Re: Darwin e l'evoluzionismo. Il dibattito è ancora aperto.

Inviato da  Santaruina il 27/6/2006 21:10:25

Personalmente credo che se proprio vogliamo fare una teoria sull’origine dell’uomo e della vita in generale dovremmo inizialmente studiare quelli che sono i dati che abbiamo a disposizione.

Nel nostro caso, sappiamo che esistono specie che da milioni di anni non sono cambiate di una virgola, come gli squali, specie che esistevano e sono scomparse, specie che paiono comparire dal nulla.
Quello su cui ci possiamo basare sono i resti fossili in qualche modo giunti fino a noi.
Per quanto riguarda l’uomo, tutta la classificazione in abilis, erectus, pimpantis, sapiens, bergamascus, ecc., si basa su resti che si potrebbero disporre su di un tavolo da cucina.

In più, molte di queste ossa appartengono chiaramente a scimmie, come scimmia era la famosa Lucy, classificata come nostra progenitrice.
Per la datazione di queste ossa ci si basa sugli strati geologici in cui vengono ritrovati.
Se un osso viene trovato in uno strato geologico risalente a 2 milioni di anni fa, si deduce che quel osso abbia 2 milioni di anni.

Da ciò possiamo dedurre che esistevano uomini identici a noi già 8 milioni di anni fa, essendo state trovate ossa umane in strati di quell’epoca.
La paleontologia ufficiale ritiene però che queste ossa siano scivolate in quegli strati in un secondo momento.
Questo perché secondo la teoria di Darwin a quell’epoca l’uomo non esisteva.

Abbiamo quindi un esempio emblematico di come funzioni la paleontologia contemporanea:
uno scienziato ottocentesco formula una teoria, ammettendo onestamente che non vi sono prove che la sostengano, ma dicendosi fiducioso del fatto che negli anni a venire queste prove verranno trovate.
Negli anni a venire queste prove non vengono ritrovate, al contrario se ne trovano altre che smentiscono categoricamente la vecchia teoria ottocentesca.
Ma queste prove non vengono prese in considerazione perché in contrasto con la vecchia teoria, passata nel frattempo grazie ad un attento lavoro di marketing, tutt’altro che disinteressato, al rango di verità scientifica che non può essere messa in discussione.

In altre parole, dogma.

La situazione è quindi paradossale: una teoria fallace viene considerata al livello di verità inconfutabile, chi l’accetta fa carriera nel mondo accademico e continua a sostenerla, chi la mette in dubbio viene emarginato.

Questa situazione viene egregiamente presentata da Cremo nel suo Archeologia Proibita, in cui fa un resoconto di tutte le scoperte, fatte spesso da archeologi professionisti che mettono in gioco la loro carriera, accantonate perché non in linea con il dogma darwiniano.
Centinaia e centinaia.

Altra questione, le specie intermedie.
Non esistono, non sono mai state trovate, tanto che gli stessi darwinisti hanno dovuto prenderne atto.
Ma invece di riconoscere la fallacia della teoria di Darwin, i darwinisti hanno escogitato una scappatoia ancora più fantasiosa, la teoria dei salti.

Ovvero, le mutazioni genetiche non avvengono per cambiamenti minimi e ripetuti, ma per cambiamenti repentini, risposte a mutate condizioni ambientali.
A mio parere teoria ancora più bislacca, che equivarrebbe a dire che un giorno una iguana partorisce un piccolo con le ali funzionanti capace di volare, e questo trasmette la sua qualità al figlio, dando così origine agli uccelli.

Assurdo oltre che impossibile, dal momento che si è anche scoperto che il DNA è in grado di autoriparare tutti i mutamenti che casualmente avvengono nel momento della sua trasmissione.
La mutazione del DNA è l’errore della natura, sterile, che la natura stessa pensa ad eliminare.
Quindi mutazioni del DNA non si possono trasmettere.

Eppure siamo ancora qui a parlare di evoluzione delle specie.
La vera questione è che se il mondo scientifico ammettesse di aver preso una cantonata tanto grande, dovrebbe rivedere gran parte delle sue convinzioni.

Negli ultimi anni però qualcosa si sta muovendo, a partire dal mondo della biologia, che avendo occasione di studiare in maniera approfondita il funzionamento della trasmissione del DNA ha cominciato a mettere in crisi i baroni eredi del dogma ottocentesco.

Oltre a Sermonti un altro esponente della corrente antievoluzionista è il celebre biologo Lima de Faria.
Il darwinismo sta finalmente per essere accantonato, anche se ci vorrà ancora qualche decennio.

Quindi, basandoci solamente sui dati scientifici in nostro possesso, siamo in grado di escludere la macroevoluzione, ovvero la mutazione genetica capace di dare alla vita specie nel tempo del tutto differenti alle proprie progenitrici.
Sappiamo che le specie appaiono già belle e formate, ma per capire da dove originino, dovremmo abbandonare il campo scientifico per avventurarci in un altro.
La scienza si limita a dirci che Darwin aveva torto.

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Forse, un giorno, il nostro tempo sarà chiamato era darwiniana, così come noi parliamo dell'era newtoniana di due secoli fa. L'evoluzione, l'evoluzione, questa semplice idea che non si ritiene più necessario esaminare, copre come una tenda tutte le età che conducono dal primitivismo alla civiltà. Gradualmente, ci viene detto, un passo dopo l'altro, gli uomini produssero le arti e i mestieri, fecero questo e quello, finché non emersero alla luce della storia. Questi soporiferi gradualmente e un passo dopo l'altro, ripetuti senza tregua, mirano a nascondere un'ignoranza a un tempo vasta e sorprendente. [...] Forse gli storici dei secoli futuri ci dichiareranno tutti pazzi per non aver scoperto subito e confutato con la necessaria energia questa incredibile cantonata
(Giorgio de Santillana)

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Blessed be

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