Re: Onnivori, esistono davvero o è un

Inviato da  Notturno il 17/11/2011 16:34:22
Citazione:

Tuttle ha scritto:

A parte gli scherzi...l'etica animale e/o ambientale ha profondamente a che fare con il razionalismo - perché deve tenere conto del complessissimo legame (solo apparentemente entropico) che esiste fra ogni organismo sul pianeta. Salvaguardarlo è una necessità molto più che razionalista. E' una virtù dell'uomo per salvaguardare anche se stesso.


quoto.

Il problema sta nel capire come abbinare la sostenibilità alla economicità e offrire l'accesso alle risorse anche ai meno abbienti.

Ma faccio notare che quella appena espressa non è un'etica animalista o ambientalista, ma è la massima espressione dell'utilitarismo, riferito all'IO-UOMO.

E' il classico discorso che suona come: "Salvaguardo il posto in cui vivo perché altrimenti ci rimetto io stesso".

Non ci sono etiche ambientaliste in questa logica.

Il che non vuol dire che sia sbagliata, anzi, è sin troppo ovviamente condivisibile!

La questione centrale, in questa materia è (imho) una: qual è la caratteristica che rende un essere vivente "titolare di diritti"?

Una volta stabilito questo, il resto viene da sé.

Alcuni casi sono lampanti: uno scimpanzé che usa il linguaggio dei segni per comunicare è così vicino a noi che risulta facile riconoscergli dignità e persino dei diritti (in senso tecnico, non in senso lato).

Ma quando scendi nella scala e passi dai delfini ai pesci, ai lombrichi e giù fino ai batteri, mica scorgi facilmente i singoli passaggi tra una specie più complessa e (diciamo) evoluta e l'altra.

Certo, quando ti ritrovi al cospetto di un microbo, te lo domandi se ha un diritto e quale cacchio di diritto possa avere!

E ancor più provocatoria appare la stessa domanda se la riferiamo ai vegetali.

Questo impasse è esattamente il frutto di una questione NON RISOLTA, che avevo posto dall'inizio: quale caratteristica deve avere un essere vivente per venire tutelato ed essere titolare di diritti?

E' chiaro ed evidente che in quest'ottica non ha rilevanza l'effetto negativo SULL'UOMO dei disastri ambientali che stiamo provocando.

Non perché io ne stia negando l'evidenza, ma perché se usiamo l'interesse dell'uomo alla tutela del suo habitat, continuiamo a far riferimento al NOSTRO interesse, al NOSTRO diritto e non a quelli dell'habitat e dei suoi elementi.

Molto spesso non guardiamo all'altro essere vivente in se stesso, ma in quanto "simile a noi" (e per questo facevo gli esempi sugli occhi tondi e grandi, ecc...), parlando di empatìa.

Cioé usiamo noi stessi come metro di misurazione del resto del mondo.

Il che può andare anche bene, in astratto, ma torno a domandarmi: "Che razza di etica animalista è mai questa?"

Se un animale va tutelato "in quanto tale" non deve essere riconosciuto in quanto "simile a noi" o "riferito a noi" o "utile a noi", ma in se stesso, per le sue caratteristiche specifiche, cui noi attribuiamo un valore da tutelare.

E io torno a domandare: qual è questo valore?

Quali sono le caratteristiche che danno a un animale la titolarità di un "diritto"?

E' facile dire "la natura va tutelata" o fare discorsi in cui la natura prende l'iniziale maiuscola, viene antropomorfizzata e personalizzata e diventa "la Natura", che subisce torti dall'essere umano e reagisce vendicandosi.

E' una visione poetica, se si vuole, anche infantile per alcuni versi, o persino mistica, in alcuni casi.

E rende evidenti certi meccanismi effettivamente esistenti.

Ma continuano a fare riferimento all'uomo.

E' così che intendiamo "risolvere" la questione?

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