Re: Dell'amore.

Inviato da  nessuno il 22/3/2006 8:12:26
Non conosco il greco, né il tedesco. Perdonatemi, quindi, ma vi chiedo cortesemente una traduzione in una lingua neolatina...

Krya: citare, a volte, può servire a cercare di rendere, in un linguaggio diventato condiviso attraverso la trasmissione del sapere, esperienze, sensazioni e stati d'animo che sono - in partenza - strettamente personali. Per me, parlare dell'amore cotinua ad essere una cosa difficile. Mi pare di essere un cieco che tenti di descrivere i colori ad un altro cieco.

Sulla contrapposizione tra Eros e Agapì. Ho difficiltà a comprenderla. Per quel che ne capisco, Agapì è un concetto che affonda le sue radici in una visione religiosa del mondo. Mi sembra che sia comparso con il Cristianesimo e che, nella letteratura greca classica, fosse pochissimo utilizzato. Ora, io non ho una visione religiosa della vita e del mondo, e mi sembra che questa divisione sia forzata e artificiale.

Non mi piace molto, perché so quanto sia robusta la tendenza umana a trasformare le differenze in scale di valori, a tradurre l'espressione "diverso da" in "maggiore di", "minore di" "meglio di" ecc. E l'intera tradizione occidentale (quella dell'Europa Cristiana, per intenderci) non ha fatto altro che riproporre sotto forme molto diverse questa contrapposizione, trasformandola appunto in una scala di valori. Quindi, si al sesso, ma solo dentro il matrimonio. Sì all'amore, ma solo dentro la legge, sì al dono di sé, ma solo nell'abbraccio di una Chiesa, di un Corpo Mistico, e cose simili. Il risultato non mi pare esaltante, a dir la verità.

Quindi, sono d'accordo con Soleluna, quando rivendica l'importanza del corpo. Al punto che non so se lo si può considerare un semplice mezzo o strumento. Se amo, amo con me stesso. Col mio corpo, non solo con la mia mente. Per me l'incontro del corpo dell'altro è essenziale. Perché è attraverso quest'incontro che riesco a riconoscere me stesso, e a trasformare me stesso, a cambiarmi e a cambiare, a cambiare l'altro. La volontà o la mente, secondo me, c'entrano poco con questo processo. Il corpo ha un'intelligenza sua, fatta di carne e samgue, ormoni, sensazioni, piacere e dolore. Non la si sostituisce. O, quantomeno, io non ci riesco.

E l'altro, l'oggetto (che brutto termine, ma perdonatemi, non ne trovo un altro) del nostro amore chi è? Una persona? Una sola persona? Una sola persona alla volta? Molte altre? Insomma, noi viviamo dentro un mondo nel quale le relazioni d'amore sono (abitualmente) relazioni di coppia. Ma questo rappresenta un obbligo, una necessità o un'abitudine? Altre società hanno costruito modalità di relazione non basate sulla coppia. Passiamo dalla poligamia alla poliandrìa, alla coppia ufficiale con amanti da un lato e dall'altro, alla monogamia più stretta. Che conseguenze ha la costruzione dell'amore in queste arie forme sulla struttura sociale ed economica? E quanto influiscono queste ultime sul modo di vivere l'amore?

Come sempre, ho più domande che risposte. E spero di continuare a suscitarne

Buona vita

Guglielmo

Messaggio orinale: https://old.luogocomune.net/site/newbb/viewtopic.php?forum=52&topic_id=999&post_id=16237