Re: Darwin e l

Inviato da  mangog il 13/2/2007 14:31:49
x clorofilla

cercando sul forum ho trovato questo

aggiungo una mia nota personale..

non dobbiamo pensare che per avere una precisa idea sull origine della vita e dell uomo bisogna per forza di cose essere laureati o brillanti scienziati.. con dialettica e retorica.. spesso inutile e noiosa.. fine a se stessa..
e che pertanto tutti gli altri debbano essere esclusi.

nella nostra cara vecchia bibbia..( anche se non tutto e moderno.. ma pensiamo che e vecchia di 4.000 anni.. fatti per l uomo di allora come per l uomo di adesso..) ci sono molte cose che fanno pensare.. e sono accessibile a chiunque...anche agli scienziati.




Re: LE DUE CATTEDRALI
Grazie a Mozilla (una scimmia moderna), adesso anche Carlo Rubbia può parlare. Gli ho telefonato chiedendogli di esprimere un parere personale sulla questione delle due cattedrali, sui rapporti tra scienza e credo.. lui ha risposto cosi! Vale la pena di leggere..non è certo l'ultimo arrivato! (...ambasciator non porta pena) ................... L'INIZIO DEL TEMPO E DELLO SPAZIO Uno dei risultati più importanti della ricerca astronomica degli ultimi cinquant’anni è l’evidenza, oggi assolutamente conclusiva, dell’esistenza di un inizio dello spazio e del tempo, il cosiddetto big bang, avvenuto circa 15 miliardi di anni fa. Né spazio né tempo avevano un significato per tempi precedenti a questo momento. Esiste quindi un momento preciso a partire dal quale l’universo è stato creato. Nulla esisteva prima di esso. La creazione dell’Universo tutto intero e nella sua integrità avvenne in un brevissimo istante, in un tempo incredibilmente breve: materia ed energia, a partire da una struttura informe, crearono successivamente complesse ed immense strutture, galassie, stelle, pianeti e molti altri oggetti straordinari, in una progressiva evoluzione, alfine di arrivare a tutta la straordinaria ricchezza dell’universo di oggi. La scoperta del big-bang e della continua espansione dell’universo a partire da esso fu il faticoso risultato di un difficile progresso nella comprensione dell’universo, con molti dubbi e diverse ipotesi alternative, oggi scomparse, e fu reso possibile dalla rigorosa teoria della Relatività Generale, grazie alla quale oggi possiamo interpretare, con precisi termini matematici, il movimento e l’evoluzione della materia e dell’energia. La scienza moderna non può quindi non riconoscere la straordinariamente precisa ed obbiettiva osservazione sperimentale di una creazione iniziale dell’universo. L’uomo di scienza non può non associare queste osservazioni alla lettura delle Sacre Scritture e più precisamente ai primi versi della Genesi, delle Origini del Mondo e dell’Umanità, in cui si dice, ancorché con spirito poetico, ma incredibilmente preciso, “Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu”. La luce emessa al momento del big-bang fu assolutamente straordinaria. E in particolare la luce sotto forma di onde elettromagnetiche, liberata dalla materia appena da essa separata, riempì lo spazio cosmico, viaggiando inalterata fino ad oggi: questa luce straordinaria è oggi direttamente osservabile sotto forma di onde radio, la loro frequenza essendo enormemente dilatata dalla successiva espansione dell’universo. Osservando con potenti rivelatori questa luce, straordinariamente uniforme in tutte le direzioni, possiamo ad esempio ricostruire all’indietro l’immagine tracciata in partenza e “vedere” l’immagine iniziale dell’universo al tempo della creazione. Scopriamo allora che esso aveva allora le dimensioni di una piccolissima e intensissima sfera straordinariamente uniforme, ma con vibrazioni coerenti dovute al moto dell’ordine di alcune parti per diecimila. Lo studio di queste vibrazioni ha un’importanza straordinaria per determinare il valore della massa totale dell’universo, presumibilmente costante dalla creazione. Con alta precisione, oggi vediamo che il cosmo è straordinariamente unico, caratterizzato dal valore singolare .0 =1. La natura dell’universo non è dunque casuale, essa è il risultato di un evento unico e straordinario, possibile unicamente per questo unico valore, tra le svariate scelte a priori possibili. Riguardando indietro nel tempo, grazie ad osservazioni astronomiche possiamo raggiungere tempi fino a dell’ordine di 300.000 anni dopo il big bang. Per tempi più brevi le osservazioni dirette sono impossibili in quanto materia e radiazione (luce) non sono ancora sufficientemente distinte. Tuttavia grazie all’estrema uniformitàdell’universo di allora è possibile