Re: global warming, peak oil ed ambiente

Inviato da  infosauro il 16/1/2012 17:34:26
Citazione:
Anche se l'origine del petrolio non fosse fossile non capisco come si faccia a parlare di pozzi che si autoalimentano (come menzionato nell'articolo): si tratta in ogni modo di bruciare la Terra e trasformarla in aria, se si continua così ci ritroviamo con un pianeta grande come un granello di sabbia e un'atmosfera spessa quanto un pianeta, prima che si disperda nello spazio per mancanza di gravità.

Comunque riporto l'articolo:

I russi dimostrano che il carburante ‘fossile’ è spazzatura scientifica legata alla teoria del riscaldamento globale. Il petrolio è dimostrato essere originato dai minerali, non da organismi fossilizzati. Niente più paura per la contrazione delle riserve, come dicono gli esperti del petrolio naturalmente ‘rinnovabile’.
Sì, avete letto bene e più di 2.000 revisori scientifici dell’Europa orientale sinistramente ignorati dai governi e dai media mainstream occidentali, sostengono tale affermazione. Dalla metà del 20.mo secolo, gli scienziati sanno che la teoria dei combustibili fossili è falsa e hanno dimostrato irresistibilmente che il petrolio deriva da depositi di minerali altamente compressi dalle profondità alla superficie. Ma la conseguenza più sorprendente di questi risultati, è che il petrolio è una fonte rinnovabile dalla rigenerazione costante in natura.
Dalla crisi petrolifera del Medio Oriente degli anni ’70, i produttori di benzina hanno attizzato le paure mediatiche secondo cui le riserve del nostro pianeta sono velocemente in declino. Il termine ‘picco del petrolio’ fu coniato e ci fu detto che i ‘combustibili fossili’ dovrebbero diventare sempre più costosi, mentre il nostro appetito insaziabile seccherà, bevendola, questa fonte ‘finita’ di energia liquida.
Tale propaganda adattata agli interessi dell’industria petrolifera e dei governi occidentali, sistematicamente sostenuta da debole una teoria scientifica che riflette di molto la truffa della teoria dell’effetto serra, che a sua volta è stata il veicolo per la tassazione delle emissioni di anidride carbonica.
Entrambe le storie sono state agitate dall’universale connivenza dei media e degli scienziati del mondo accademico, finanziati dal governo, sistematicamente collegati in sincronia per decenni, grazie ai lacci dei finanziamenti.
Riposizionamento della teoria come fatto
In tutti questi anni i termini ‘peak oil‘ e ‘combustibili fossili‘ sono stati sinonimi. Essi implicano che siamo inesorabilmente di fronte alla diminuzione delle risorse naturali e i giorni dell’energia a basso costo, a base di carbonio, sono finiti. Soppiantata nella coscienza pubblica come reale, abbiamo sempre più accettato come inevitabile l’aumento continuo dei prezzi dell’energia come conseguenza del nostro stile di vita da consumatori. I giornalisti hanno spigolato loro ‘prove’ di un tale racconto apocalittico dagli squallidi libri come ‘La lunga emergenza: sopravvivere alla fine del petrolio, cambiamenti climatici, e altre catastrofi convergenti del XXI secolo’ di James Howard Kunstler e ‘Party’s Over: Oil, War and the Fate of Industrial Societies’ di Richard Heinberg, tra gli altri, e al pubblico sono state vendute le paure.
Costantemente alimentato con una dieta a base di questa immondizia, il nostro inconscio collettivo ha involontariamente consentito la trasformazione della Teoria del Picco del Petrolio di Hubbert in un dato di fatto sui combustibili fossili.
