Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  prealbe il 1/4/2007 23:51:41
Scusate, ho avuto un week end un po’ pieno.

Dove eravamo rimasti? Ah, si. Dorian (post #101)

Citazione:
Mi sembra ovvio: rifiuto della autorità significa rifiutare un modello sociale dunque implica necessariamente una volontà al cambiamento.

No, proprio no. “Rifiuto della autorità” significa “rifiuto della autorità” e, soprattutto se si tratta di un rigetto a priori di tipo prevalentemente emotivo (come oggi è), non implica affatto automaticamente alcuna volontà al cambiamento intesa come movimento affermativo e propositivo ma si limita nella maggior parte dei casi a manifestarsi come pura e semplice opposizione di principio, priva di fini diversi dall’esprimere sé stessa ad ogni occasione. E ciò non sorprende (almeno il sottoscritto ), perché mancando al ‘rifiuto’ la parte analitica e ‘ragionata’ mancano anche la consapevolezza e la lucidità che sono necessarie per formulare un’alternativa concreta. E infatti la confusione di idee regna sovrana, insieme ad una enfasi emotiva spesso assolutamente sproporzionata al contesto (su questo non voglio fare riferimenti precisi ma credo che tutti i lettori assidui del 3D possano capire cosa intendo).

Citazione:
Il cambiamento, ovvero l'evoluzione, è a sua volta inevitabile qualora il rifiuto venga effettivamente attuato.

Il cambiamento NON E’ ASSOLUTAMENTE sinonimo di evoluzione, se a quest’ultima (e per questo avevo chiesto un approfondimento sul senso del termine, purtroppo non ottenendolo) si intenda attribuire il senso ‘migliorativo’ che normalmente veicola; un cambiamento può naturalmente anche essere neutro o addirittura peggiorativo (‘involutivo’).

E siccome le due frasi riportate volevano argomentare l’affermazione:
Citazione:
Senza rifiuto della autorità vivremmo ancora come nel medioevo.

ponendo quindi che il “rifiuto dell’autorità” in sé stesso sia stato il “motore” del superamento “evolutivo” del Medioevo, mi pare che il bersaglio non sia stato centrato.

E tra l’altro mi sfugge profondamente perché un sistema sociale stabile (non ‘statico’) e rispettoso dell’autorità non potrebbe comunque evolvere; perché mai esso dovrebbe essere refrattario al cambiamento inteso come crescita e sviluppo di sé. Mah. Boh. Chissà.

Citazione:
Aggiungiamo pure Gesù Cristo?

Gesù Cristo quello che *rifiutava l’autorità* dicendo “Date a Cesare quel che è di Cesare.”? Quello lì?

Citazione:
Portami qualche nome allora..

Non ritengo seria la proposta, Dorian.

Citazione:
TU l'hai detto.

Qui non ritengo seria la risposta.

Citazione:
Meglio ancora: le tradizioni sono identità soprattutto per chi le vuole imporre sulla collettività.

Quando dici “chi le vuole imporre sulla collettività” mi piacerebbe proprio che esplicitassi più precisamente quali sono queste “entità” che hai in mente, altrimenti risponderti adeguatamente è impossibile.

Citazione:
Ma che una valutazione obiettiva sia possibile è... -citazione- Tutto da dimostrare

Questo mi pare un gioco (giochetto) dialettico e nient’altro.
Citazione:
Dunque ogni critica che tu muovessi contro gli attuali modelli sociali sarebbe, ironicamente, un tuo (lecito) rifiuto dell'autorità.

Non si sta parlando di UN’autorità (questa, quella o quell’altra) ma DELL’autorità come concetto.

Citazione:
Come il viceversa.

Che però io NON sostengo indiscriminatamente. Qualcuno avrà fatto bene e qualcuno avrà fatto male: dipende dalla specifica situazione e dalle specifiche motivazioni.

Citazione:
Ma chi giudica quale modello socio-culturale sia migliore?

Questa domanda non mi giunge nuova.

Citazione:
Gli "anziani", ancorati alla tradizione, o i giovani, spinti al rifiuto? O ancora: è possibile giudicare obiettivamente?

A parte che dai per scontata la contrapposizione tra le due categorie e che le due categorie sono definite all’”ingrosso”, si, è possibilissimo; non è facile (anzi è certamente complesso), non è raggiungibile l’oggettività ma è possibile: perché no?


Prealbe

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