studiare oggi nel laboratorio materia con densità di energia ben più grande e quindi studiare anche i tempi cosmici anteriori a tale data. Grazie a potentissimi anelli di collisione tra fasci di altissima energia, il più grande di essi arrivando a ben 30 chilometri di circonferenza (il CERN di Ginevra) è possibile ripetere nel laboratorio le fasi iniziali dell’evoluzione della materia cosmica, con tutta un serie di straordinari fenomeni che ci permettono di esplorare le condizioni dell’Universo fino a qualche miliardesimo di secondo dopo il big-bang. Anche a questi incredibili istanti, il cosmo si comporta come un evento di già compiuto. La creazione iniziale, è già un fatto compiuto ben prima di tali istanti così vicini all’inizio del tempo e dello spazio. L’uomo di scienza non può non sentirsi umile, commosso ed affascinato di fronte a questo immenso atto creativo, così perfetto e così immenso e generato nella sua integralità in tempi così brevi dall’ inizio dello spazio e del tempo. Nei primi istanti, il cosmo fu di una straordinaria semplicità. Esso era costituito da un insieme di tre famiglie ordinate, ciascuna con quattro particelle elementari, concepite come puntiformi, due “quark” e due “leptoni”. Una importante scoperta degli ultimi anni al CERN di Ginevra è quella che il massimo numero di famiglie elementari del cosmo è costituito esattamente da tre repliche. Di esse, due sono apprezzabilmente presenti solo per brevissimi istanti, e dopo alcuni milionesimi di secondo l’insieme della materia cosmica si riduce solamente a due “quark”,chiamati “up” e “down” e due leptoni, l’elettrone e il neutrino. La profonda ragione dell’esistenza e del ruolo delle altre due famiglie per ora ci sfugge. Espandendosi, il cosmo si raffredda e le particelle ordinarie, quelle di cui noi ancora oggi siamo fatti, e cioè protoni e neutroni incominciano ad apparire dalla condensazione dei “quark” dopo 10 secondi. A circa tre minuti dall’inizio dell’universo, quando la temperatura è ancora dell’ordine di un miliardo di gradi, si creano, attraverso la cosiddetta nucleo-sintesi, i principali elementi (idrogeno, elio, litio ecc.) di cui è costituito l’universo primordiale. Non è possibile continuare oggi a descrivere le fasi successive di questa immensa trasformazione nel cosmo, a partire dalla creazione fino al giorno d’oggi. Tuttavia va sottolineato come l’universo si evolve in maniera unitaria e coerente, come se fosse un unico tutto. Ricordiamo a questo proposito le parole della Genesi dove si descrive “Dio pose le costellazioni nel firmamento del cielo per illuminare la terra e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa buona.” Una delle più importanti conquiste della scienza moderna è quella che la fisica è regolata da precise leggi o forze e conseguentemente il comportamento della materia è invariante nello spazio e nel tempo. Ciò è facilmente comprensibile se si pensa che oggi sappiamo che le leggi fondamentali della fisica sono state per così dire inscritte nelle proprietà “geometriche” dello spazio, ancorché vuoto e quindi prescindono dalla materia fisica in esso eventualmente contenuta. La materia che costituisce l’Universo quindi si esprime per così all’interno di strette regole definite a priori, che pre-esistono e determinano la sua evoluzione. In particolare le forze che reggono il comportamento e l’evoluzione della materia sono universali nel tempo e nello spazio. Lo sono quindi egualmente le proprietà della materia. Ad esempio un protone prodotto dal big-bang, circa 15 miliardi di anni or sono, è esattamente indistinguibile da un protone “fresco” prodotto artificialmente come avviene oggi, ad esempio, al CERN con un acceleratore di particelle. Le righe di emissione luminosa di una stella infinitamente lontana, una volta corrette per gli effetti dovuti alle velocità relative, appaiono assolutamente identiche a quelle prodotte dal Sole o in laboratorio, ecc. La materia vivente e l’uomo La definizione di vita, che copre l’immensa piramide dagli organismi unicellulari fino all’uomo, è oggi basata sulla presenza del DNA, che permette le due funzioni fondamentali della materia cosiddetta “vivente” che sono (1) la capacità a riprodursi e (2) l’evoluzione della specie, attraverso mutazioni. Alla base di essa, la separazione non è del tutto evidente. Ad esempio un cristallo si può moltiplicare in tanti altri cristalli, ma non evolve; i prioni, la causa del morbo della mucca folle, sono proteine ma non posseggono il DNA. Va anzitutto sfatata subito un’ impressione, e cioè il fatto che essendo