Re: Il rifiuto della comunità.

Inviato da  prealbe il 15/8/2007 23:33:30
Paxtibi
Citazione:
Non è questione di "convincermi", semplicemente vorrei capire il tuo punto di vista.

Allora perdona Pax, ma è richiesto un po’ di sforzo in più di quello che stai esercitando.

Citazione:
Tu contesti l'affermazione che non esiste un "pensiero comune", ma lo fai citando i pensieri e le esperienze condivise dai membri della comunità, che l'affermazione che contesti non mette minimamente in dubbio.

?!?

Citazione:
È solo un problema di termini: se per pensiero comune intendi pensieri condivisi da tutti i membri della comunità, chi non li condivide tale non è.

Gli è che nei ragionamenti su realtà complesse bisognerebbe superare il livello del significato letterale delle espressioni; purtroppo non è adeguato alla bisogna.

Questa tua proposizione esprime esattamente il tipo di intelligenza della citazione che ha originato il thread.

Se ci fosse bisogno di specificarlo, la comunità non deve essere costituita da cloni identici per essere tale. Né dire che la comunità abbia una sua identità (alla quale si riconducono pensiero comune, coscienza di gruppo e volontà collettiva - mi raccomando sempre il grano salis) significa dire che ogni suo membro (tra i quali, sempre se ci fosse bisogno di specificarlo, ci sono persone in ogni fase dell’arco vitale, psicologico, intellettuale e quant’altro) coincida alla perfezione con tale identità. Una pretesa del genere sarebbe, mi si perdoni la franchezza, un’idiozia bella e buona.

Citazione:
Se invece intendi un pensiero non condiviso da tutti i membri della comunità, beh, allora non è affatto un pensiero comune, ma solo un pensiero di alcuni, che se venisse imposto a tutti più che un motivo di coesione sarebbe causa di contrasti.

Vedi sopra.

Citazione:
Inoltre, ti faccio notare che il dissenso, all'interno di una qualsiasi comunità, è come un anticorpo in grado di salvare la comunità dai suoi eventuali errori o squilibri, dai quali finirebbe per essere travolta se esso venisse impedito: infatti, deportare i dissidenti in Siberia non è certo stato di aiuto per il benessere della società sovietica. Lo sarebbe stato il dargli ascolto per tempo, piuttosto.

Punto primo, non si sta parlando di dissenso interno di una comunità ma di negazione “che la volontà del gruppo prevalga sui voleri del singolo, per il semplice motivo che questa volontà non esiste”; nessun “dissenso” quindi, visto che viene direttamente negata la parte verso cui dissentire.

Punto secondo, nell’arco di due post hai calato sul tavolo due “scartine” come nientepopodimeno che il nazismo e il regime sovietico dei tempi d’oro, le cui aberrazioni non possono certo essere prese a pretesto per negare legittimità d’azione a qualunque altra comunità. Va bene la retorica che in Grecia sarà una tentazione più forte che altrove, ma si tratta comunque di due bordate fuori luogo.

Citazione:
Ma lungi da me l'idea di convincerti di qualcosa...

Non ti preoccupare, finché non si supererà il livello di analisi espresso, non c’è pericolo.


Prealbe

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