Re: i 19 errori di ISRAELE

Inviato da  redna il 1/6/2010 20:37:50
Il Console italiano incontra i sei italiani sequestrati da Israele


SCRITTO IL 2010-06-01 IN NEWS


Finalmente è stato concesso al Console italiano a Gerusalemme d'incontrare i sei italiani che si trovano sequestrati (*) e imprigionati dalle autorità israeliane in un carcere nel deserto del sud.

I cinque uomini sono nella sezione maschile, mentre la donna, Angela Lano, direttrice di Infopal.it, si trova "in isolamento" nella sezione femminile, "particolarmente provata", secondo quando affermato dal console stesso.

Non è stata autorizzata loro nessuna comunicazione all'esterno, sebbene ne abbiano diritto in base alla legge internazionale.


Neppure è concesso loro disporre di un avvocato.


Rimane sconosciuto il capo d'imputazione.


(*) Si ricorda che le navi della Freedom Flotilla si trovavano in acque internazionali ed erano regolarmente registrate.


http://www.infopal.it/leggi.php?id=14797




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19:32 Frattini: "Italiani non sono voluti venir via"
Frattini: "I nostri connazionali non sono voluti andar via da Israele, hanno chiesto il processo di identificazione e noi abbiamo chiesto a Israele di lasciarli andar via comunque. Se non c'è identificazione questo è difficile; credo che nelle prossime ore comunque si concluderanno tutte queste procedure. Avrei voluto molto che i nostri connazionali avessero deciso, come moltissimi hanno fatto, di andarsene subito. Non hanno voluto, sono ancora lì"

19:27 Frattini: "Italiani non sono detenuti"
Non sono "detenuti" gli italiani bloccati nel corso del blitz israeliano. Lo ha assicurato al TG3 il ministro degli Esteri Franco Frattini, spiegando che gli italiani hanno chiesto "un processo di identificazione". Il titolare della Farnesina ha aggiunto che sono "in buone condizioni", secondo quanto riferito dal Console che li ha incontrati oggi. "La donna è un po' provata - ha detto - ma nessun problema"

19:11 Il marito di Angela Lano: "Perché non posso parlarle?"
"Perché non posso parlare con mia moglie Angela, rinchiusa in un carcere israeliano, isolata dagli altri pacifisti italiani, quando una giovane brasiliana rinchiusa nello stesso luogo, Iara Lee, 20 anni, ha potuto parlare con la sua famiglia e anche concedere un'intervista al più grande quotidiano brasiliano, il Folha?". A chiederselo, con un groppo in gola, è Fernando Lattarulo, marito di Angela Lano


la diretta di repubblica.....


EDIT

Gli attivisti a bordo delle navi: sparavano alla testa, non eravamo armati



ROMA (1° giugno) - A poco più di un giorno di distanza dall'attacco dei soldati di Israele alle due navi della "Freedom Flotilla", arrivano le prime testimonianze degli attivisti a bordo delle imbarcazioni assaltate.

Secondo la cineasta brasiliana Iara Lee, che era sulla Marmara, i soldati israeliani sono arrivati sparando, e invece di sparare per intimidire, miravano alla testa. In un'intervista al maggior quotidiano brasiliano,la Folha de Sao Paulo Lee, in una telefonata dal penitenziario di Beer Sheba, dove è rinchiusa con centinaia di altri attivisti, ha detto: «Gli israeliani hanno attaccato in modo indiscriminato. Ci aspettavamo che sparassero in aria, o alle gambe, per terrorizzare i membri della Freedom Flotilla, e invece ci siamo subito resi conto che sparavano per uccidere, ad altezza d'uomo, mirando alla testa».

Non erano armati gli attivisti a bordo delle navi della flottiglia. Lo assicura un cameraman della tv panaraba al Jazeera che si trovava a bordo dell'imbarcazione greca. Issam Zaatar, tornato stamani a Bruxelles dopo esser stato fermato dalle autorità israeliane, ha respinto le asserzioni di Israele secondo cui gli attivisti erano armati di bastoni, coltelli, biglie. Secondo Zaatar, invece, «gli organizzatori della flotta sono stati sempre molto vigili nell'assicurarsi che nessuno avesse con se armi, per evitare di provocare eventuali scontri con gli israeliani. Quando gli israeliani hanno assaltato la nave su cui eravamo a bordo, non hanno distinto tra giornalisti e attivisti e hanno usato fumogeni, bombe acustiche, ci hanno picchiato e presi a calci».

