Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  franco8 il 9/5/2007 13:48:33
prealbeCitazione:

... ma io lo vedo dappertutto, nel mondo del lavoro come nella scuola, nella famiglia come nella società in generale: non appena qualcuno, a qualunque titolo, prova anche solo a ventilare una qualunque limitazione in qualunque direzione e per qualsiasi motivo alle azioni di chiunque, la prima generalizzata e veemente reazione è del tipo “E tu chi saresti per …” seguita subito dopo dall’appello alla “Sacra e Inviolabile Libertà dell’Individuo” (con tutte maiuscole) ecc. ecc.

Forse metti insieme i fatti e interpretazioni dei fatti.
.. Nel senso che.. piuttosto che interpretabile solo come "generalizzata e immatura ribellione" è almeno anche da unire a questa una generalizzata e (altrettanto immatura?... il pesce puzza dalla testa) prevaricazione da parte delle autorità o di chi a uno qualsiasi tipo di straccio di "potere materiale" in mano (e disprezzo delle "regole" che sanciscono diritti e doveri, mansioni e responsabilità ecc ecc e anche limitano non solo la libertà individuale ma anche l'autorità e i poteri decisionali).

Per cui (ammesso che la tua osservazione sia corrispondente a dati di fatto): ci sarebbe un generalizzato e irrazionale rifiuto dell'autorità? Dipende! Ma non è che... per caso... c'è una generalizzata e insensato perdita del rispetto dello spirito delle leggi (*) anche e soprattutto da parte delle "autorità"?!... per cui quel "e tu chi saresti per..." non sia diventato una quasi automatica difesa contro abusi non giustificati (**)?... (magari, te lo concedo, usato a volte a sproposito).
Ma il "e tu chi saresti per..." può essere senz'altro un richiamo a quelle regole...

(*)(Qualunque cosa sia il fantomatico "spirito delle leggi" che è a monte delle regole e riconosciuto dalla "comunità" nella sua interezza... perdonatemi il termine ipotetico.. Di certo quando l'autorità crede di essere lei a dover dettare le regole contro il senso comune lo scollamento si attua.. Vedi ad esempio certe direttive della chiesa cattolica: negare la comunione ai divorziati e le altre cui i "fedeli" sono in buona parte in disaccordo)

(**)(intendo: abusi secondo lo "spirito", ma solo formalmente giustificate prendendo a pretestp cose come "efficienza", "superiori necessità" o altro...)

In ogni caso, come dicevamo sin dall'inizio nessuno ti ha detto che non puoi avere certe impressioni, ma appunto:
1) dal momento che altri hanno impressioni diverse... perché non fai riferimento a fatti più concreti? Finora non mi pare tu l'abbia fatto malgrado gli inviti.
2) Mi va bene la tua osservazione per come l'hai presentata adesso (nel senso una tua opinione, se vogliamo una tua osservazione anche se non la condivido non c'è molto da obiettare se non facendo presente altre idee) Ma in precedenza non l'avevi presentata in questi termini... ma piuttosto com evidente e innegabile fatto che solo per "accecamento ideologico" gli altri non vedevano... o almeno questo arrivava.

La mia modesta e ristretta osservazione della realtà (soggettiva quanto vuoi) vede invece l'individuo sempre meno maturo e più "addomesticato". Incapace non solo di "ribellarsi" doveroso ma anche di "farsi carico" delle scelte che competono a tutti e a ciascuno.
Disinteresse per le "cose comuni", alimentato da chi le "cose comuni" le considera ormai "roba proria"...
Immaturo, per esempio star lì a chiedere, ad "elemosinare" aiuti, lavoro, dallo Stato o dall' Impresa... Ma chi alimenta questa "immaturità" Cui prodest?
Immaturo e utopistico, ad esempio, credere ad un lavoro che "realizzi la personalità di ciascuno". MA chi lo alimenta? Forse la scuola, i media ecc... (Ma non sono questi proprio derivazioni delle istituzioni autorevoli?) E allora... Cui prodest?

Esempio pratico : condominio. (Non so come va a voi, ma la mia impressione e questa)
Tutti o quasi sono lì a preoccuparsi se sono "in regola" o no coi pagamenti...
...Visi inespressivi davanti al "non è questo il problema!"
A nessuno o quasi viene in mente di andare a controllare puntualmente come vengono spesi i soldi... Tutti vogliono solo evitare "rogne".
Tutti lì ad aver bisogno di una "autorità" di cui potrebbero benissimo fare a meno.
Non sono (non siamo) capaci di autoorganizzarci...perché siamo immaturi...
Il riconoscere un'autorità rende forse più maturi? No affatto. Tutto il contrario.
Si demanda a qualcuno... Paghiamo.. pensa a tutto lui... Rende "efficiente" il tutto? Mah?!
Risultato: abbiamo il "professionista" dell'amministrazione del condominio pagato (non chissàchè, è vero, ma pur sempre spese evitabili - ma basterebbe organizzarsi un pochino... )

"Assemblea permanete" sarebbe improponibile? E perché mai?
Ma è gà così, almeno sulla carta,.. le decisioni le deve prendere l'assemblea (Ci sarebbe qualcosa da ridire sulla "plutocrazia"...) ma di fatto nel condominio, l'autorità , legalmente E' l'assemblea.
Da che derivano le difficoltà dell'assemblea? Ma dall'immaturità, ovviamente. No c'è nessun impedimento materiale, nè nessuna necessità di un amministratore esterno (potrebbe esser fatto a turno, o altro.. non è una cosa impossibile)

E analogamente abbiamo i "professionisti" della politica (funzionari di partito, rappresentanti del consiglio di quartiere, comune, provincia, regione, parlamento nazionale, parlamento europeo ec hi più ne ha più ne metta...
risultato: più sei "rappresentato" e meno conti...