senza dubbio la Terra solamente un pianeta su tanti possibili in cui condizioni idonee per la vita si sono realizzate, la probabilità di un tale evento sia necessariamente elevata: in realtà questo ragionamento non è valido. Anche se questo fosse un fenomeno unico nell’universo, per definizione esso è avvenuto sulla nostra terra: noi siamo “la vita” e quindi il fatto che si realizzi su terra non ci dice nulla sulla probabilità che essa si sia sviluppata anche altrove. Bisogna tuttavia osservare che il nostro sistema solare ha circa 4.3 miliardi di anni e che la prima forma di vita si sviluppò su terra circa 2 miliardi di anni fa, quasi immediatamente non appena le condizioni fisiche divennero accettabili. Per circa i miliardo di anni la terra fu coperta da micro-organismi che, a partire dal CO2, crearono l’ossigeno, inesistente nella formazione planetaria iniziale e premessa necessaria per le forme più avanzate di vita, che incominciarono ad acquisire impulso a partire da circa i miliardo di anni or sono. Alfine di elucidare scientificamente il meccanismo dell’inizio della vita su terra, a Chicago negli anni 60 si cercò di riprodurre in laboratorio le condizioni dell’atmosfera terrestre due miliardi di armi fa con scariche elettriche ripetute, alfine di simulare i frequenti temporali dell’epoca, in una provetta di vetro riempita di gas e vapore acqueo. Si notò la formazione di molecole chimiche organiche complesse, come quelle necessarie, ma non sufficienti, per la creazione della vita. Da qui l’ipotesi che tali prodotti potrebbero essere precipitati nelle profondità dei caldi mari di allora, dove, in qualche modo avrebbe avuto origine la prima vita. Questa ipotesi oggi è in disuso per svariati motivi: ci è resi conto che un laboratorio assolutamente gigantesco per la formazione ditali prodotti organici di partenza è in funzione da miliardi di anni nello spazio galattico, a cui partecipano un numero e-norme di minutissime particelle di polvere che pervadono lo spazio. Si noti ad esempio che il centro della nostra galassia non è da noi otticamente visibile, a causa dell’enorme nuvola di polvere che lo offusca. Si pensa che anche i pianeti e alcuni dei satelliti del nostro sistema solare siano stati formati dalla condensazione di materiale, inizialmente sotto forma di polveri spaziali. Tali minutissimi grani di polvere, di dimensioni micrometriche, sono sede di continue collisioni con varie molecole, gassose e non, con la conseguente formazione, casuale e per urti ripetuti, di oggetti chimici più complessi. Sono così visibili nella nostra galassia importanti quantità di prodotti organici, tra i più noti su terra, come ad esempio il benzene, l’alcool etilico, ecc. E’ interessante ricordare come essi siano stati osservati. Tutte le molecole hanno una vera e propria “firma” o impronta, delle righe caratteristiche di assorbimento delle onde radiofrequenza, dovute a fenomeni molecolari di risonanza. Guardando con radio-telescopi segnali continui in frequenza provenienti dallo spazio lontano, si osservano sovrapposti a tale spettro, altrimenti continuo, rimarchevoli righe di assorbimento dovuto alla presenza di un’enorme numero di composti chimici organici anche molto complessi. Si è anche dimostrato che tali granelli di polvere e più generalmente delle micro meteoriti potrebbero facilmente rientrare senza troppi danni attraverso l’atmosfera della terra, nonostante il forte attrito e il loro conseguente riscaldamento. Quindi, resi coscienti dell’immensità dell’officina chimica in funzione nello spazio, non è sorprendente che oggi il mondo scientifico, nella sua stragrande maggioranza, sia dell’opinione che lo spazio cosmico sia stato determinante nella formazione iniziale della vita su terra. Va ricordato che nelle sue forme più elementari, tuttavia capaci di riprodursi, la vita abbisogna di un numero relativamente limitato, da alcune decine ad alcune centinaia di migliaia di atomi. Va inoltre ricordato che grazie alla presenza della forte affinità chimica, questo non è puramente una roulette, in quanto elementi più complessi (proteine) sono costruibili a partire da componenti, da “mattoni più semplici, già precostituiti. Stime qualitative in cui si tiene conto da una parte della frequenza di collisioni nelle polveri galattiche e dall’altra della complessità dell’oggetto da realizzare, ci danno una probabilità accettabile per un tale evento in tempi cosmici. In altre parole, essa sembra un’ipotesi dotata di buon senso, e francamente, difficile da scartare. Il numero di cellule viventi oggi