Re: la cura per il cancro ....e se fosse vero?

Inviato da  vulcan il 18/5/2006 23:45:56
L'unità psicofisica ; la conciliazione degli “opposti”

La descrizione dei due poli estremi potrebbe indurre qualcuno a fare erroneamente una scelta di campo, ritenendo che una metodologia di approccio escluda l’altra.
Io sono del parere al contrario che l’una integri l’altra.
La prima si concentra prevalentemente sul meccanismo , la seconda tenta di dare un significato alla prima .

Bisogna anche infatti considerare il fatto che la malattia umana si muove in uno spettro di valori che anche da un punto di vista etiologico, inizia da una parte sul meccanicistico estremo e dall’altra finisce nell’intrapsichico estremo in un gradazione di valenze e di commistioni reciproche che rendono la malattia umana un coktail di elementi opposti e complementari, sostanzialmente difficili da scremare definire e differenziare, specie nelle parti meno lontane della tavolozza delle tonalità.

Anche il polo strettamente meccanicistico conserva il suo contenuto umanistico nel momento in cui l’atto strettamente tecnico è compiuto dall’essere umano che non dimentica ( non dovrebbe) di avere davanti un altro essere umano sofferente e con esso instaura (dovrebbe) uno stato di empatia e considera la sua malattia come potenziale frutto di un disequilibrio con l’universo che lo circonda o nel momento in cui l’elaborazione cognitiva della neocorteccia sente il vissuto emotivo nella malattia e la influenza sua volta!

Nello stesso modo il polo umanistico conserva nella comprensione della malattia una ricaduta inevitabile nel soma e nel biologico meccanicistico , aspetto questo di cui qualcuno operativamente si occuperà.

Per quanto mi riguarda anche se esiste inevitabilmente ed obbligatoriamente un’ottica meccanicistica, la medicina può operare solo ed esclusicamente muovendosi in un approccio all’essere umano che deve essere umanistico in senso lato.

La medicina scientifica finisce di essere medicina per l’uomo … non solo quando essa rinuncia alla comprensione del significato della malattia e dell’essere umano rispetto al suo universo, ma anche quando in un operare tecnico, essa sia solo “fine a se stessa” in una sorta di autocompiacimento.

In una medicina per l’uomo diviene essenziale la formulazione di una “scienza “ unitaria capace di armonizzare adeguatamente il polo meccanicistico con quello umanistico, evitando la tentazione di fughe centrifughe capaci solo di perpetuare all’infinito quella dicotomia di fondo tra soma e psiche che al contrario di esprimere posizioni opposte ed inconciliabili rappresenta invece fedelmente, due facce della stessa medaglia.

Dove si situi la medicina di Hamer rispetto a questa descrizione sommaria, potrò dirlo solo dopo aver studiato la concezione della sua medicina…

come promesso ad Asi…







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