Re: Anarchia

Inviato da  padma il 19/4/2006 14:18:22
Ho finito ora di leggere tutti i post, complimenti per la discussione. Sto procedendo un po' a rilento sul link iniziale di florizel, faq anarchica, che rilancio.

Quoto una frase di Pax innanzitutto

Per me l'egoismo è sì un'istinto basilare, ma decisamente infantile, legato all'assenza di responsabilità che è delegata ai genitori fin da principio. Crescendo, l'uomo comprende la necessità della convivenza e della collaborazione, senza le quali la sua sopravvivenza nell'ambiente sarebbe impossibile. L'uomo è arrivato dove è arrivato collaborando, non c'era altro mezzo data la sua intrinseca debolezza: niente artigli, niente ali, niente zanne, troppo debole e troppo lento per la maggior parte dei predatori e delle sue potenziali prede.


Partendo di qui espongo in qualche riga le mie idee:
proverei a dividere l'umanità in due categorie, coloro che, in seguito ad un percorso personale o ad un'inclinazione, si sono avvicinati ad un'ideale anarchico, secondo cui si può fare a meno del tutto del concetto di autorità (e sono una minoranza); l'altra fetta di popolazione è quella che ritiene che senza regole, deleghe ed autorità non si possa fare a meno.

Scusatemi il semplicismo.

La seconda categoria è molto più numerosa della prima, ed ovviamente non sono compartimenti stagni.

Qui viene il punto da cui dissento dalle idee di molti anarchici, ed anche dall'affermazione:
L’anarchismo ha soltanto bisogno di un momento di violenza per finire tutte le violenze: la rivoluzione., presa direttamente dal link sopra citato.

L'anarchia non può essere imposta dalla prima categoria alla seconda, violerebbe i suoi principi primi, anche nell'improbabile scenario in cui la prima classe di persone fosse molto più numerosa della seconda.

L'unica soluzione a mio avviso è che le persone che si riconoscono nella prima categoria si autoisolino ed autoorganizzino, creando una sorta di sistema parallelo. Mi riferisco anche a casi come alcuni sangha, ovvero comunità buddiste (e chi ha una conoscenza media di buddismo sa che nella sua visione originaria non c'è traccia di idolatria od autorità, ma solamente di aspirazione alla liberazione personale).

Sostengo questo (ovvero l'autoisolamento degli anarchici) in quanto ritengo che, pur avendo un'illimitata fiducia riguardo alla natura umana, molti appartenenti alla seconda categoria non possano essere "redenti", ovvero necessitino per la propria sopravvivenza di organizzazioni gerarchiche delle quali fare parte, nonché di un'autorità, sia essa umana o divina alla quale aspirare ed obbedire.
Questo sempre perché la scelta anarchica non può venire imposta, per sua stessa natura, ma è e resta una scelta proposta, ed autoconsapevole.

Non solo, la reale scelta anarchica è difficile, poiché passa attraverso un momento di rinuncia, ovvero rinuncia alla "comodità" di vivere in un sistema preconfezionato come questo, per buttarsi in una comunità anarchica autogestita che perlomeno in un primo momento di autoorganizzazione vacillerebbe in quanto a comodità. E' una scelta difficile ancor più perché il dividere lo spazio (fisico e psicologico) con l'altro sistema, quello chiamiamolo "classico", è più che mai difficile, data la fondamentale spinta di un sistema gerarchico ad espandersi e ad aggredire, nonché ad accaparrare.
La convivenza sarebbe così difficile, ma non impossibile.

Tornando alla realtà, voglio puntualizzare ancora perché la scelta del "voto", qui su LC ampiamente dibattuta, nello scenario attuale, possa essere giustificabile anche per chi crede in un ideale anarchico non rivoluzionario come me: proprio per la presa di coscienza del fatto che la gente che si riconosce in questo sistema è la fetta preponderante (ovvero la seconda categoria è molto più numerosa della prima), e non può venire cambiata se non in minima parte, la partecipazione al sistema "classico" col meccanismo del voto è solamente un'autodifesa, ovvero un proteggere il piccolo ecosistema individuale (che aspira ovviamente a quello comunitario) tendente alla liberazione di ogni principio di autorità.

Riassumendo la mia idea, mentre al futuro si potrebbe guardare ad una convivenza di un sistema di tipo 1 (classico) con un sistema o più sistemi di tipo 2 (comunità anarchiche), ci si trova in una realtà nella quale esiste solamente il sistema 1, e chi aspira ad un sistema 2 è costretto a "pararsi il culo" (scusatemi il francesismo) dalle ingerenze del sistema dominante ed onnipervasivo, conducendo un'esistenza volta a coltivare quel concetto di comunità che ha in mente, assieme a persone che come lei sostengono la non necessità di regole, deleghe ed autorità.
La mia prospettiva è inoltre formulata con un occhio alla spiritualità, ovviamente non coercitiva, in quanto una scelta di rinuncia è una scelta di non-attaccamento, di liberazione, nonché di ricerca, nel senso più alto del termine.


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