Re: Palestina – Lo sterminio di Gaza - I bambini.

Inviato da  shm il 25/2/2010 16:56:35
Desidero fare una precisazione in merito a quanto scritto sopra in riferimento a:

"Perciò credo che la tattica della non-violenza sia inutile..."

Con ciò non intendo assolutamente dire che:
a) la tattica della non-violenza sia -sempre- inutile
b) l'unica alternativa percorribile alla tattica della non-violenza sia necessariamente la guerra

@ dino:

Il sionismo prevede l'annientamento e la deportazione, entro e dai propri territori, della popolazione araba.

Non più tardi di una settimana fa leggevo un articolo sul Jerusalem Post che richiamava attenzione riguardo al fatto che la popolazione araba in galilea era oltre il 25%.

Il dato non è casuale bensì allarmistico se non proprio del tutto terroristico perché si riconduce agli schemi demografici disposti e voluti da Ben Gurion per salvaguardare l'ebraicità all'interno dello Stato ebraico.

Cito da pag. 296 "La pulizia etnica della Palestina", capitolo 12 -La fortezza Israele-:

"Non può esservi uno Stato ebraico forte e stabile fino a quando la maggioranza ebraica sarà solo il 60%"
Diceva Ben Gurion nel '47

Riprende le stesse "allarmanti statistiche" Netanyahu, dicendo nel 2004(pag. 297):

"Se gli arabi sono il 40% della popolazione d'Israele, ciò significa la fine dello Stato ebraico"

...e anche:

"Ma anche il 20% rappresenta un problema. Se il rapporto con questo 20% diventa problematico, lo stato è autorizzato a usare misure estreme".

Il problema di Israele è demografico. l'esistenza di Gaza e l'ipocrita alleanza con l'Egitto che ora ha in cantiere un muro profondo oltre 10 metri per contenere le fughe di persone, sono funzionali all'esistenza stessa dello Stato ebraico che si deve mantenere costantemente sulla "difensiva" da una popolazione stremata dagli stenti che disperatamente sente di dover reagire già sapendo bene di non ottenere nulla.

cito da pag. 294, Arnon Soffer, professore di geografia all'Università di Haifa, Jerusalem Post, 10 maggio 2004:

"Perciò, se vogliamo restare vivi, dobbiamo uccidere, uccidere e uccidere. Tutto il giorno ogni giorno. Se non uccidiamo cessiamo di esistere. La separazione unilaterale non garantisce la "pace" - garantisce uno Stato ebraico-sionista con una schiacciante maggioranza di ebrei."

Ho portato queste citazioni per argomentare quanto ritenga la tattica della non-violenza fuori luogo, perché:
- Gaza in particolar modo, non è uno Stato autonomo: smettendo di "combattere" non ritorna certo alla vita normale, visto che si sta parlando di una prigione a cielo aperto
- La non-violenza dovrebbe implicare una forma di "pace", e la pace non è percorribile per Israele in quanto equivale a sinonimo di aumento demografico della popolazione araba e rischio di assimilazione per la popolazione ebraica.
- quand'anche la popolazione araba passasse ad una tattica di non-violenza, chi darebbe visibilità a questo passaggio? Chi porterebbe all'attenzione politica questo fatto? Chi sensibilizzerebbe Israele? Quale giornale darebbe notizia di questo evento?

Il problema d'Israele è, come lo era in Germania all'inizio del xx° secolo, l'assimilazione...

Se non ci fosse stato l'olocausto nazista la popolazione degli ebrei sarebbe scomparsa ai nostri giorni:

"Il demografo Felix Theilhaber riuscì a prevedere nel 1911 che, a causa della conversione, dei matrimoni misti e dei dissidenti, entro l'anno 2000, non sarebbero più rimasti ebrei in Germania: "L'ebreo moderno non sa più perchè dovrebbe rimanere ebreo"."
(Bryan Mark Rigg, "I soldati ebrei di Hitler", pag. 76)

In Israele il problema è sempre lo stesso, se aumenta la popolazione araba gli ebrei rischiano la totale assimilazione.

La non-violenza, implicherebbe primariamente l'attuazione del diritto al ritorno dei palestinesi sancito dall'ONU, ma mai rispettato e questo Israele non se lo può permettere.

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