Di conseguenza, nel 2005, il rappresentante del Congresso Roscoe G. Bartlett, repubblicano del Maryland, e il senatore Tom Udall, un democratico del New Mexico, hanno creato di colpo il Congressional Caucus Peak Oil. Gli scienziati che dissentivano dalla gregge, vennero diffamati o ignorati. Negli anni ’80, l’eminente scienziato inglese, Sir Fred Hoyle FRS, tentò, e fallì, di denunciare l’imbroglio dei sostenitori della teoria dei combustibili fossili e della diminuzione delle riserve di petrolio mondiali. Hoyle, senza i vantaggi del web mondiale, ha cercato ripetutamente di denunciare questo imbroglio.
“L’idea che il petrolio deriverebbe dalla trasformazione di qualche pesce schiacciato oda detriti biologici è sicuramente la più sciocca idea che sia mai stata accolta da un numero rilevante di persone, per un prolungato periodo di tempo“.
Insieme con altri scienziati occidentali, Hoyle ha rifiutato di netto la linea politicamente corretta, come evidenziato in un crescente numero di articoli per ristabilire l’equilibrio sull’economia del petrolio. Mentre anche diversi studi del professor Michael C. Lynch, del Massachusetts Institute of Technology, denunciarono il mito di “esaurimento del petrolio“, dimostrando la genesi ad alta pressione del petrolio. Nessuna voce dei media ne riferì nulla.
La Russia diventerà la prossima Superpotenza Energetica Mondiale
Solo in Russia, una nazione che ha schivato la supremazia militare per diventare una potenza economica mondiale, ha accolto le parole di Hoyle e Lynch, trovando una comunità di scienziati che la pensano allo stesso modo. Infatti, al di fuori del mondo di lingua inglese non vi è alcuna controversia e si parla comunemente di petrolio quale prodotto minerale, e non un prodotto biologico, e come tale il nostro pianeta ne ha infinite riserve non sfruttate.
Come conseguenza dell’applicazione di questa conoscenza, la Russia è andata sempre più rafforzandosi, capitalizzando astutamente la sua riserva di ‘oro liquido‘. “Potrei descrivere la mentalità di questo momento, dell’elite politica russa, come imbevuta di ‘petrofiducia’”, così dice Cliff Kupchan del gruppo Eurasia, in un’intervista con la BBC.
Infatti, tra il 1951-2001, migliaia di articoli e numerosi libri e monografie sono stati pubblicati soprattutto nelle principali riviste scientifiche russe comprovanti le origini del petrolio abiotico – tutti ignorati dai governi e dai media occidentali. Ad esempio, l’esperto VA Krajushkin, da solo, ha pubblicato più di duecentocinquanta articoli sulla geologia del petrolio moderno, e diversi libri.
I mineralogici, esploratori petroliferi e successivi governi russi, nei bui giorni dell’ex Unione Sovietica, sono stati irrimediabilmente ottimisti nel ritenere che avrebbero liquidato il ‘picco del petrolio e i combustibili fossili’ come sciocchezze. E chi siamo noi per discutere – loro hanno i soldi in banca per dimostrarlo. Come risultato, la Russia è ben inserita come secondo esportatore di petrolio più grande del mondo e sta diventando, così, preminente nel campo della prospezione di petrolio e gas e nell’innovazione, con la nazione che s’è imposta di sostituire gli Stati Uniti non come forza militare, ma come superpotenza energetica mondiale del 21° secolo
Petrolio la nostra più grande fonte di energia rinnovabile naturale
Sfruttando la sua tecnologia d’avanguardia, la Russia ha scoperto con successo numerosi campi petroliferi, alcuni dei quali producono in parte o interamente da un basamento cristallino, e che appaiono nettamente auto-alimentai. Sì, avete letto bene -la Russia gode della migliore fonte di energia rinnovabile naturale- il petrolio! Non miliardi sprecati nelle aziende agricole eoliche, solare o negli elefanti bianchi delle onde. Infatti, per i nostri cugini dell’ex Unione Sovietica, l’idea del ‘peak oil’ è ridicola perché, se i calcoli sono giusti, il petrolio è il più abbondante, efficiente ed economico carburante rinnovabile, e durerà almeno per molte centinaia di anni a venire.