Lo stesso vale per la "complessità"... Il più delle volte non necessaria ma alimentata dai soliti interessi...

Citazione:

Ma quello che io vedo (qui come altrove) non è un’analisi che genera un rifiuto razionale, ma un’emotività che ricerca una giustificazione a sé stessa tramite un’apparenza di analisi (che infatti rimane assai grossolana e manichea).

Puoi fare degli esempi?
Sulla "grossolanità", a volte, delle analisi, posso essere anche d'accordo (dopo tutto qualsiasi tentativo di dare una descrizione genererale implica delle generalizzazioni e delle semplificazioni....)
Sulla emotività mi sembra di essere del tutto in disaccordo... Ovvero mi sembra una tua interpretazione. Diventa poi impossibile separare l'emotività, non si può metterla in soffitta o pretendere una asettica esposizione dei fatti. L'importante avere un certo grado di collegamento con la realtà.

Non può, ad sempio, non suscitare un certo... non saprei . Questa tua:
Citazione:

L’accumulo di esperienza di una società, per il differente arco temporale come per l’ampiezza intrinseca, è naturalmente diverso e maggiore di quello possibile all’individuo; quando questo si affaccia nel contesto sociale lo fa nell’ambito di un processo già in corso da tempo di cui, ovviamente, non possiede gli estremi ed è quindi naturale e facilissimo che non capisca il senso delle regole esistenti, e che di conseguenza le possa percepire come “vessatorie” a prescindere dalla loro sensatezza.

una "società" (soggetto) (Eccolo di nuovo!) che accumula esperienza !?
Anche qui:Citazione:

E’ un problema di crescita anche questo, solo del gruppo sociale anziché dell’individuo .

...Citazione:
...il “ciclo vitale” delle società ..


Hai davanti quindi una specie di "super-organismo" in cui gli individui sono solo cellule... ?!
Non si può essere indifferenti a certe conclusioni (Vedi anche il post di Pausania)

Perché mai l'individuo non dovrebbe capire il senso delle regole esistenti?!
Se non le capiscono gli individui... Chi le capisce?
Voglio dire: il non capire pienamente il senso delle regole esistenti (che ripetiamo è cosa un po' diversa dal discorso "autorità") deve essere l' eccezione non la regola, il transitorio non la condizione stabile.

Citazione:

Si. In teoria e se tutto va bene.

Beh... basterebbe questo.... Perché allora,poi dovresti spiegarci perché "in pratica" non è così.
E perché in pratica, la società dovrebbe essere composta da una massa di eterni bambini bisognosi di guida... Oppure, se le cose vanno male.. Perchè vanno "male"?!
Citazione:

Il dato però rilevato da moltissimi osservatori competenti (psicologi e sociologi innanzitutto, mica un Prealbe qualsiasi) è che nella nostra area culturale la fase adolescenziale si sta prolungando sempre di più fino ad invadere abbondantemente quella che in precedenza era l’età adulta. In realtà gli anagraficamente adulti contemporanei sono perlopiù ragazzoni smarriti e assolutamente privi di quelle caratteristiche di consapevolezza e affermatività che sarebbero gli attributi della fase adulta. Si può quindi ben dire che spessissimo gli mancano gli attributi.

E agli osservatori competenti risulta un generalizzato rifiuto delle autorità? E quando pongono questo "rifiuto"? Quando chiedono il "reddito di cittadinanza"? Oppure chi... gli ambiziosi in carriera?
Che genere di ribellioni? Cose come il movimento No-TAV?!
Poi, comunque, se i gli osservatori competenti sono gli stessi che dicono "i trentenni non vogliono andarsene di casa"... io qualche dubbio l'avrei... perchè a me pare più che sensato immagginare che il dato non sia che "non se vogliono andare", ma il più delle volte con non possono andarsene (In ipotesi cioè, per una serie di motivi, cioè, la situazione è vissuta come una necessita e non come una scelta "libera").

Gli anagraficamente adulti contemporanei sono per lo più ragazzoni smarriti...? Già ma, ammesso che sia vero e completo.. Perché accadrebbe ciò? Siamo nel campo delle interpretazioni dei fatti, naturalmente, ma non è forse in gran parte colpa proprio dell'indottrinamento subito, dal sistema di valori creato da scuola, televisioni ecc.. ovvero dalle autorità?

Ma appunto gli "attributi" servono per assumersi le proprie responsabilità, compreso il ribellarsi quando serve, non certo per accettare una qualsiasi autorità di cui non si comprende l'utilità (o, meglio, la si comprende bene, purtroppo).

"ribellarsi responsabilemente" vuol dire saper rifiutare gli svantaggi e i vantaggi... costruire l'indipendenza...

Citazione:

Ricordando che l’insieme non è uguale semplicemente alla somma dei suoi componenti: se così fosse, la questione sarebbe assai più semplice.

Assolutamente sì.
Ma, infatti, il punto è questo : sei tu che la fai troppo semplice!

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