Re: Chi è il vero nemico dell'Europa?

Inviato da  perspicace il 23/11/2013 11:27:41
Citazione:
Comunque, sempre nell'ambito dell'alleanza...
Potrebbe essere lo spot del PD




Il caso Datagate e la guerra del debito europeo

L'America spiava i leader Ue proprio nel momento più cupo della crisi dell'eurozona

Misteri della diplomazia. Tutti i leader europei, chi più chi meno, si sono affrettati a criticare l’operato dell’amministrazione americana per il caso Datagate. Nulla di più giusto. Peccato che la loro voce sia stata molto più fievole negli ultimi anni, quando la moneta unica stava per collassare anche e soprattutto per l’epidemia finanziaria trasmessa al Vecchio continente dagli Stati Uniti.

Germania in testa, seguita da Francia, Spagna e Italia, tutta l’Unione ha reclamato la propria autonomia e stigmatizzato i milioni di intercettazioni (e acquisizioni di dati) effettuate dalla Nsa, novella Spectre nelle mani di un inconsapevole Barack Obama. Nessuno ha notato però che il clou di questa mastodontica operazione di schedatura di informazioni, carpite a 35 leader mondiali, tra cui Angela Merkel e alcuni suoi importanti colleghi europei, è avvenuto quando l’eurozona era lì lì per passare a miglior vita e che tutto ebbe inizio quando l’euro emetteva i primi vagiti. È stato solo un caso, frutto del boom della civiltà informatica per cui non esiste più alcun tipo di segreto, o c’è qualcosa di più?

Se il mondo occidentale da cinque anni è in affanno e se il Pil dell’Unione europea è di due punti percentuali più basso rispetto al 2007, è anche perché Washington non è riuscita per tempo a cambiare davvero le regole della finanza derivata e a impedire l’esportazione del contagio finanziario iniziato col crack di Lehman Brothers.

In Italia, proprio in quei giorni, il governo Berlusconi dovette varare due provvedimenti per garantire i bond delle imprese ed estendere ad libitum la garanzia statale sui depositi bancari. Successivamente, dall’estate del 2011 al fatidico novembre successivo, un micidiale attacco speculativo ha portato a quasi 600 punti lo spread tra Btp decennali e Bund, messo alle strette un intero sistema economico e comportato nei fatti la caduta dell’esecutivo di centrodestra. E nei mesi in cui nasceva il gabinetto Monti, sponsorizzato da Berlino e dalla stessa Casa Bianca, e si diffondeva il contagio della crisi del debito sovrano dalla Grecia a Madrid e Roma, si infittivano le voci di una exit strategy messa a punto dai tedeschi, intenzionati a creare un euro del Nord Europa molto simile al marco.
Sempre in quegli anni, a cavallo tra il 2010 e il 2011, proprio la cancelleria Merkel sarebbe stata intercettata dagli spioni americani, più o meno nello stesso momento in cui tutte le banche tedesche cominciavano ad inserire nelle loro clausole sui conti correnti la possibilità di restituire i depositi dei propri clienti in euro o “altra moneta”. Tutti questi eventi concitati e drammatici avvenivano nel pieno delle presunte intercettazioni americane.

Ma le coincidenze non finiscono qui. El Mundo ha reso noto che la Nsa statunitense ha intercettato 60,5 milioni di telefonate di utenti spagnoli in un solo mese, tra il 10 dicembre 2012 e l’8 gennaio di quest’anno. Guarda caso, il 3 dicembre del 2012 il ministro delle finanze spagnolo comunicò ufficialmente il piano di salvataggio da 39,5 miliardi di euro per il sistema bancario iberico e non è un mistero che l’amministrazione Obama fosse molto interessata allo stato di salute degli istituti di Madrid.
Si tratta di una successione di eventi causaeffetto che in altri tempi avrebbe dato fuoco alle polveri di un conflitto; nei fatti ha polverizzato per molto tempo il grado di fiducia esistente tra i diversi operatori, nel Vecchio continente come oltreoceano. Gli scossoni finanziari, la recessione che ne è seguita, hanno fatto peggiorare il livello di vita di quasi tutti i paesi dell’eurozona e con esso è peggiorato – e di molto – anche il loro livello di debito pubblico; hanno chiuso decine di migliaia di imprese e i disoccupati sono arrivati alla cifra record di 20 milioni.
C’è stata una guerra, insomma, combattuta senza cannoni e senza nemmeno sapere bene chi fosse il nemico da battere. Grazie ai sacrifici di milioni di europei, e, va detto, alla cocciutaggine del paese dei lander che ha purtroppo impostato il rigore come unica road map, questo rischio sembra scongiurato. Ora però è lecito chiedersi chi ci avrebbe guadagnato dalla fine dell’euro.

Chi dal 2002, anno di nascita della moneta unica, era dall’altra parte della cornetta, è stato certamente uno spettatore molto interessato. Perché l’Europa e la sua moneta hanno rotto il monopolio monetario ed economico del dollaro, mutando per sempre gli scenari politici e commerciali.

Le parole più sincere su un caso che peserà sui rapporti tra Europa e Usa, contribuendo, si spera, ad una crescita politica della stessa Unione, le ha dette al Messaggero Michael Stürmer, storico esperto di sicurezza, già consigliere di Helmut Kohl: «La Germania non è più lo scacchiere della guerra fredda ma il giocatore numero uno in Europa, ha sviluppato un rapporto speciale con la Russia e sta costruendo una partnership strategica con la Cina. Gli Usa sono una potenza globale, noi siamo una potenza economica. E naturalmente gli Stati Uniti vogliono sapere dove andiamo. Ovunque si cerca di farsi un’idea di che cosa fanno i tedeschi e il quadro viene arricchito dall’intelligence elettronica».

Forse gli americani, oltre a milioni di file, avevano anche un documento riservato del Foreing Office britannico che tre anni fa stilò la lista delle dieci potenze mondiali in caso di eurocrack: la Germania, al nono posto, era l’unico paese europeo.

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