Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  prealbe il 16/5/2007 0:01:31
Guarda, Franco8, mi sa che mi piacciono solo i tuoi post dispari. Questo doveva essere pari.

Citazione:
prealbeCitazione:
Boh! Avanza tu qualche spiegazione alternativa.

Posto che siamo d'accordo sul fatto che le cose sono sicuramente più complicate di quel che possiamo analizzare o descrivere qui..
Mi pare di aver già provato a dare qualche spiegazione (senza nessuna pretesa, ovviamente):
L'immaturità generalizzata è alimentata dall'autorità stessa...

Comunque, non ho bisogno, o se preferisci, penso di non aver bisogno, di spiegazioni alternative per dire che la tua generalizzazione cui mi riferisco (ammesso che ci siamo compresi) non è valida.
Ovvero tu dici:
“immaturità” e “consapevolezza” non possono accompagnarsi l’una all’altra, e che quindi il ribellismo corrente non é frutto di consapevolezza. .
A parte il fatto che, torno a dire, sul "ribellismo corrente" non abbiamo convenuto... Gli esempi che hai portato (mi fa piacere che concordi in parte sul punto) sono in gran parte frutto di conformismo.
E allora.. si potrebbe dire : "conformismo" e "ribellismo" non possono accompagnarsi l'un l'altro... quindi...

Si potrebbe dire. Ma sarebbe sbagliato. Lo spiego un po’ più sotto.

Citazione:
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E' , quello che a cui ti riferisci, un richiamarsi ad un concetto "vuoto" di libertà... è libertà solo di nome...

Esatto!!! E non è il solo. Guarda, Franco8, tu me ne chiedi tante di precisazioni; adesso te ne chiedo una io: precisami (dettagliatamente ) il tuo concetto di libertà.

tempo addietro avevo fatto riferimento alla definizione del dizionario...
Non mi pare molto utile al comunicare che ciascuno attribuisca un suo personale significato ai termini...

Auspichi l’oggettività del linguaggio? Eh, magari! Ma naturalmente il linguaggio non è oggettivo, Franco8, lo sai da te. Per cui, precisare il senso che tu dai al termine ‘libertà’ (termine per di più astratto e quindi ancora maggiormente interpretabile soggettivamente) sarebbe esattamente utile al comunicare.

Se invece intendi attenerti strettamente alla “definizione del dizionario”, abbiamo già visto - qualche centinaio di post fa - che “libertà” (“piena autonomia di pensiero e azione”, mi pare, in base al dizionario) e “interazione” (implicita nel contesto sociale) sono mutuamente esclusivi.

Citazione:
Tra l'altro... nel caso specifico, mi pare ovvio che un scelta "conformista" non può dirsi pienamente "libera" (ovvero consapevole e autonoma)...

Per quanto esposto poco fa, “pienamente libera” è espressione priva di senso reale; se ti degnassi viceversa di relativizzare (calandola nel concreto) la definizione di “libertà” si potrebbe invece forse valutare diversamente ciò che dici.

In mancanza, l’utilizzo in ciò che scrivi del termine “libertà”, a qualunque titolo (se non per negarne l’applicabilità) e coniugato in qualsiasi forma, ne invalida automaticamente il valore come argomentazione.

Citazione:
Citazione:
...questa tua stessa domanda presuppone la malafede implicita da parte di qualunque autorità, cioè dai per scontato che chiunque rivesta l’autorità sia necessariamente truffaldino.

Un tuo punto di vista estremamente soggettivo.
Una qualunque autorità che riveste un ruolo di cui si potrebbe benissimo fare a meno (dall'amministratore di condomino alla schiera di "rappresentati" cui facevo cenno prima) ha una componente, nei fatti, "truffaldina" (anche se naturalmente il termine è troppo pesante se riferita al caso) ... Per dare l'idea: è la creazione di bisogni fittizi: sarà pure onesto e in buona fede chi la "riveste" quell'autorità, ma nei fatti priva la comunità di qualcosa, e ricavando principalmente qualcosa di utile a giustificare il proprio ruolo ...
Non credo quindi sia un "presupposto"...
(Comunque in questo modo hai evitato la domanda, mi pare...)

