Già all’inizio dell’anno sono usciti sulla stampa alcuni dettagli dell’operazione, quando ancora Fatah al-Islam era sconosciuto e nessun evento era stato segnalato a suo riguardo.
Si faceva dunque il nome di Fateh al-Islam e veniva indicato il nome dei due «ufficiali» a cui Hariri aveva affidato il comando del suo settore «sicurezza», entro cui veniva collocato Fateh al-Islami. Già allora si riferiva che il Fateh al-Islami-Hariri aveva reclutato un primo gruppo di 200 «palestinesi dissidenti» (in realtà appartenenti ai più diversi Paesi, reduci da tutti i più bassi servizi «islamisti» a servizio dei «liberatori» israelo-americani).
Poi, da due mesi circa, con i primi crimini di Fateh al-Islam, si è cercato di trascinarne l’immagine verso l’immancabile e ubiqua Al-Qaida, verso la Siria, verso l’Iran.
Peccato che fosse già documentata la filiazione Fatah al-Islam-Hariri.
Dunque Hariri-USA, ecc.
Yinon proponeva, scrisse Shahak, «un metodo di dominio fondato sulle ‘Haddad Forces’, o associazioni di villaggio: forze locali sotto il comando di leader completamente dissociati dalla popolazione, privi persino di strutture feudali o di partito (come hanno per esempio i falangisti).
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