Re: Scuola: la difficoltà NON è una malattia

Inviato da  Maisha il 8/1/2011 14:25:08
Questo argomento mi fa molto soffrire.

Sono una ex insegnante di sostegno, attività che ritengo essere la cosa migliore che abbia mai fatto nella mia vita lavorativa. Sono stata in tutti gli ordini di scuola (e con ogni gravità di problema), dalle superiori all'asilo nido e non c'è una sola giornata che non ripeterei. Alle volte mi sembrava di non venirne a capo: ho pianto, ho passato notti d'inferno, mi sono disperata a tal punto da aver la sensazione di soffocare, solo per trovare le soluzioni adatte al mio allievo. Ma il fuoco mi viveva dentro, la voglia di fare sempre meglio, di ascoltare, di capire, di risolvere, di gioire, di venire abbracciata e baciata, di vedere dei progressi, di vedere crescere e maturare.
Però.
I dolori, i fallimenti, le sofferenze, i pianti a cui ho assistito non sono nulla a confronto del menefreghismo, dell'incompetenza, della presunzione della maggior parte delle insegnanti che ho conosciuto. E' questo che rovina la scuola, che la fa marcire: queste insegnanti vanno a "lavoro", sono completamente demotivate (e probabilmente non lo sono mai state dal principio), hanno le loro guide didattiche e, se qualche alunno si allontana un pò dallo standard scritto nei libri, cadono in confusione... non solo non hanno la voglia di provare a risolvere un problema ma non ne hanno neanche la competenza.
Io non voglio parlare con presunzione perchè mi è capitato più volte di non essere a conoscenza di qualcosa. La differenza è che sono andata ad informarmi, ho letto e comprato libri. Ho contattato professori e pedagogisti. La scuola per me è questo: evoluzione.

Le difficoltà non sono malattie ma possono diventare degli handicap, soprattutto sociali, se non vengono gestiti al meglio delle proprie capacità. Imparare a gestire le difficoltà lo si fa sì con il proprio talento e la propria vocazione ma anche con la cultura, la conoscenza e le competenze psico/pedagogiche.
Per citare alcuni esempi di orrori a cui ho assistito:
1) Una volta un'insegnante mi ha detto che i bambini non avrebbero appreso niente da me perchè avevo la cadenza sarda.
2) Una volta un'insegnante ha detto ai bambini che il serpente era un mammifero: la sua convinzione derivava dal fatto che, da piccola, la mamma le diceva che le vipere lasciano cadere i propri bambini (!) dai rami degli alberi. Li partoriscono così, secondo lei. Inoltre chiamava gli animali che depongono le uova, OVIFERI... sia mai ovipari.
3) Una volta un'insegnante ha detto ai bambini che Alghero era una provincia sarda.
4) Una volta un'insegnante ha detto ai bambini che il cerchio non aveva angoli ed, alla luce della mia perplessità, non si è convinta dell'esistenza dell'angolo giro.
5) Una volta un'insegnante mi ha detto di non aver mai sentito nominare il I° Maggio come festa dei lavoratori. Il giorno dopo, secondo lei dopo essersi documentata, mi ha detto che la festa dei lavoratori era il 2 Giugno. E' laureata.
Ora, alla luce di questi simpatici episodi, come si più pretendere che certe "insegnanti" siano in grado di cambiare la scuola, di INDIGNARSI, come dice Benitoche, di migliorare e di migliorarsi? Il problema è alla radice, nella scarsa selezione, nella scarsa preparazione anche universitaria.
Il professore di Pedagogia generale della mia università, alla prima lezione del corso di Scienze della Formazione Primaria (quindi specifico per la preparazione di insegnanti di scuole primarie e dell'infanzia), ha detto "L'esame sarà scritto" e, successivamente al brusio in aula, ha continuato "...non preoccupatevi, non terrò conto degli errori di grammatica: sapete che il 16% degli studenti universitari non è in grado di scrivere in italiano corretto?". Che vergogna.

Instupidire e intorpidire i bimbi è un risultato ma non credo sia l'obiettivo, quantomeno non delle insegnanti. I vertici, coloro che tirano i fili, si che lo vogliono perchè la massa deve mantenersi ignorante... e nella massa ci sono anche le insegnanti!
E le insegnanti che non vogliono restare ignoranti, che soffrono e che credono in quello che fanno, soccombono, come me, alla potenza di tutto ciò.

Sono felice che esistano insegnanti come questa che non restano indifferenti alle dinamiche di queste oscenità.

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