Re: Preferenze in Pittura,Scultura ed arti varie,perchè?

Inviato da  nike il 25/2/2007 6:09:12
Citazione:
Ciao Nike!
Mi potresti spiegare cosa voleva dire il tuo post con le immagini di vari Cezanne, Matisse, ; picasso ( ?) Dalì e altri?

Rispondi.


Aldilà del piacere di postare un po’ di “arte” giusto per farci l’occhio..se ben fatta comunica sempre qualcosa. Anche con salti di secoli.

Citazione:
Quale sarebbe la dissertazione su Warhol?

Parliamone, se vuoi.



Con Andy Warhol è finita un epoca artistica e ne è cominciata un’altra. L’arte non è più stata la stessa, nella pittura ovvio. I graffittisti hanno continuato una tradizione artistica a mio avviso, Andy Warhol invece è un fenomeno a sé.

Citazione:
Lo "shut up" era diretto al gran cumulo di inesattezze che vai dicendo.


Attendo ancora con ansia che tu mi dica che ne pensi dell’arte in generale , anche su Warhol se vuoi. Mi sembra invece che aspetti che gli altri postino per criticare, senza argomentare. L’hai fatto all’inizio e insisti a farlo.
Per altro se a me Andy Warhol non piace sono credo libera di dirlo o no?

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Se la Pop Art è un movimento per il quale il guadagno e il successo rivestono molta importanza, l'artista che più di ogni altro incarna questa definizione è Andy Warhol (1930-1987), il più celebre degli artisti pop, le cui opere sono tra le più convulse, violente e drammaticamente rispecchianti la condizione di frenetico coinvolgimento dell'uomo nel sistema; può essere preso come caso limite, ma emblematico dell'arte pop, essendo egli stesso divenuto uno dei miti della cultura americana, allo stesso livello delle sue immagini di Marylin Monroe, Jaqueline Kennedy, Elvis Presley.
[…]
Nel '60 Warhol, proveniente come molti artisti pop dalla grafica pubblicitaria e dalla cartellonistica, crea le prime opere basate sui comics (Dick Tracy, Superman, Braccio di Ferro) e sulla Coca-Cola. Da qui inizia a proporre serie di immagini analoghe di oggetti commerciali, eseguite anche con procedimenti meccanici, in una schematizzazione grafica spiccatamente pubblicitaria.
[…]
in quanto sostenuto da una mentalità che non soffre i disagi della civiltà tecnologica, come produttrice di alienazione. Egli si muove con un maggior cinismo operativo, sollevato dal peso dell'ideologia e spinto in tal senso dall'adesione ideale a un tipo di società opulenta e affluente.
[…]
b]" Il quadro per lui non è che "la riproduzione di un oggetto artistico fatto per essere riprodotto".[/b] Da questa premessa deriva l'utilizzo della serigrafia su tela, che, oltre naturalmente a permetterne la vendita in numerosi esemplari, spoglia l'immagine di ogni qualità sensoriale riducendola intenzionalmente ad un puro segno grafico, esasperando così ancor più la già fredda presentazione grafica delle sue immagini.

Del 62-64 sono le scatole di Campbell Soup che, con le figure dei miti hollywoodiani come Marilyn Monroe o Elvis Presley ancora del '62 e con le scatole Brillo del '64, determinano i suoi primi successi; anche i dipinti con le immagini dei dollari risalgono agli stessi anni.
"L' artista diventa colui che interviene specificamente nel campo dell'immagine, per produrre un paesaggio da un grado basso ad uno alto. Egli sottrae l'immagine dall'ambito del consumo di massa, per introdurla in ambito colto, quello dell'arte. (…..)
[…]
Tra le immagini dei media in seguito Warhol adotta quelle di incidenti stradali, la serie degli "Scontri", e di esecuzioni, la serie delle "Sedie elettriche", che realizza con giustapposizioni di fotogrammi uguali o di diversa intensità cromatica o luminosa, in modo da far perdere al racconto drammatico la forza d'urto iniziale attraverso la ripetizione seriale.
L'insieme degli elementi che entrano in gioco nelle sue opere, dalla scelta dei soggetti alla tecnica esecutiva, all'uso del particolare ripetuto, tende inoltre ad annullare qualsiasi distinzione tra figurativo e astratto, così come nell'ambito dei contenuti non appare mai un qualsiasi giudizio morale o politico, o ideologico la cui formulazione Warhol rimanda sempre come uno specchio alla coscienza dello spettatore. (…)

"Tutti si rassomigliano e agiscono allo stesso modo, ogni giorno che passa di più. Penso che tutti dovrebbero essere macchine. Penso che tutti dovrebbero amarsi. La pop art è amare le cose. Amare le cose vuol dire essere come una macchina perché si fa continuamente la stessa cosa. Io dipingo in questo modo perché voglio essere una macchina e sento che quando faccio una cosa e la faccio come se fossi una macchina ottengo il risultato che voglio."
Così dichiara Andy Warhol su Art News nel 1963. Lo standard viene assunto a livello antropologico: la cancellazione di ogni psicologia individuale e la celebrazione snobistica dell'inespressivo.

[…]Così l'artista adopera nell'arte l'idea del multiplo, dell'oggetto fatto in serie: l'individuo ripetuto in uomo di massa, in uomo moltiplicato, portato dal sistema in una condizione di esistenza stereotipata.
Al prodotto unico subentra l'opera ripetuta, la cui ripetizione comporta non più un'angoscia esistenziale ma il raggiungimento di uno stato di indifferenza che diventa l'ottica attraverso cui Warhol guarda il mondo. Infatti nei suoi quadri ogni intenzione di segretezza viene ribaltata in ostentazione, che è la premessa di quel consumo cui la civiltà americana non intende sfuggire.(...blablabla…)
[…]
l'esibizione come esibizionismo, quale ineluttabile cancellazione della profondità e riduzione ad uno splendente superficialismo. Lo spegnimento della profondità psicologica segna il punto di massima socialità nell'opera di Warhol.

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