Re: il cibo che manca

Inviato da  mpi il 23/4/2008 17:08:02
La carenza di prodotti cerealicoli sul mercato internazionale, notizia che rimbalza su tutti i giornali da qualche giorno, non è un fenomeno inaspettato.

Da tempo analisti polito-economici paventavano una crisi alimentare a seguito di due fattori:

1 _Il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni del sud est-asiatico ( cina e india aumentando la propria ricchezza aumentano la domanda di beni di consumo a livello mondiale )

2 la desertificazione di vaste aree del globo


Indiani e cinesi producono sempre di più, guadagnano e quindi aumentano la loro domanda di beni di consumo ; questo rientra nella logica dell' economia di mercato.
Aree sempre più vaste vengono coltivate per sopperire alla domanda in crescita.
Lo sfruttamento massiccio di queste terre porta ad un impoverimento delle stesse nonchè delle risorse idriche.

Ora come si è potuto arrivare a questo punto ?
L' onu praticamente dichiara che non ha più scorte per il prossimo anno e se dovesse esserci un'altra crisi 'umanitaria' non avrebbe i mezzi per sfamare la gente.

Molti affermano che il problema è da additare all'uso dei biocarburanti, che in pratica sottraggono le terre alla produzione a scopi alimentari...
Mentre in europa viviamo il paradosso di un'agricoltura sovvenzionata dai governi che va avanti a quote prestabilite con i contadini che non riescono a competere con le mele sudafricane o cinesi;mentre il brasile che è il principale produttore di biodisel dichiara di non aver alcun problema per la produzione cerealicola...

ora ho cercato di riassumere i vari elementi che possono servire come spunto per disegnare un quadro quanto più realistico ancorchè semplicistico di quella che potrebbe essere la prima delle grandi carestie dell'economia globalizzata.

La mia opinione per adesso è che la colpa di ciò che accadrà non è da addebitare al sistema industriale quanto al mercato finanziario che tratta i prodotti alimentari alla stregua di qualsiasi altro bene di consumo permettendo alle multinazionali azioni speculative di portata mondiale dirottando, in assenza di veri organismi di controllo super-partes, gli alimenti verso realtà consumiste da iper-consumo a scapito delle aree più povere della terra.




Quale sia poi l'opinione della chiesa a proposito .. basta ascoltare il silenzio delle gerarchie su di un fenomeno che , ripeto, non è una novità per nessuno.

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