«La nave era piena di sangue». Così una donna turca, che viaggiava a bordo dela Marmara, ha descritto la sua esperienza appena tornata ad Istanbul da Israele su un volo della Turkish Airlines. Nilufer Cetin viaggiava con suo figlio di un anno e ha detto che «pur se avessi saputo tutto ciò che è accaduto, sarei andata ugualmente». Ed ha affermato che è pronta a ripartire a bordo di un'altra nave per portare aiuti ai palestinesi. «Con mio figlio siamo rimasti in cabina a giocare mentre fuori si sentivano gli spari... Ma non ho avuto paura. Non avevo bisogno di proteggere mio figlio. Tutti sapevano che c'era un bambino a bordo. L'ho protetto restando in cabina. Le tendine degli oblò erano chiuse e così non si vedeva quello che succedeva sul ponte. Si udivano solo gli spari e le voci. Poi io ho messo una maschera antigas e gli ho fatto indossare un giubbetto salvagente». Ma ha raccontato anche i momenti di orrore vissuti non appena uscita dalla cabina. «La nave era piena di sangue. Ho visto persone ferite, qualcuno in maniera leggera, alcuni più gravi. Ho visto in lontananza mio marito e mi è sembrato che stesse bene. Gli uomini dell'equipaggio non sono stati feriti perchè i soldati avevano bisogno di loro per portare la nave in porto. Mi hanno lasciata libera perchè avevo il bambino, ma hanno sequestrato tutti i nostri oggetti, compresi i telefoni cellulari e i computer portatili».

«Confesso, ho avuto momenti di paura. Credevo che non sarei uscita viva da quella nave». Così la parlamentare israeliana Hanin Zuabi, del partito nazionalista arabo Balad, racconta quello che ha vissuto. La notte di domenica era a bordo della Marmara. «Saranno state le 4 e mezzo quando abbiamo visto le luci delle imbarcazioni della marina israeliana. Io ne ho contate almeno 14, che si avvicinavano a grande velocità. In cielo c'era un elicottero, che ha anche sparato a scopo intimidatorio. Era evidente che la situazione era divenuta seria: qualcuno ha issato bandiera bianca». Durante il blitz dei militari, Hanin Zuabi si trovava al secondo piano della nave. Lei non ha visto alcun atto di violenza da parte dei passeggeri contro i militari israeliani. Secondo Zuabi l'esercito israeliano aveva preparato un attacco brutale per scoraggiare altre missioni umanitarie verso Gaza in futuro. «Io ho visto persone innocenti uccise dai soldati. Ho visto feriti gravi abbandonati per ore, senza soccorsi. Quando i militari israeliani uccidono, possono anche aspettarsi una reazione delle loro vittime», così la parlamentare ha spiegato il ferimento dei sette militari israeliani. Zuabi ha ammesso di aver visto solo una piccola parte degli eventi. Poi i soldati, dopo le perquisizioni, hanno costretto i passeggeri a restare chiusi nelle loro cabine. Per fare luce sull'accaduto, aggiunge, occorre una commissione di inchiesta internazionale. Israele dovrebbe pubblicare subito le immagini degli attivisti rimasti uccisi sulla Marmara e consentire alla stampa estera di intervistare le centinaia di attivisti arrestati. «Tutti confermeranno che a bordo non c'erano armi».

http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=29745&sez=HOME_NELMONDO&npl=&desc_sez=

e Gheddafi dichiara che la colpa è....

17:27 Gheddafi accusa Usa per "atroce crimine israeliano"
"La responsabilità per questo atroce crimine non è degli israeliani ma degli americani" ha scritto Muammar Gheddafi in una lettera inviata a Barack Obama e diffusa dall'agenzia ufficiale "Jana", commentando il raid israeliano. "Le forze che hanno ucciso decine di sostenitori della pace, civili disarmati, non lo avrebbero fatto senza l'appoggio della Sesta flotta della marina militare americana", ha aggiunto il colonnello

.... e adesso???

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