Re: Il rifiuto della comunità.

Inviato da  SENTIERO il 15/8/2007 5:45:26
Ciò detto, se una comunità, per essere tale, deve possedere un sistema di interpretazione della realtà condiviso tra i propri membri , l'idea che invece non abbia "alcun "pensiero comune", o coscienza di gruppo o volontà collettiva" sembra ancora un'osservazione così intelligente o ne emerge per caso il carattere di considerazione un po', diciamo , affrettata?

Rileggevo questa frase....e rileggevo anche le conclusioni del primo post...

Viceversa, quanto più si pone l'accento sulla distinzione (3) tra sé stessi e la propria comunità, cioè gli altri suoi membri, tanto più si diluisce l'intensità - e quindi la profondità - del rapporto, con tutte le conseguenze del caso. Chi sostiene la prevalenza della "libertà del singolo" rispetto alla comunità e definisce quest'ultima come "feticcio", sta solo dichiarando la propria profonda incapacità di pensare un rapporto di identificazione forte con l'altro da sé.


E "distinzione", se c'è bisogno di dirlo, si contrappone a "identificazione".

I due litiganti sono: identificazione e contrapposizione. Il terzo e' colui che si distingue osservando i due che si contrappongono. Potrebbe essere la posizione di equilibrio tra le due estreme che lottano tra loro. L'una per sopraffare uniformando tutti, l'altra per uscire da una condizione di cattivita' dettata dal pensiero comune esistente nella societa'. La terza posizione e' quella che potrebbe rompere l'equilibrio vizioso.

(Tipo Prodi con Palestinesi e Israeliani)

Messaggio orinale: https://old.luogocomune.net/site/newbb/viewtopic.php?forum=6&topic_id=3723&post_id=97841