Re: Il rifiuto della comunità.

Inviato da  mc il 4/12/2007 13:29:32
L'Oracolo ha parlato.
Rivalutiamo prima e dopo i pasti le parole del maestro, mi raccomando.
E attenti a leggere bene "la sintassi, individuare il soggetto, il verbo, il predicato, la loro concatenazione... quelle cose

lì" : Parola di Prealbe.


Citazione:
ciò che vado postando meglio di come stai facendo

e
Citazione:
io potrei anche indicarti per filo e per segno dove hai interpretato fischi per fiaschi

E non dimenticate il Verbo:
Prealbe non sbaglia mai.
Prealbe non fraintende le parole altrui.
Prealbe capisce ogni sfumatura e legge tra le righe dei commenti come nessuno riesce a fare.
Prealbe decide quali articoli siano o meno significativi e quali descrivano al meglio la realta'.
Prealbe sa chi e' "congruente" e chi no.
Prealbe sa.

Parola di Prealbe.



.....



Dalla lettera di San mc ai TipiniFini:
Un uomo scontento della sua vita solitaria un giorno decise che doveva ritornare alla comunita'. Nonostante l'insoddisfazione lo motivasse moltissimo, molto presto si ritrovo' a fare i conti con il proprio passato di fatto di isolamento, di cinismo, di confusione culturale.
Un passato di amicizie perse e un presente di amicizie da perdere solo per poter confermare le proprie scelte isolazioniste della gioventu'.
I propri fallimenti interpersonali del passato usati come alibi per quelli a venire del futuro.
Vedeva tutto cio' che non avrebbe voluto vedere e che c'era, senza soffermarsi e approfondire cio' che avrebbe voluto ci fosse e che c'era!

Bastava cercarlo e volerlo.
E nell'eventualita' non vi fosse stato sarebbe bastato inventarlo.

Ma vista l'evidenza delle difficolta' del prendere atto delle molteplici sfumature della stessa realta', mai sempre e solo negativa, si ritrovo' ad un bivio : da una parte continuare nella propria visione negativa del mondo oppure cercare di cambiare punto di vista.
Naturalmente propese per il primo sentiero, ma decise di farlo con eleganza.
Ambire ad un cambiamento globale, di una intera societa', per dimostrare che anche il proprio cambiamento e' impossibile.
Nulla di piu' falso.
Cio' che non e' possibile cambiare a livello comunitario e' possibile (SEMPRE) cambiarlo individualmente. Soprattutto quando si parla dell'ambizione dei propri ideali e delle propria coscienza.

Da quel giorno perse ogni speranza di ritornare alla comunita' perche' con questo espediente riusci' non solo a convincere se stesso che quello che affermava fosse irreversibile, ma ne convinse anche quelli che avevano avuto la sfortunata idea di ascoltare i suoi lamenti di moribondo ... dentro.

Non gli restava che scrivere da "Libero" queste improbabili letture per i suoi lettori morti dentro come lui e piu' passavano gli anni e piu' moriva dentro e piu' si trascinava gli altri con se' nel proprio incubo, la finta ricerca di una nuova speranza a cui non avrebbe mai voluto aggrapparsi, pena aver buttato la propria vita.


( Sull'Aristocrazia e sulla mediocrità quotidiana.

Vorrei essere un talebano, avere valori fortissimi che santificano il sacrificio della vita, propria e altrui. Vorrei essere, per lo stesso motivo, un kamikaze islamico. Vorrei essere un afgano, un iracheno, un ceceno che si batte per la libertà del proprio Paese dall’occupante, arrogante e stupido. Avrei voluto essere un bolscevico, un fascista, un nazista che credeva in quello che faceva. O un ebreo che, nel lager, lottava con tutte le sue forze interiori per rimanere un uomo. Vorrei far parte dei “boat people” che vengono ad approdare e spesso a morire sulle nostre coste. Perché sono spinti almeno da una speranza.
Vorrei essere e vorrei essere stato tutto, tranne quello che sono e sono stato per 60 anni e passa: un uomo che ha vissuto nella democrazia italiana. Senza la possibilità di emozioni collettive, di valori forti. Di un vero atto di coraggio, trascinando l’esistenza in mezzo alle viltà, agli opportunismi, ai trasformismi, alle meschinerie, ai cinismi, ai sofismi, in una società che ha perso ogni dignità, ogni codice di lealtà e onore, spietata e feroce senza essere virile, con gli occhi sempre pronti a riempirsi di lacrime ma che ha dimenticato la misericordia.
Si parla molto, di questi tempi, di «crisi della politica». Ma non è questo. Non è questo. È la disperazione di vivere in una società senza grandezza, dove gli obiettivi sono cambiare l’automobile, comprare l’ultimo cellulare, tenere lucida la casa, trovare la «propria regolarità» con “Activia” e dove le donne hanno perso il loro fiore più falso e più bello che un tempo si chiamava pudore. Una mediocrità quotidiana fatta di pin, di cin, di carte di credito, di bancomat, in cui domina la figura dell’imprenditore, cioè del mercante, che in tutte le culture e in tutti in tempi, prima dell’avvento della Modernità e della Democrazia, era posto all’ultimo gradino della scala sociale, sotto quello degli schiavi, perché gli uomini, finché son rimasti tali, hanno sempre considerato il massimo del disonore scambiare per guadagno.
Il tutto scandito dal rumore di fondo, incessante, inesorabile, della tv e delle sue voci: dei Bongiorno, dei Baudo, dei Bonolis, delle Ventura, dei Chiambretti, dei Costanzo, dei Vespa, dei Santoro, dei Ferrara, dei Mentana, dei Gabibbo, dei buffoni, dei paraculi e delle troie. Una società del fracasso che non conosce più i valori del silenzio e del controllo di sé e applaude anche ai suoi morti.
Quando avverto in me e fuori di me, in un mondo ormai più virtuale che reale, questi vuoti abissali, sono colto da vertigine. E vorrei essere un talebano, un kamikaze, un afgano, un “boat people”, un affamato del Darfur, un ebreo torturato dai suoi aguzzini, un bolscevico, un fascista, un nazista. Perché più dell’orrore mi fa orrore il nulla.

Massimo Fini

Uscito su "Libero"
il 31/05/2007
)

mc

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