Re: la cura per il cancro ....e se fosse vero?

Inviato da  vulcan il 13/5/2006 15:18:17
Citazione:
Brasa / Le cure di chemio per il padre furono interrotte per volontà dei figli per passare ad una terapia del dolore, immagino molto meno costosa ma pagata interamente di tasca loro. Molto umano, direi, un sistema che non preveda di risparmiare ai malati terminali atroci sofferenze.….per finire, l'oncologo andò a far visita al padre a domicilio poche ore prima che morisse. Pretese la parcella di 250 euro (o erano 250mila lire ? non ricordo). Sempre molto umano.


l’assistenza al malato terminale.

La medicina palliativa sta divenendo in tutto il mondo una disciplina praticamente autonoma.
Essa ha come obiettivo l’assistenza al malato terminale per lo più per cancro assolvendo in questa fase alla eliminazione di tutti i disturbi compreso il dolore.

La terapia antidolore si avvale di supporti farmacologici strumentali e servizi finalizzati.
Anche un medico da solo, isolato da una città senza supporti e servizi è in grado nell’80 per cento dei casi circa di eliminare in modo costante il dolore dal malato terminale.

I farmaci utilizzati per il dolore costano “due lire” e non sono affatto costosi per il paziente che in quelle condizioni può attingere gratutitamente a tutta la farmacoterapia a disposizione.
Il servizio di assistenza domiciliare programmata (ADP) , di assistenza domiciliare integrata (ADI) coordinate dal medico generale ed il servizio di assistenza oncologica territoriale
( ospedalizzazione domiciliare) previsti e autorizzati su tutto il territorio Nazionale dal Piano sanitario Nazionale e posti in essere dai Piani sanitari regionali, consentono di affrontare adeguatamente questo aspetto del paziente terminale.
Questi servizi consentono la presenza del medico generale, di interventi infermieristici e di supporti specialistici qualora necessari.

I servizi sono tutti gratuiti compreso l’attività del medico generalista che agisce come coordinatore responsabile del paziente.
Questo “sforzo “ organizzativo sul territorio , contrastato al contrario da politiche ospedalocentriche si è reso necessario per il raggiungimento di due obiettivi paralleli:

1. riduzione della spesa sanitaria ospedaliera in un progetto di ridimensionamento e di nuovo studio del tipo di fabbisogno dell’ “utenza” in generale, che per lo più tende a concentrarsi all’interno degli ospedali per seguire pazienti che possono benissimo essere al contrario seguiti a domicilio.

2. Umanizzazione della medicina, considerato il fatto che un paziente anche terminale spesso per sua volontà e desiderio preferisce la sua abitazione piuttosto che un anonimo letto di ospedale. Quest’ultimo aspetto impone peraltro l’aquisizione di una nuova cultura soprattutto per i familiari del paziente terminale che spesso vedono l’ospedale come una soluzione tecnica al loro problema, mentre di fatto tale scelta rappresenta inconsciamente la liberazione da uno stato di ansia cui non sono in grado di far fronte.

I medici territoriali spingono affinché risorse economiche , professionale e servizi, vengano sottratte ad ospedali inutili in una politica ospedalocentrica e convogliate sul territorio in modo finalizzato.

Fatte queste precisazioni utili, non sono in grado di capire perché come indicato da Brasa il paziente si sia dovuto pagare la terapia e l’oncologo di tasca propria. Queste persone o sono cadute ingenuamente in un sonoro imbroglio oppure forse hanno preferito rivolgersi privatamente a qualcuno. (?)








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