farmaci in circolazione. “Quando un farmaco viene approvato e raggiunge la popolazione in generale, non conosciamo nemmeno il 50% degli effetti collaterali coinvolti” spiega Gwen. In questo panorama desolante rivestono un ruolo speciale gli psicofarmaci: la soggettività delle diagnosi psichiatriche e la mancanza di test clinici obiettivi fanno si che non sia richiesta nessuna prova medica per prescriverli. Questo amplia notevolmente la popolazione dei potenziali pazienti, consentendo alle case farmaceutiche un vantaggio lucrativo grazie a un pubblico sempre più “malato” e “curato” con farmaci.
Come è nato il Riformatore di Prescrizioni Mediche

Gwen si è auto-proclamata “Riformatore di Prescrizioni Mediche“, termine da lei stessa coniato, sviluppatosi non solo da vaste esperienze personali ottenute nel corso degli anni che ha trascorso al servizio delle principali aziende farmaceutiche, ma soprattutto da un evento sconvolgente che si è verificato all’interno della sua famiglia.

La salute della nipote di Gwen, Megan Blanchard, una brillante studentessa di medicina, si deteriorò rapidamente a causa dell’insorgere della dipendenza da farmaci, astinenza, malattia mentale e depressione. Questa dolorosa sofferenza ha portato all’infelice e tragico suicidio di Meg e Gwen ha rapidamente capito che sua nipote non era la prima a soffrire per le dolorose conseguenze da farmaci prescritti tramite ricetta medica, né tanto meno sarebbe stata l’ultima. Nel suo libro Gwen scrive: “E’ di compassione che Meg aveva davvero bisogno, non di più farmaci“.
“Ci sono migliaia e migliaia di persone come lei là fuori che hanno bisogno di una voce che dica loro la verità” ha detto Gwen. “Io voglio essere quella voce.”
La delusione di Gwen sull’industria, la sua rabbia, per l’elevata falsità e disinformazione di cui è stata testimone all’interno della proficua alleanza tra medici e case farmaceutiche, la portò a uscire dalle vendite farmaceutiche e a perseguire una nuova vocazione: diffondere la verità.
“Sono stata usata per quel gioco, sono stata letteralmente la pedina in prima linea, danneggiando persone — involontariamente — ma ero responsabile, e ho un dovere per quello ora” ha affermato Gwen.

Gwen ora ha fatto di quello il suo obbligo morale, o ciò che lei ha etichettato come la sua “vocazione spirituale”: educare gli altri su che cosa lei ha duramente imparato sull’enorme quantità di farmaci nocivi prescritti ad una popolazione di creduloni.
NaturalNews – 12 luglio 2011

Nota del CCHR: sia Gwen Olsen che Mike Adams, fondatore di NaturalNews.com sono i stati premiati dal CCHR per il loro lavoro nel campo dei diritti umani.
Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani raccomanda: informarsi attentamente, non accettare facili diagnosi psichiatriche sia per se stessi che per i propri figli, richiedere accurate analisi mediche e avvalersi sempre di un medico se si decide di smettere di assumere terapie a base di psicofarmaci. Il cittadino ha il diritto di richiedere l’applicazione del consenso informato e i medici devono informare, codice di deontologia medica art. 33, 34 e 35, inoltre è possibile segnalare le reazioni avverse ai farmaci compilando l’apposito modulo ed indirizzandolo al responsabile di farmacovigilanza della propria zona, come indicato dall’Agenzia Italiana del Farmaco.

La versione integrale di questo articolo è disponibile sul sito http://www.nocensura.com/





Come indorare la pillola o, meglio, come farla diventare tutta d'oro
Dott. Stefano Montanari
Come tutti i mercoledì da un po’ di anni a questa parte, anche oggi ho tenuto la mia rubrichetta su Radio Circuito 29.

L’argomento era qualcosa che avevo già trattato nel mio libro Il Girone delle Polveri Sottili senza che questo sollevasse scandalo o anche solo una qualche reazione, cioè come i farmaci vengono o possono venire immessi in commercio.

