Quello che dici è giustissimo, ineccepibile. Mi riferisco alla % di PIL che destiniamo alla Difesa. Basti dire che a fronte di una crescita media del P.I.L. nel decennio dell'1,9%, in termini reali, l'incidenza sul P.I.L. della spesa per la Difesa è passata dall'1,7% del 1991 all'1,47% del 2001. Siamo in controtendenza rispetto a tutta l'Europa, per la Funzione Difesa l'Italia spende una somma pari al 47% circa di quella sostenuta dalla Francia e al 32% di quella inglese.

Le FF.AA. costituiscono uno strumento di altissimo contenuto tecnologico e, conseguentemente, di elevato costo per l'esigenza ad esso connaturata di mantenere il vantaggio competitivo sempre ai massimi livelli.

All'entrata in linea di un nuovo singolo sistema d'arma, infatti, è collegata e consequenziale l'esigenza di costruzione e/o adattamento di infrastrutture, l'avvio di programmi addestrativi e di apposite esercitazioni, nonché il mantenimento a numero ed in efficienza del sistema stesso, oltre alle numerose altre attività che in via indiretta concorrono al supporto in via generale o che comunque costituiscono costi che si riversano sulla singola impresa.

I soldi per questi ammodernamenti non li abbiamo, o meglio li destiniamo ad altri settori (o meglio ancora li sperperiamo) e quindi viviamo di parassitismo.

Sia chiaro, non è che sperare che nei prossimi anni la spesa militare cresca sia per me motivo di soddisfazione, anzi, ma penso che l'unico modo per tentare di liberarsi dal giogo statunitense sia quello di potenziare le proprie difese.

Il caso spagnolo non lo conosco, ma quello francese si: quando i transalpini hanno cacciato gli usa dal loro suolo non erano in preda a uno slancio eroico, bensì avevano un De Gaulle che li aveva dotati di risorse nucleari e la necessaria "force de frappe".