Re: l'angolo della salute

Inviato da  ivan il 16/11/2013 11:04:56
Citazione:

gronda85 ha scritto:
....

perché uno è un artista e l' altro no?

la nostra salute ce la scegliamo ...


Magari potessimo per davvero sempre scegliere, le cose son sempre un po' piu' complicate del previsto.

Dicono qui:

link Le Scienze

Citazione:

A richiesta con «Le Scienze» di novembre di David Brooks

Harold ed Erica sono due persone di successo, hanno raggiunto ottimi risultati nelle rispettive vite professionali e in questo percorso trionfale si sono anche sposati. Sono partiti però da posizioni sociali ed economiche molto diverse, e nessuno dei due è un genio. Harold è stato il classico ragazzo bianco della classe media statunitense. Atletico ma non troppo, e con qualche lampo di idealismo, non è poi così ambizioso. Dopo gli studi universitari entra nel mondo del lavoro come consulente e alla fine arriva ad avere un ruolo come intellettuale di riferimento in un think-tank, uno di quei centri studi che travasano idee e strategie nella vita pubblica degli Stati Uniti.

Erica invece è per metà sino-americana e per l’altra metà messicana-americana. Nata e cresciuta in una famiglia povera, riesce a fondare una propria azienda e finisce per diventare una personalità importante nella vita politica degli Stati Uniti.

Entrambi sono personaggi immaginari, creati dalla mente del columnist del «New York Times» David Brooks per il suo libro L’animale sociale, allegato al numero di novembre di «Le Scienze» e in vendita in libreria per Codice Edizioni, in cui l’autore tenta di rispondere alla domanda: come sono riusciti Harold ed Erica ad arrivare tanto in alto, superando le peripezie che accompagnano ogni esistenza?

Non è un interrogativo di immediata soluzione, perché come spiega Brooks è innanzitutto necessario abbandonare il primato, presunto per lui, della razionalità e del quoziente intellettivo. Seguendo la vita dei suoi due personaggi nei vari capitoli, dall’infanzia alla vecchiaia, e con il conforto di studi di scienze cognitive, neuroscienze e psicologia, Brooks opera una piccola rivoluzione copernicana. Il successo sociale e privato dei suoi due protagonisti è dovuto principalmente alla parte inconscia della mente, quella che per lungo tempo è stata derubricata a componente primordiale che deve essere addomesticata per prendere decisioni assennate e quindi corrette. Al contrario, per Brooks «le componenti mentali inconsce costituiscono la porzione più estesa della mente, dove matura gran parte delle decisioni e dove hanno luogo molti dei più significativi atti del pensiero. Questi processi sommersi sono il semenzaio della realizzazione nella vita».

Sono l’istinto e la competenza non cognitiva che sbrigativamente e con un pizzico di banalità chiamiamo buon senso a dettare la nostra vita, molto più della mente razionale. Tanto per essere chiari, Brooks cita un dato: la mente umana può gestire in ogni momento 11 milioni di elementi di informazione. La stima più generosa è che al massimo un individuo possa essere cosciente di una quarantina di essi. La visione della razionalità padrona dovrebbe dunque essere rovesciata: è l’inconscio a fare tutto il lavoro, la coscienza potrebbe limitarsi a dare un senso a quello che l’inconscio fa di propria iniziativa.

Il territorio d’azione di queste competenze sottovalutate o addirittura dimenticate è quello dei legami invisibili tra gli individui, delle relazioni sociali che possono emergere da questi legami e che a loro volta danno vita a strutture di tipo diverso e con differenti ruoli, che siano politici, religiosi, economici o della cerchia stretta di amici. La socialità è uno dei tratti distintivi della nostra specie, ed è il regno della mente interiore, come la chiama Brooks in un singolare ossimoro semantico con l’esteriorità del risultato dell’opera di questa mente. La mente cosciente non è più al centro del comportamento umano, è bene farsene una ragione.

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