su terra, dotate individualmente di DNA è straordinariamente elevato, un 5 seguito da ben 30 zeri. Il DNA è caratterizzato, essendo una spirale, da due alternative, analoghe a quella di una vite, e cioè rotante in senso destro-giro o levo-giro, corrispondente a opposte “chiralità”. Le leggi della chimica e della biologia sono invarianti rispetto alla trasformazione speculare destra-sinistra, che cambia la chiralità. Ad esempio la molecola di zucchero esiste nelle due forme destro-giro e levo-giro, perfettamente speculari tra di loro e altrettanto “dolci”! Tuttavia, il DNA nella riproduzione conserva la chiralità: quindi ad esempio una cellula con il DNA destro-giro si riprodurrà solamente in cellule con DNA destro-giri. Tutto il DNA oggi conosciuto su terra, è esclusivamente destro-giro. Ma secondo quanto sopra, anche un ipotetico DNA levo-giro sarebbe perfettamente funzionante, e quindi, se generato, capace di riprodursi. Evidentemente se tutta la vita su terra fosse iniziata a partire da un singolo DNA, la scelta destro-giro o levo-giro farebbe parte del caso e quindi non ci sarebbe problema. Se si tira una sola volta una moneta o è testa o è croce! Se invece la vita fosse iniziata da diversi ceppi indipendenti, nel caso che fosse avvenuta molte volte e indipendentemente, ci si aspetterebbe di trovare oggi cellule dotate di ambedue le chiralità, e cioè sia levo-gire che destro-gire, il che evidentemente non è il caso. Se si tira molte volta la moneta, qualche volta si ha croce, altre testa! Questo rimarchevole identità di tutti i DNA deporrebbe in favore di un unico “padre” dell’insieme della vita su terra e della conseguente relativa rarità dell’evento, in quanto, durante due miliardi di anni durante quali un inizio della vita è stato possibile su terra, c’è stata apparentemente che una sola “partenza”, a meno che ulteriori “ceppi” non siano stati totalmente eliminati dall’evoluzione biologica più avanzata del primo ceppo, peraltro difficile a credere. In ogni caso, l’evoluzione della specie a partire dal primo organismo unicellulare alle complessità della vita che ne è seguita, è certamente l’elemento più determinante nelle forme specifiche di vita oggi su terra. Tale straordinaria evoluzione è stata a sua volta fortemente influenzata dalle condizioni specifiche al nostro pianeta. Ad esempio le transizioni tra grandi periodi geologici, caratterizzati da forme profondamente diverse di vita, come ad esempio il Giurassico, il Cambriano ecc. sembrano essere state determinate da eventi meteoritici catastrofici. La fine dei dinosauri e il passaggio ai mammiferi fu un passo evolutivo importante, per cui fu determinante il cambiamento climatico, probabilmente conseguente all’impatto di meteorite sulla penisola dello Yucatan e del conseguente temporaneo periodo di oscurità e di freddo durato alcuni anni con conseguente estinzione delle specie meno preparate a subire questo straordinario shock climatico, che apparentemente eliminò tutte le specie di dimensioni più grandi di alcuni centimetri e specialmente quelle al momento più evolute e quindi più fragili. È quindi evidente che su di un altro ipotetico pianeta, pur assumendo una simile “partenza” probabilistica, è completamente improbabile che la forma di vita risultante sia, per così dire, la copia-carbone di quella su terra. Tutto ciò depone a favore a due fatti importanti: (1) che l’evoluzione della vita segue una linea precisa a partire molto probabilmente da un unico e singolo fatto iniziale, il primo DNA da cui ha conseguita tutta l’evoluzione delle specie animali e vegetali .(2) Che la specificità dell’evoluzione, motivata da tutta una serie di eventi esterni, fa sì che essa abbia una grandissima specificità che rende probabilmente unica la vita su terra, come noi la intendiamo. Oggi sappiamo che l’uomo rappresenta uno degli ultimi anelli della vita. Ciononostante la struttura dettagliata del DNA umano è solo leggermente diversa da quella degli altri esseri viventi. E’ questa una differenza morfologicamente piccola in sé, ma enormemente diversa per quanto riguarda le sue conseguenze. L’uomo è quindi strutturalmente fondamentalmente diverso dalle altre specie animali conosciute. Ha caratteristiche che lo contraddistinguono profondamente e in maniera unica. Carlo Rubbia ......................... [ Modificato da vulcan Attivo 5/6/2005 21:24


chi pensa che l uomo sia soltanto una casualita nell oceano della vita.. e' solamente in malafede.. oppure si erge paladino di un altra crociata.

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