La Medicina non è una scienza perché non ne ha tutte le caratteristiche ed è solo la sperimentazione su numeri sufficientemente alti, cioè un metodo statistico, che può fornire una certa sicurezza - lontanissima dall’essere totale, però - sia sull’efficacia sia sulla tollerabilità di una data molecola.

Ahimè, tutto questo ha costi elevati e richiede tempi lunghi, non fosse altro perché la biologia non può essere accelerata.

Non è difficile rendersi conto che spese e tempi contrastano con gl’interessi delle case farmaceutiche, aziende con fatturati che a volte possono competere con i bilanci di piccoli stati. E allora? E allora, ancora una volta, ecco che siamo uomini di mondo e prendiamo le scorciatoie del caso, qualche volta addirittura con la benedizione degli enti di controllo.

L’episodio di oggi era relativo ad uno psicofarmaco con cui negli Stati Uniti
s’imbottiscono i bambini rompiscatole che soffrono di “disturbo bipolare”, una condizione in cui depressione ed euforia si alternano. Un vero albero della cuccagna per le industrie farmaceutiche e per gli psichiatri convinti che ci sia una pillola per ogni forma di follia.

Uno di questi farmaci, precisamente il Risperidone, aveva goduto delle prove cliniche condotte da un grande nome della psichiatria, tale dottor Joseph Biederman, professore nientemeno che all’Università di Harvard, e ne era uscito trionfalmente. Da lì, il business con le prescrizioni a raffica e i bambini sempre più rincoglioniti, però per il bene loro. Se vuoi guarire, devi soffrire. Peccato che le prove non siano state fatte e fossero frutti di fantasia, cosicché efficacia ed effetti collaterali restavano qualcosa che forse Kant avrebbe classificato come a priori, vale a dire verità indipendenti dall’esperienza. Malauguratamente, in un certo senso l’organismo è meno raffinato della ragion pura kantiana e, quando gli si ficcano dentro dei prodotti chimici, reagisce male se l’esperienza non ne ha dimostrato almeno la capacità di non nuocere o, meglio, trattandosi di farmaci, di nuocere poco.

Visto il successo, pare che la casa farmaceutica avesse in mente di servirsi del mitico dottor Biederman per spingere un altro psicofarmaco, sempre indirizzato ai bambini, sempre rompiscatole, ma stavolta iperattivi ed incapaci di prestare attenzione. Concerta è il nome del medicinale, un medicinale che, come è ovvio, ha effetti collaterali e, in particolare, mal di testa, infezioni delle vie respiratorie superiori, dolori addominali, vomito, perdita d’appetito, insonnia, tosse, faringite, sinusite e vertigini. Ma niente paura: il dottor Biederman si sarebbe impegnato a minimizzare i problemi. Pagando, s’intende.

Detto a margine, il dottore non è riuscito a spiegare del tutto da dove gli fosse arrivato un milione e seicentomila dollari. E, ancora a margine, interrogato da un avvocato su quale fosse la sua qualifica, il Nostro rispose: “Professore ordinario.” All’ulteriore richiesta di chi fosse il suo superiore, la risposta fu: “Dio.” Pare naturale pensare che un bravo psichiatra troverebbe in lui un paziente interessante. Comunque sia, il dottor Biederman ha ammesso le sue responsabilità, cosa che a casa nostra sarebbe forse impensabile.

In attesa che il produttore offra la sua spiegazione e, magari, veda di scagionarsi, davanti a questa ennesima ripetizione di un annoso déjà-vu, chissà se qualche medico comincerà a porsi il problema del principium auctoritatis di stampo medievale che ancora vige in Medicina, laddove conta più chi dice una cosa di quanto non valga la sua dimostrazione rigorosa.


http://www.stefanomontanari.net/sito/blog/2222-come-indorare-la-pillola-o-meglio-come-farla-diventare-tuta-doro.html

Fonte CDC

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