Re: Anarchia

Inviato da  Santaruina il 24/4/2006 17:27:22

Salud y libertad a tutti

riprendo da dove eravamo rimasti.

Ciao Nessuno

Non penso che in una società anarchica i mezzi di produzione siano "collettivizzati". Perlomeno non nel senso staliniano del termine. Esiste una differenza tra la proprietà "pubblica" e la "collettivizziazione". Sei un appassionato di storia e conosci bene il Medioevo, quindi potresti capirmi se ti dico che faccio riferimento alla proprietà collettiva dei "commons", o "beni comuni", distrutta dalle "enclosures" del periodo Cromwelliano. Sono quelli che, oggi, vanno sotto il nome di "usi civici" e che, pur costituendo un patrimonio immenso, sono ormai negletti e abbandonati, al punto che el comunità stesse non sono in grado di utilizzarli e di difenderli.

Il fatto è che i “beni comuni”, che citi a proposito, il patrimonio demaniale tuttora esistente, dal momento che antiche legislazioni medioevali non sono state mai abolite, era composto da “terreno libero”, boschi, prati, distese, di cui ognuno poteva usufruire, di tutti e di nessuno.

Ma si trattava di distese naturali, di un terreno creato a beneficio degli uomini da Dio, nell’ottica medioevale.
Nessuno aveva diritto esclusivo su di esso, ma tutti, specialmente i più miseri, ne potevano beneficiare.

Nel caso dei mezzi di produzioni abbiamo invece un lavoro umano che vi sta dietro, di tempo e risorse investite.
Colui o coloro che partecipano a questa costruzione ne saranno i legittimi “proprietari”
Non riesco ancora a capire come possa un qualsivoglia “ente” decretare l’esproprio, la “collettivizzazione” senza compiere un atto autoritario, incompatibile con l’ideale anarchico.
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Ciao Flo

Propongo di riflettere più dettagliatamente su “abolizione” ed “espropriazione”.
[...]
Nell’ideale anarchico,questi termini stanno ad indicare la sottrazione di un potere dalle mani di pochi e la ripresa dei mezzi di sussistenza nelle mani dei diretti interessati.


C’è ancora quella parola, sottrazione, che presuppone un’azione coordinata, con un qualche “organo” che la decide e che la porta a termine.


E' la proprietà privata che fa violenza a questa "diversità",nel momento in cui per esprimerla si deve passare attraverso una logica concorrenziale spietata che non permette a tutti di mettere in campo la propria creatività e specificità.
Anche qui,per collettivizzazione non si intende l’omologazione,ma solo opportunità identiche per tutti.
L’edificazione non è un concetto sbagliato di per sé,ma è distorto nel momento in cui prevede introiti di pochi a danno di molti.


Opportunità identiche per tutti credo sia un concetto non incompatibile con la proprietà privata, così come diverse qualità potranno rendere diversi frutti.
A me pare che tutto quello che impedisca lo svilupparsi di queste diverse opportunità sia una violenza, mentre la disparità che oggi osserviamo è da imputare a degli organi governativi espressione di pochi privilegiati che convogliano la ricchezza creata a proprio beneficio.
In assenza di un potere di tal genere non ne occorrerebbe uno preposto a “collettivizzare” e ad impedire “l’accumulo”, ma semplicemente ognuno raccoglierebbe i suoi frutti.

Penso.
Un abbraccio anche a te, Flo.
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Detto questo, ed essendo l’argomento vasto, credo che ci siano tre grandi possibilità di trattazione al suo interno.

1- L’anarchia come ideale utopico, come esercizio letterario di definizione di “società il più possibile perfetta”

2-Esempi storici, anche per brevi periodi, in cui una organizzazione anarchica ha trovato attuazione (es° in Grecia dopo la guerra di indipendenza e prima del rafforzamento del potere centrale)

3- Possibilità di raggiungere oggi, nel XXI secolo, una organizzazione che ricalchi gli ideali dell’anarchia, senza usare mezzi che all’anarchia sono estranei, quali poteri rivoluzionari, movimenti di massa guidati da leader carismatici, sovversioni violente popolari.

Il terzo punto è forse quello che ci interesserebbe da più vicino.

Blessed be

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