Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  prealbe il 15/4/2007 2:45:38
Ok, Franco8. Va bene. Mi toccherà essere un po’ puntiglioso. Pazienza.

Citazione:
Quindi il PRE-giudizio, il PRE-concetto sarebbe questo " l’autorità è SEMPRE cattiva, cattiva anzi perfidissima". Bene!
Nel senso che .. potevamo chiudere il discorso prima...
#293 franco8-citazione-
Citazione:
Il rispetto dell'autorità (se seguisse i principi che dici) (ha, presumibilmente delle radici biologiche - come ad esempio la presenza di una certa gerarchia sociale negli animali che però è un modo di risolvere e ed evitare che i conflitti degenerino) non sarebbe un male assoluto in sè.

Ma nemmeno la ribellione e il rifiuto dell'autorità è un male in sè. Anzi è doveroso e necessario, nei casi di abusi dell'autorità costituita, ad esempio.

La fesseria sarebbe (è - è stata) dire:

"il rifiuto dell'autorità ha unicamente basi IRRAZIONALI, mentre il riconoscimento di un'autorità è sempre la scelta RAZIONALE"...


Ti va bene?
Ci possiamo salutare, quindi?


Qui cosa mi stai dicendo? Che non hai espresso posizioni pregiudiziali? Che stai fornendo valutazioni equilibrate? Non è vero.

La tua prima frase (“Il rispetto dell'autorità…”) condiziona la sua conclusione (“non un male assoluto in sé”) a due espressioni condizionali (”se seguisse”; “non sarebbe”), il che la priva di un tantinello di affermatività e convinzione. Certamente scritta come segue: “Il rispetto dell'autorità non é assolutamente un male in sé.” avrebbe avuto un suono ben diverso.

La tua seconda frase sulla ribellione e sul rifiuto dell’autorità gode invece di soli tempi all’indicativo che le danno un tono piuttosto fermo. A ulteriore rinforzo del concetto troviamo un bel “è doveroso e necessario” nella frase immediatamente seguente; “è” non “sarebbe”. (E’ vero c’è anche un “nei casi di abusi dell'autorità costituita”; ci ritorno fra poco)

Nella terza frase (“La fesseria…”) dimostri di capire bene la differenza tra il tempo condizionale e quello indicativo, che infatti inserisci a rafforzare la proposizione.

Per quanto riguarda la quarta frase (“il rifiuto...”) NON stai citando né me né nessun altro; stai impostando la questione in un modo palesemente “debole” che ne favorisca la contraddizione. Quell’“unicamente” è uscito fuori solo dal tuo cilindro.

Infine riprendiamo quel “nei casi di abusi dell'autorità costituita” di cui sopra; l’espressione ci fa supporre che tu consideri l’abuso dell’autorità come una possibilità e non una certezza.

Peccato che altrove (#293) riporti l’affermazione di Pike
Citazione:
Non si e' mai verificato, almeno che si sappia, che in una struttura sociale piu' complessa i peggiori malfattori ed approfittatori non fossero al vertice, e percio' il principio d'autorita' e' da ritenersi, storicamente se non concettualmente, inapplicabile in societa' contadine o industriali.

che commenti così:
Citazione:
Quoto!
Era per sommi capi, quello che volevo dire quando dicevo:
è un dato di fatto che la gerarchia NON risponde a criteri funzionali ad alcunchè


sottoscrivendo di fatto che “l’autorità è SEMPRE cattiva, cattiva anzi perfidissima”.

Dai retta, Franco8, qualche pregiudizio in tale senso ce l’hai eccome.


Prealbe

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