Alt! Fermi tutti! Cancelliere, scriva: “Alle ore 10.15 del 15 maggio 2007 il signor Franco8 qui convenuto ha positivamente riconosciuto che chi riveste l’autorità può essere onesto e in buona fede.”. Sia messo definitivamente agli atti!
(Franco8, questa il comitato ideologico - che naturalmente NON esiste - non te la perdona di sicuro; hai voglia a fare pubblica autocritica!
Vado un attimo a mettere in fresco lo champagne; torno subito.)

Eccomi qui. Veniamo al merito del resto che hai scritto.

Quand’anche fosse che la funzione di una specifica autorità potrebbe essere tecnicamente svolta da chi le è soggetto, rimane però tutto da dimostrare che costoro ne abbiano anche l’attitudine e/o la volontà; mantenendo l’esempio del condominio, non è affatto detto - e nei fatti è vero il contrario nella stragrande maggioranza dei casi - che i condomini (dati tutti per capaci, cosa da dimostrare) aspirino e vogliano fare da soli anziché affidarsi all’amministratore. In tutti i casi in cui ciò non sia, capisci da te che il bisogno che la figura dell’amministratore soddisfa, ancorché - diciamo - “psicologico” più che “tecnico”,non è né fittizio né tantomeno creato dall’amministratore.
Ciò risponde alla tua osservazione originale che era:
Citazione:
Ma come sarebbero fatte le altre ipotetiche autorità che non fanno propaganda per giustificare e rafforzare sè stesse?

In soldoni: se l’autorità soddisfa, onestamente e in buona fede (sufficientemente, non assolutamente; continuiamo a lasciare da parte il fatato mondo di Walt Disney), dei bisogni esistenti non ha bisogno di fare nessuna propaganda per giustificarsi e rafforzarsi.

Citazione:
Citazione:
...anche il “ribellismo” può essere adottato per conformismo. Come i pantaloni a vita bassa, i tatuaggi, il piercing. O come (spessissimo) le ideologie. O come il rifiuto dell’autorità.

Personalmente non mi quadra... perché il conformismo in questo caso rifiuta una autorità per far riferimento ad un'altra... ( o se vuoi a dei "modelli" autorevoli) Quindi sul rifiuto della "idea" o del "concetto" di autorità... non ci siamo proprio. (Come sopra)

Franco8, cercherò di esplicitare un concetto che mi pare ti sia particolarmente oscuro: le idee con cui intellettualmente spesso ci si balocca non hanno necessariamente una corrispondenza nel reale. Si può pensare di sé stessi le cose più fantasiose e mirabolanti ed essere invece tutt’altra cosa. Cerchiamo di acquisire questo elementare concetto; è psicologia di base. Visto che ti interessi di esperimenti in campo psicologico, penso tu possa facilmente verificare quanto dico, e anzi ti invito a farlo.

Ne discende che “sentirsi ribelli” (aborrendo l’autorità) non significa esserlo. Così come “zoccoleggiare” nell’abbigliamento non significa essere Messalina. Quindi “ribellismo” e “conformismo” possono fare coppia. Assolutamente e con la massima tranquillità.

Citazione:
Citazione:
...presupposto della differenziazione di responsabilità (in proporzione alla maturità) e quindi ecco a Voi la... (rullo di tamburi) “piramide sociale”.
Quod erat demonstrandum.

Scusa ma non la considero molto seria come risposta.

Ti scuso, ma ti sbagli. E’ serissima (e anche logicamente rigorosa). Solo la forma è scherzosa.

Citazione:
La "piramide sociale" vien fuori solo se "qualcuno" decide di stabilire se e quanto "meritano" (o sono "maturi") gli altri...

A me sembra per la verità assai più irrealistico e disumano (nel senso di “non umano”) prospettare questa assenza di giudizio, questo distacco “zen” nei confronti del proprio prossimo. E dubito molto che tu stesso lo applichi così come lo proponi.