Scontento dal fatto che i Russi possano avere un così lampante e potente grande vantaggio, l’Occidente ora utilizza la blogosfera nel contribuire a riforgiare la riemersione del mito del picco del petrolio e dei combustibili fossili. Così dice Daniel Yergin, il vincitore del Premio Pulitzer, autore di “The Prize: The Epic Quest for Oil, Money and Power” e presidente della IHS Cambridge Energy Research Associates, una società che fornisce consulenze ai governi e all’industria.
Yergin, come altri, cita come convincente la prova che il MSM non vi mostrerà; questi teorici del combustibile non-fossile nominano gli alcalini, i cherogeni e molti altri prodotti chimici del petrolio che sono stati trovati sui meteoriti, che sappiamo possono supportare una vita non organica e quindi comprovanti la bugia della teoria dei combustibili fossili.
Perché ancora ci mentono?
Infatti, la teoria dei combustibili fossili è così zoppicante che anche i suoi sostenitori più striduli non sono in grado di mettere insieme la più debole delle prove a sostegno della loro posizione. In “La controversia sul petrolio abiotico” l’esponente di punta dell’origine abiotica (fossile), Richard Heinberg ammette che il suo caso è esposto a un continuo logorio.
“Forse un giorno ci sarà un accordo sul fatto che, almeno un po di petrolio, sia davvero abiotico. Forse ci sono davvero cinture di metano a 20 miglia sotto la superficie della Terra.”
Così scarse sono le prove a sostegno di Heinberg e degli altri teorici occidentali pro-combustibili fossili, che leggendo un suo articolo ‘The Evidence for Limitless Oil and Gas’ (Digital Journal), Bill Jencks rivela: “Ho cercato su Internet con Google Scholar, e non sembra esserci nessuna ‘prova assoluta’ o sostegno diretto dalle moderne ricerche sulla Teoria biogenica del petrolio e della formazione del gas. Questa teoria, in mancanza di una parola migliore, sembra essere molto ‘assunta’ da parte dei geologi in ogni ricerca geologica.”
Come me, Jencks ha trovato una montagna di prove a sostegno delle rivendicazioni russe. Dal Istituto congiunto di Fisica della Terra dell’Accademia delle Scienze Russa di Mosca, troviamo fonti incredibili, rivelate da una tesi di JF Kenney, che condanna la obsoleta “ipotesi anacronistica” del 18° secolo, secondo cui, in qualche modo, il petrolio si è evoluto (miracolosamente) da detriti biologici, e che pertanto è dall’abbondanza limitata.
Invece l’ipotesi dei combustibili fossili è stata sostituita, nel corso degli ultimi quaranta anni, dalla moderna teoria russo-ucraina delle origini del petrolio abiotico dalle profondità della Terra, che hanno stabilito che il petrolio è un materiale primordiale eruttato da grandi profondità. Kenney dice: “Perciò, l’abbondanza del petrolio è limitata solo dalla quantità dei suoi componenti, poiché furono inseriti nella Terra al momento della sua formazione, e la sua disponibilità dipende dallo sviluppo tecnologico e della competenza nelle esplorazioni“.
Nel duello scientifico diretto Teoria del Picco del Petrolio contro moderna teoria russo-ucraina, i russi vincono a man bassa. Ma rimane un anacronismo peculiare che non esista un organismo, statunitense o anglofono, che possa verificare o confutare la scienza russa.
Ma perché ancora ci mentono? Con riluttanza nel correggere questi difetti intellettuali, non c’è da meravigliarsi che ci sia una crescente insoddisfazione tra gli elettori e i pensatori anglofoni e dell’UE. Coloro che studiano con attenzione i fatti, ora concludono ragionevolmente, che al di là della media, è difficile affermare che non ci sia una crisi energetica, che il mondo ha abbondanza di petrolio a buon mercato rinnovabile e che un altro mito ambientalista deve essere abbattuto senza pietà.

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