Re: Darwin e l'evoluzionismo. Il dibattito è ancora aperto.

Inviato da  Farvatus il 1/7/2006 13:43:19
Ho lungamente seguito e discusso attorno a Dio e al Darwinismo, ed è particolare notare come questi due discorsi non abbiano mai potuto fare a meno di intrecciarsi. Ci sono delle domande che ho, che sono profonde, che percorono il corso del fiume della vita al contrario ovvero che vanno dalla foce alla sorgente dell'essere.
questa mia "postata" potrebbe stare tranquillamente sia qui che sul thread su Dio, perchè in effetti la mie sono domande filosofiche e stanno a cavallo tra i due filoni di discussione. E qui affermo quello che va detto, ovvero che la filosofia trascende le tematiche scientifiche, ovvero io non ho niente contro il NeoDarwinismo, trovo che il Creazionismo faccia parte di un ingenuo delirio religioso venato di fanatismo, che nasca dalla paura invero infondata, che la scienza possa da sola rispondere ad ogni domanda.
Sull'inteligence design, che per certi versi è una posizione mediana, non so esattamente cosa dire, perchè io credo che nessuno possa esattamente descrivere cosa il vocabolo inteligente voglia esatamente significare..
Il neodarwinismo funziona, come funziona qualsiasi gioco, ovvero è valido finchè si resta all'interno del campo, all'interno delle regole, il problema cominciano a sorgere nel momento in cui cominciamo a chiederci cosa il gioco sia, pretendendo di uscire dal campo d'esperienza, per determinare dal "di fuori" la verità. Questo è un problema squisitamente godeliano, il teorema di incompletezza ha messo senza possibilità di appello in crisi le pretese di conoscenza assolute che la scienza poteva accampare. Io sono nel mondo, lo scienziato è nel mondo e non può in alcun modo uscire da esso, pensare di farlo, conduce oltre la scienza e ci riporta di conseguenza sui sentieri metafisica.
Persino la fisica Teorica quando ipotizza, che alla fine una Teoria del Tutto sia conquistabile, deve per forza ammettere che essa comunque non sarà in alcun modo in grado di fornirci l'esatto senso della nostra esistenza, così come il guardarsi ad uno specchio può si rimandarci la nostra esatta immagine speculare, ma non ci dà il suo significato. Il mistero su ciò che siamo resta confinato ad ognuno di noi.
La scienza non potrà mai in alcun modo spiegare il fenomeno che fonda ogni esperienza, ovvero la coscienza, questo mio esserci, non fa parte dei suoi compiti, essa può portarci alla soglie del mistero dei misteri, ma non può svelarlo. Chiunque sostenga il contrario, non solo si illude, ma viola un semplice principio di ragione. Questo inelluttbile limite, riapre alla possibilità dell'esperienza filosofica e religiosa. Questa possibilità non è una certezza, è un biglietto che uno si trova in mano per un viaggio, che se intrapreso con coraggio, da qualche parte potrebbe alla fine anche condurre.
Dalla coscienza da quel contentitore che sempre deve essere riempito di qualche cosa, noi non possiamo uscire, il mio occhio fisico sarà un esempio di complessità irriducibile o meno, evolutosi o meno in fondo non conta molto, perchè resta pur sempre una percezione che io ho del mio corpo, la coscienza, il mio senso di essere precede, trascende e fonda anche questo. Esiste un solo modo efficace per uscire dalla coscienza, peccato che usciti dall'essere non potremo porre più alcuna domanda.
Posso tranquillamente accettare, di essere evoluto da un antenato comune alle scimmie, posso accettare di essere figlio ed erede di un processo evolutivo che a condotto dalla materia inanimata alla vita ipercomplessa. Posso accettare di essere anche un figlio del mero caso. Ma è proprio perchè posso accettare e cogliere tutto questo, che sono già oltre tutto questo. Io so di esistere, so di essere un piccolo pezzo di universo, ma per quanto misero io sia, ho in me una scintilla che illumina tutto e contiene tutto. L'universo ora sa che esiste perchè ci sono io a guardarlo e testimoniarlo.

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