Re: i 19 errori di ISRAELE

Inviato da  florizel il 25/6/2010 10:26:01
La visita di Fini in israele e nei Territori OCCUPATI pone la ciliegina sulla torta: "Chi ha rapito Shalit non è combattente ma terrorista".


Certo, gli abusi sessuali sui minori palestinesi, invece, sono indice di vera democrazia e di grande civiltà.

"Ogni anno Israele arresta in media 700 minori palestinesi e li processa nelle corti militari. La maggior parte dei ragazzi arrestati subisce intimidazioni, violenze fisiche, maltrattamenti, sia prima che durante l’interrogatorio. L’accusa, nella quasi totalità dei casi, è di avere lanciato pietre.

Su 100 testimonianze raccolte da minori tra i 12 e i 16 anni arrestati l’anno scorso, la ong Defense For Children International (DCI) ha scoperto che il 69% sono stati picchiati, bendati e ammanettati e l’81% costretti a firmare confessioni forzate. Sempre nel 2009, DCI ha presentato al Comitato contro la Tortura delle Nazioni Unite, un rapporto di oltre 150 pagine.

Solo questo mese sono emersi nuovi cinquanta nuovi casi di maltrattamenti e torture su minori palestinesi da parte di soldati e polizia israeliana. Nulla di nuovo. Da anni organizzazioni internazionali, israeliane e palestinesi denunciano gli abusi e i maltrattamenti su minori palestinesi da parte dell’esercito e delle autorità di occupazione: il verdetto è sempre lo stesso, l’uso del maltrattamento è non solo diffuso ma letteralmente istituzionalizzato.

DCI ha raccolto un’infinità di testimonianze, di ragazzini presi a calci, picchiati, imbavagliati, tenuti a sedere in posizioni scomode, bendati, minacciati anche di morte. Una routine che si ripete.
Le confessioni estorte illegalmente vengono poi usate come prove nelle corti militari. Il nuovo dato sconvolgente che emerge però è il crescente numero delle molestie sessuali e delle minacce a sfondo sessuale.

Da gennaio 2009 ad aprile 2010, DCI ha raccolto e presentato all’ONU 14 casi di minori tra i 13 e i 16 anni che hanno denunciato di aver subito molestie sessuali, durante l’interrogatorio e la detenzione."


Bambini palestinesi torturati dagli israeliani.

"Israele ha difeso strenuamente la propria politica inquisitoria in prigioni e centri di detenzione, definendoli uno strumento necessario contro la guerra al terrore.
Nel 1987, secondo la Commissione d’inchiesta israeliana Landau, lo Stato ha stabilito che “un moderato grado di pressioni, come le pressioni fisiche, allo scopo di ottenere informazioni cruciali, è inevitabile in determinate circostanze”.

“Lo Stato di Israele ha aderito alla Convenzione internazionale contro la tortura”, ha detto Abuqtaish. “Nei suoi rapporti alla commissione, Israele dice sempre che il suo uso di ‘moderate pressioni fisiche’ è conforme agli obblighi del trattato; tuttavia, inutile dirlo, ‘moderate pressioni fisiche’ significa chiaramente tortura”.

Il sistema carcerario israeliano non fornisce ai minori palestinesi nessuna consulenza legale, e nega loro quasi tutti i diritti, secondo alcuni avvocati coinvolti.
L’avvocato svedese Arne Malmgren ha lavorato come osservatore legale nei tribunali militari israeliani durante i processi a diversi minori palestinesi.

“Il sistema dei tribunali israeliani non assomiglia a nessun altro sistema al mondo”, ha detto Malmgren all’IPS. “Il personale militare israeliano, il giudice, l’accusa, l’interprete - sono tutti in uniforme militare. E poi ci sono tantissimi soldati armati all’interno dell’aula”. “I più piccoli entrano in aula ammanettati e incatenati; possono esserci fino a sette bambini nello stesso momento in tribunale.
Un avvocato lo ha definito un vero e proprio mercato del bestiame. Il processo è più che altro un patteggiamento - prima del procedimento, accusa e difesa hanno già concordato la sentenza, e si limitano a chiedere il consenso del giudice, che quasi sempre ottengono”.

”Non ci sono testimoni, niente. E la cosa peggiore è ciò che accade ai bambini e alle bambine prima che entrino in aula, cioè quando li interrogano per fargli firmare confessioni su fatti che potrebbero anche non aver commesso”.

Mentre proseguono i negoziati tra palestinesi e israeliani per un possibile accordo di scambio di prigionieri che prevede il rilascio di tutte le donne e i bambini palestinesi in cambio di un soldato israeliano catturato dai gruppi palestinesi a Gaza lo scorso giugno, molti palestinesi, tra cui Mohammed Mahsiri, sperano di veder tornare a casa i loro cari, parenti e amici. ”Quando sono stato rilasciato, è stato il più bel giorno della mia vita”, ha raccontato Mahsiri all’IPS. “Venivamo picchiati tutti i giorni. Il cibo era cattivissimo. Era la cosa peggiore. Nessun bambino dovrebbe mai provarlo”.


Sarebbe davvero interessante provare a fare richiesta formale AI MEDIA SERVI DEI SERVI di riportare questo tipo di notizie con la stessa solerzia con cui leccano il culo ad israele.

Mi prudono le mani.

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