Anche per quanto riguarda la storia del teletrasporto quantistico, la zuppa è sempre quella: il tizio A che vuole teletrasportare l'informazione al tizio B, deve comunque comunicare l'esito della sua misura (comunicazione che non può essere istantanea) a B affinché questo possa "duplicare" lo stato quantistico.
"La materia e l'energia non possono essere teletrasportate", spiega Nicolas Gisin, direttore dell'Unità di Ottica dell'Università di Ginevra, "ma possiamo teletrasportare l'identità quantistica di una particella, ovvero la sua struttura intima."
Data una particella al punto di partenza, è possibile trasferire la sua "identità", cioè l'informazione relativa alle sue caratteristiche fisiche, fino al punto di arrivo e creare lì un suo perfetto duplicato, modificando le caratteristiche di una seconda particella, già disponibile all'arrivo.
Per trasmettere a distanza l'identità di una particella, i fisici si servono dei fotoni gemelli: con una tecnica chiamata "entanglement" è possibile produrre una coppia di fotoni, le particelle elementari della luce, che risultano legati tra loro. Anche se si trovano a grande distanza l'uno dall'altro, tutto quello che viene fatto ad un fotone accade simultaneamente al suo gemello.
I due gemelli vengono utilizzati come "terminali" per la trasmissione.
La particella che si vuole duplicare a distanza viene posta a contatto con uno di loro, mentre uno strumento registra una serie di parametri relativi al loro incontro.
Il contatto con la particella produce delle modifiche nello stato del fotone, modifiche che compaiono istantaneamente nel suo gemello.
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