Re: Dell'amore.

Inviato da  Krya il 20/3/2006 17:02:15
Nessuno, Santa, forse eccedete entrambi.

I sentimenti non sono cose che si vedono ad occhio nudo, non credo all’amore (non abbiamo ancora una definizione decentemente accettata da tutti) senza un poco di gelosia, questo anche nel caso della madre con la figlia.

Un errore fatto credo sia non aver palesato, finora, il concetto di possesso.

L’amore è possesso….. assolutamente no dove c’è possesso non c’è libertà e quindi manca l’amore, ma è dura ammetterlo.

Quando tieni, ami, desideri, insomma quando qualcuno entra sottopelle e non ti scivola via, è naturale che tu voglia preservarlo, chiudere in qualcosa di tuo il bene che hai e che ricevi, è naturale che tu ne sia un po’, molto, poco, abbastanza “geloso”, è pacifico che avvenga, non credo che si possa pensare ad un bene assoluto, per cui l’io-me si annulla nell’altro solo perché il mio scopo è il bene dell’altro, sarebbe spaventoso, una difesa estrema ratio con cui uscire martirmente vincitore da una sicura perdita, se ami (amore ancora da definire) combatti e soffri magari perdi, ma non sei mai felice di riflesso, altrimenti era amore per l’idea dell’amore e non miscela anima/corpo, non voglio dire che non esista la rinuncia all’altro per il suo bene, ma questa è altra cosa, implica il concetto di sofferenza, suo o di altri che sono importanti per te.

Io amo le mie figlie, segno le pillole alla grande, seguo la piccola con i primi ragazzini, ma non ne sono poi così felice, nonostante tutto, e pur sapendo che è la vita che và avanti, accettare che un’estraneo abbia cittadinanza in un paese che porta il mio nome, mi crea disagi, poi gli do il foglio verde perché rende felice qualcuno che sarà sempre legato a me e che pensa ed ha diritti propri, ma solo per quello, non sono strano credo che in questo caso ci sia un’accoppiata gelosia/paura che muove il mio non razionale.

Se amo (parola usata ancora sconsideratamente) una donna, posso rinunciarci, ma mi danno e mi brucio nel farlo, non potrò mai dire che sono felice della sua felicità oltre me,o che io posso diventare un danno, ma al massimo prendo atto che vive meglio senza di me, e questo diventa solo momento consolatorio, ma non certamente momento di felicità, non si può essere Santi in ogni aspetto della nostra vita, ed anzi, credo che anche agli altri, alla fine, sia di fastidio l’eccesso di santità.

Continuo a dire che voto/non voto è più facile.

Riccardo

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