Re: Fornello per combustione senza ossigeno

Inviato da  ivan il 3/2/2010 22:02:52
Avanzo delle perplessità apprezando purtuttavia la nobiltà dell'intento.

In primis ci andrei cauto con l'affermazione che i residui carboniosi siano "bio" e che tout courts possano essere smaltiti sic et simpliciter quali fertilizzanti.

Il carbonio ha la spiacevole caratteristica di formare la grafite quando gioca con il calore; ma i fogli di grafite che così si formano si spezzettano subito creando una classe di composti detti idrocarburi policiclici aromatici che a loro volta si divertono ad interferire con i complessi sistemi della biologia dei viventi andandosi a ficcare giusto giusto tra le pieghe di dna, rna e proteine combinando così casini vari.

Lo stesso meccanismo della combustione, poi, porta a nozze i pezzi fenolici della lignina con lo il buon partito noto come ione "cloruro" ( cioè il comune sale da cucina, ubiquitario), dalla negazione dei composti fenolici della lignina e dello ione cloruro, con un pò di rame- ubiquitario anch'esso- quale testimone di nozze , nasce la diossina, la quale non avendo tanta voglia di svolazzare e di incontrare la per lei fatale radiazione ultravioletta per via del fatto che è obesa , rimane adesa alle particelle di cenere e carbone.

Se la particelle di carbone e cenere aventi in grembo la diossina, finiscono nell'ambiente, nell'atto di negare se stessi nelle braccia dell'entropia si liberano del loro scomodo fardello passandolo ai batteri, ai miceti, e agli orgnismi viventi del suolo.

Alla diossina una volta libera, così come a tanti umani, piace far carriera e inizia a scalare la catena alimentare: passa dal batterio al verme, alla pianta, al mammifero e infine ai sapiens.

Certo, idrocarburi policiclici aromatici e diossine si formano pure nel fumo di sigaretta, figurasi poi nel barbecue, quindi nulla di nuovo sotto il sole, ma non vedo perchè quei residui carboniosi dovrebbero essere piu' bio della cenere del barbecue domestico.

Purtuttavia la cenere derivante dalla combutione di biomasse può andare quale fertilizzante - per recuperare così il potassio e gli altri preziosi elementi della fertilità - , ma appunto, dev'essere cenere, non residuo carbonioso e non deve covare in sè quantità apprezzabili di diossina.

E ammesso che il residuo sia cenere, non è che la medesima sia un toccasana per il suolo, anzi.

Il problema della cenere è in essa il protone è fuggito via per i cieli in compagnia dell'ossigeno e se di protoni c'è ne sono pochi in giro, bè si crea un ambiente alcalino cosa che precipita gli elementi della fertiltà in uno stato di scarsa mobilità e disponibilità.

E così, all'immenso digestore che è il suolo, la cenere innalza il pH e man mano che il pH sale i batteri muoiono, le radici si ustionano e seccano, gli elementi della fertilità diventano insolubili, l'ammoniaca fugge via e il suolo diventa alla fine sterile.

Insomma , un bel casino.

Tan'è vero che gli antichi romani con cavolo che mettevano la cenere sic et simpliciter suol suolo agrario: prima la mescolavano il letame, che è una massa acida in fermentazione, e poi spandevano il fertilizzante così ottenuto sul suolo agrario.

Poi c'è un aspetto che non è chiaro, forse ho capito male, nel qual caso chiedo venia.
Si parla che nel sistema entra azoto, ma si fa capire che entra solo azoto .
Se così fosse, non è chiaro come fanno a far entare selettivamente solo l'azoto : l'azoto sta in buona compagnia con l'ossigeno e gli altri gas dell'aria, figurarsi se si sogna di lasciarli senza un motivo serio tipo un setaccio molecolare, un impianto di frazionamento d'aria liquida o una batterio con la fissazione dell'azoto quale mania esistenziale.

Ma non finisce qui, la molecola dell'azoto è fatta di due atomi che litigano sempre tra di loro: "quest'elettrone è mio!", "no, non è vero , l'avevo prima io", "piantatela che chiamo Werner Karl e vediamo di chi era per davvero l'elettrone.

E si sa tra i due litiganti il terzo gode. E se il terzo è l'ossigeno, che ha due elettroni da maritare prima che gli diventino vecchi e che non conosce l'idrolitina del cavaliere, bè il guaio è fatto: azoto e ossigeno per via del calore negano se stessi formando così gli ossidi di azoto, belli rossi e birichini .

Gli ossidi d'azoto , come tutti i monelli, se vanno in giro a osservare le meraviglie del creato ma anche a fare marachelle: se incontrano, ad esempio, il pirene o un altro idrocarburo aromatico scacciano via un protone e gli piazzano un nitro, giusto per incattivirlo un pò di piu' quanto rimane incastrato tar el pieghe di un cromosoma.

Insomma, la combustione di biomasse è sempre una cosa non indolore, per quanto raffinata essa possa essere.

L'ironia è a tutt'oggi, nel 2010, ci tocca inseguire l'energia del sole sottraendola con le buone con le cattive alla biomasse, che con infinita pazienza la sottraggono agli sfuggenti fotoni del sole .

Non so, nel 2010 ci si aspetterebbe che vendessero dei pellets di antimateria, che con un grammo ci cucini per dieci anni, fai centomila chilometri e ti avanza pure.

Nel 2010 a vedere mille e uno modi diversi di bruciare biomasse per spremere un pò di energia, non so, mi vien da piangere.

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