Re: Le linee guida Usa: salutare la dieta vegetariana

Inviato da  Freeanimal il 6/8/2010 19:02:03
A Davide:
Ti avevo solo proposto gentilmente di accompagnarti, per qualche tratto di strada, in una specie di analisi di come sei (siamo) diventati specisti, ma dalle tue, per altro legittime, reazioni, mi pare di capire che non sei molto disponibile. Non vorrei salire sul predellino del professore, perché sicuramente tu avresti molte cose da insegnare a me, ma sullo specismo ti posso dare delle dritte, degli spunti di riflessione, perché è da una vita che ci ragiono sopra.
Per prima cosa, la scuola e le altre agenzie educative hanno reso specista anche me, calati come siamo, tutti quanti, in una cultura antropocentrica che ha radici nel giudaico-cristianesimo. Quello che sono venuto scoprendo circa il mio modo di ragionare specista, l’ho scoperto molto tempo dopo che ho abbandonato la scuola (come alunno) e, in seguito, se ho abbandonato la scuola (come insegnante elementare) è stato anche a causa del mio sentirmi diverso ed estraneo a un’agenzia che imbottisce i bambini con frasi del tipo: “La mucca ci dà il latte”.
Quest’ultima, è una frase che può essere presa a paradigma e fa il paio con una famosa trasmissione di quando eravamo piccoli, condotta da Angelo Lombardi, l’amico degli animali. Se oggi ci lamentiamo di Piero Angela, dovresti vedere come venivano presentati gli animali (in gabbia) dal Lombardi e dal suo fedele Andalù, africano, vestito fra l’altro con pelle maculata, da selvaggio. Non erano rare le frasi del genere: “Questo, cari telespettatori, è un bellissimo leopardo. Esso ci fornisce una splendida pelliccia”.
Ti rendi conto, Davide, di cosa ci passavano i teleschermi negli anni Cinquanta? E l’intera società era così: dominata dal concetto di superiorità assoluta dell’uomo sulle bestie. E mi stupisco che in cinquanta anni gli italiani siano riusciti a fare passi da gigante, per quanto concerne il nostro rapporto con gli animali. Credo che si debba ringraziare, in primis, Konrad Lorenz, ma anche il vento del nord che ci ha portato più vicini al resto d’Europa, senza escludere altri fattori che mi sarebbe troppo difficile analizzare. Che io abbia i miei condizionamenti mentali, è possibile, anzi certo, ma che non conosca abbastanza l’uomo ne dubito. Ne so abbastanza per sapere che l’uomo è il più feroce animale esistente sul pianeta, ma, contemporaneamente, è anche la specie che dimostra una bellezza e una possanza insuperabili. Siamo superiori per molti versi, agli animali, ma siamo inferiori per altri. E’ talmente ovvio…

Scrivesti:
“pretendi che l'uomo dia dei diritti agli animali, mentre loro, tra di loro, non se ne danno alcuno”.


E quale altro modo migliore di dimostrare la nostra superiorità intellettuale e morale, se non quello di prenderci cura di loro, trattandoli come nostri fratelli più piccoli? Don Lorenzo Milani, nella scuola di Barbiana, aveva attaccato uno striscione su cui c’era scritto: “I care”. Agli scolari che gli chiedevano il significato rispondeva che quello slogan, che in inglese significa “Mi prendo a cuore, me ne curo”, è il contrario di “Me ne frego”. Volendo significare che, se fregarsene degli altri è una modalità esistenziale fascista, occuparsi degli altri è al contrario una modalità esistenziale di Sinistra, che non significa necessariamente comunista. Infatti, gli unici fascisti che si prendono cura del prossimo sono i boy scouts che fanno attraversare la strada alle vecchiette (lo dico in tono semiserio), mentre le persone che si occupano degli altri sono di cultura cristiana come i missionari o laica come i dottori di Emergency. Stabilito questo punto fermo, sui cui non puoi non essere d’accordo, andiamo oltre. Come? Saltando oltre la barriera di specie ed entrando nell’ottica che, nostro prossimo meritevole di aiuto, siano anche gli animali, e non solo i nostri simili. Qui casca l’asino, perché se è già difficile, per l’uomo medio, considerare benevolmente i propri simili, figurati quanto lo è mostrare segni di benevolenza e compassione per i dissimili. Pertanto, se coloro che si mostrano ben disposti verso i propri simili sono una minoranza, rispetto alla grande maggioranza di persone che si fa i cavoli suoi, quelli che vedono il proprio prossimo anche nell’animale offeso e perseguitato, sono una minoranza ancora più infinitesimale. Stiamo parlando di un contesto occidentale, perché il modo di ragionare di un cinese o un africano è spontaneamente specista e basato sui rapporti di forza tra uomo e animale. Di modo che, tutti i miei ragionamenti saltano e non possono essere applicati. Rifletti su quante volte e con quante variazioni sul tema, le maestre ci hanno ripetuto che….la mucca ci dà il latte, perché è da lì che bisogna partire per comprendere cos’è lo specismo.
Alla prossima.


A Calvero:
Ciao!
Concordo con te quando dici: “Tu fai quarant'anni a mangiare SOLO prodotti animali, e fai quarant'anni con soltanto i prodotti della terra. Diciamo che il primo non arriva a quarant'anni”.

Ma aggiungo che la tua previsione, nei confronti dei carnivori puri, è anche troppo ottimistica. Un anno fa un ragazzo inglese che mangiava solo hamburger e patatine fritte, facendo disperare i genitori, è morto a 18 anni, nonostante i medici lo avessero avvisato che non era la dieta giusta e nonostante familiari e amici lo supplicassero di mangiare anche verdura e frutta. Lui ha proseguito imperterrito. Ha scelto di continuare così. Ha scelto di morire. Ed è morto. La cosa fu talmente inspiegabile e assurda che finì sulle cronache di tutti i giornali. Forse Sitchinite dirà che a far circolare la notizia sono stati i vegetariani…



Sono d’accordo (a parte il turpiloquio) anche quando dici così:
“Non me ne frega un cazzo se ne devo pagare gli scotti o rimetterci in salute”.


E ti riporto l’esempio di quella donna che, insieme agli altri sopravvissuti delle Ande, che per quaranta giorni mangiarono la carne cruda dei loro compagni di volo deceduti, fu l’unica a rifiutarsi di mangiare i brandelli di cadavere che le venivano offerti. Le sue convinzioni etiche, spiegò, glielo impedivano. Dopo una settimana di digiuno, complice le basse temperature del ghiacciaio su cui si trovavano, quella donna morì. Un esempio triste e ammirevole di rispetto per le proprie idee. Io, al suo posto, non ci sarei riuscito.

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