Re: epidemia-diabete

Inviato da  ivan il 24/9/2008 15:40:57
L'articolo dice:

Citazione:


Arsenic, a common trace contaminant in well water, has been linked to type 2 diabetes

....

Johns Hopkins researchers found that the risk of diabetes for Americans with the highest inorganic arsenic loads in their urine is more than three times the risk for those with the lowest arsenic loads. The new finding buttresses previous research in animals that shows exposure to arsenic increases blood glucose and insulin levels. It's also consistent with studies from Taiwan, Bangladesh, and Mexico that link high levels of arsenic to diabetes. The new study examined inorganic arsenic exposure in a representative sample of Americans nationwide. (Organic arsenic, which is found in seafood, is not thought to pose a health risk.)




Quindi la correlazione tra l'esposizione all'arsenico inorganico (come quello generalmente presente quale contaminante nelle acque ) e la patologia (d. 2) è stata trovata ed è stata confermata.

E questo conferma ancora una volta la necessità vitale ed ineludibile della tutela delle risorse idriche.

Ma questi discorsi (l'ecologia, lo sviluppo sostenibile, etc) non trovano terreno fertile in questi sventurati lidi:

Citazione:


Misure Ue contro l'inquinamento : Ronchi: «L'Italia resti fuori Rischiamo di perdere competitività»

È andato fino a Bruxelles per convincerli. Il ministro per le Politiche europee Andrea Ronchi, è disperato. L’Unione Europea vuole inquinare meno, ma a noi italiani non ci passa nemmeno per la testa. Così, è partito nella sua assurda missione diplomatica, per convincere gli europarlamentari italiani a fare fronte comune e sperare che la Commissione Ue ci conceda un compromesso sul pacchetto “energia-cambiamenti climatici”.

La Commissione, infatti, in linea con gli obiettivi fissati dal Consiglio europeo, ha messo a punto una serie di proposte legislative per la riduzione dei gas-serra e l'aumento delle energie rinnovabili. Nulla di sconvolgente, si capisce, ma una saggia risposta all’emergenza che nessuno può più negare: l’obiettivo è quello di ridurre del 20 per cento le emissioni inquinanti, di portare al 20 per cento la quota di energie rinnovabili e di migliorare del 20 per cento l'efficienza energetica. Tutto questo entro il 2020, da cui il nome dell’accordo «20-20-20».

Ma a noi della salute nostra e della Terra, non ce ne importa, a noi sta a cuore «l'interesse nazionale». Ovvero, nell’accezione di Ronchi, lo stato dell’industria italiana. Siamo in crisi, e non possiamo permetterci di spendere soldi per tutelare l’ambiente. Per questo siamo gli unici die 27 paesi membri dell’Unione Europea ad aver chiesto una revisione dell’accordo. Certo, messi come siamo, raggiungere gli obiettivi europei per noi è una fatica, visto che, per intenderci la nostra quota di energia rinnovabile è al 5,2%.

Ronchi va a pietire di essere graziato perché con quei parametri rischiamo di perdere «competitività». L’Europa finora è stata intransigente, ma il ministro Ronchi ci prova comunque: il 3 ottobre sarà a Parigi, il 6 a Varsavia e Berlino, l’8 tornerà a Bruxelles insieme al presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia.



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