Re: Dell'amore.

Inviato da  Krya il 26/3/2006 13:01:29
Forse è normale che finora sia tra pochi intimi, i motivi possono essere vari e molteplici, si parla di sentimenti per lanciare messaggi in bottiglia, per mettere le mani avanti, per ricordarsi di non commettere gli stessi errori, per far capire che, l’esperienza è una cosa da trasmettere, ma anche che basta una parola non capita per spostare, in questo campo, forze gravitazionali enormi, quindi c’è grande pudore e diffidenza a mettere nero su bianco i nostri nervi più scoperti.

Poi ognuno ci mette del suo, chi ne ragiona raccontandosi, chi si racconta per cercare di capire e chi capisce che il vivere quotidiano, spesso troppo spesso, si scontra con le idealità alte e nobile, descritte dai grandi o raccontate dai guitti, in questo siamo tutti grandi o miserabili, e non sempre in modo netto e separato, ognuno ha le sue storie ed i suoi futuri auspicabili.

E’ operazione giusta, secondo me, cercare di raccontarci , cercando di far capire agli altri che colori si vedono, perché non è possibile usare un linguaggio comune, le parole sono comuni, ma il linguaggio nel suo insieme non lo è, la mia scala del dolore, per fare un’esempio banale, spazia da tot a tot più uno, quella di altri è minore o maggiore, ma tutti usiamo la stessa parola, convinti del suo significato univoco, quindi sarebbe bello, cercare di superare la parola, lo scritto specifico, e iniziare a parlare anche, magari, per metafore, tipo “vasto come il cielo” o “cupo come un temporale”, forse, dico forse, aggiungendo immagini, condivisibili, faremmo sforzo di chiarezza, del resto la poesia la pittura hanno avuto questa funzione di trasmissione del sentimento, sono state e sono ricerca del superamento del linguaggio, considerato complemento all’essere ed al fare.

Ci manca la mimica, la trasmissione dello sguardo, per evitare il fraintendimento, l’errore banale, usando solo la parole, basta perderne una per capire un contrario e su questo crearci una realtà fattuale, è tutto dannatamente fragile, relazionarsi è dannatamente pericoloso, è facile diventare carnefici inconsapevoli, è un rischio da mettere in conto, credo meno alla vittima predestinata, all’agnello che si sacrifica e tutto sopporta, ovviamente parliamo di un rapporto condiviso e non prevaricato, però è facile rompere schemi che credi consolidati magari cementati dal quotidiano dalle abitudini che danno sicurezza, è facile scoprire che le certezze che ti hanno accompagnato una vita, erano carta velina e dell’acciaio avevano solo il colore.

Credo che per continuare questo post, dobbiamo cercare di partire dal nostro “IO” ma non fermarsi a questo, dobbiamo cercare di espanderci cercando integrazioni ed astrazioni, altrimenti corriamo il rischio di essere confessionali, strumentali ad un qualcosa per noi importante, ma difficilmente capibile da chi non conosce il nostro vissuto, è un’orrore dare per scontato, che il mio sentire le emozioni sia interessante per definizione, solo per averlo esternato, certo è importante ma diventa veramente prezioso, quando le mie gioie od i miei dolori diventano chiavi interpretative originali, per le porte di chi legge, perché questo facciamo, cerchiamo di comunicare con gli altri, e non scriviamo, penso, solo per il gusto di rileggerci.

Riccardo

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