Citazione:
Non c'è, non esiste fino a prova contraria, un "in proporzione alla maturità" perché non c'è una "misura della maturità"... ma una persona è matura. (Punto)...
(vedi definizione di maturità)

E come no: ON/OFF. Guarda, Franco8, quello che dici é completamente staccato dalla esperienza corrente di chiunque (compresa certamente la tua): ma quando mai si pensa la realtà in termini binari? Sei tu il primo ad usare - nel post cui ti sto rispondendo - le espressioni ‘più complicate’, ‘pienamente "libera"’, ‘una certa "maturità minima"’, ‘Il fatto che uno sia più intelligente di un'altro’, ‘zero libertà’, che implicano tutte una misura (cioè una misurazione) dei termini (“complicatezza”, “libertà”, “maturità”, “intelligenza”) che contengono. Suvvia, cerchiamo di mantenere un minimo di aderenza al concreto, per cortesia: non è certo ignorandolo che il concreto smetterà di sussistere.

Citazione:
Così come non c'è una reale (o anche solo lontanamente "oggettiva" ) misura di "intelligenza e stupidità"…
Anzi, non c'è nemmeno una definizione unica dell'intelligenza... è un numeroso insieme di capacità...

E chissenefrega, Franco8. Se si fosse stati ad aspettare l’oggettività prima di “muovere foglia”, l’umanità non avrebbe neanche iniziato la sua storia e si sarebbe già estinta. Dell’oggettività (ammesso che sia invece conseguibile in qualsiasi altro ambito) non c’è assolutamente primaria necessità in un contesto umano, formato da entità che sono fondate su una percezione soggettiva della realtà (qualunque cosa vogliamo intendere con questo termine).


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Citazione:
...La totalità, comunque lo escludo.

Non vorrei ripetere quello che ho scritto nel precedente...
Mi pareva abbastanza chiaro
Tutti (a meno di deficienze congenite o altro, e una volta raggiunta un certa "maturità minima") possono comprendere allo stesso modo (potenzialmente) quel che è necessario comprendere. E questo per me vale fino a prova contraria...
Non significa che siamo tutti uguali o fatti con lo stampo, ma che:
Il fatto che uno sia più intelligente di un'altro non significa assolutamente nulla di quello che sembri dedurre tu. Non rende l'altro "meno maturo". Non dà (non giustifica teoricamente) nessun potere dell'uno sull'altro. Non giustifica teoricamente le "piramidi sociali" anche se (per assurdo) fossero basato su tali valori di maturità e intelligenza...

Franco8, però...
“potenzialmente” vuol dire che “ha la possibilità di manifestarsi”; io prendo atto della tua cieca (non uso il termine a caso) fiducia nelle facoltà ipotetiche dell’essere umano, ma non è quello che l’esperienza quotidiana mostra. O posti da un universo parallelo a me sconosciuto e molto diverso da quello da cui posto io oppure stai improvvisando “a braccio” su un tema ideologico. Opto per la seconda.

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Intanto IO non gli ho tolto nessuna libertà; è il contesto di interazione che di per sé stesso comporta delle limitazioni reciproche. Ma questo è un tributo che si paga per soddisfare il proprio bisogno di socialità e come il perseguimento di qualunque altro vantaggio, è soggetto ad una valutazione del rapporto costi-benefici.

Non ti seguo. Limitazioni vuol dire zero libertà?

No. Appunto. Sarebbe ora che se ne prendesse atto.

Citazione:
/punto non secondario, poi, è che, dal complesso di cose che hai detto le limitazioni non risulterebbero affatto reciproche...

Dipende dal significato che vuoi attribuire a “reciproche”. Dovresti ampliare il concetto.

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In secundis, anche la comprensione delle regole da parte dei singoli non ricade sotto la mia discrezionalità ; intelligenza e stupidità esistono e continueranno ad esistere a prescindere da qualunque formula si ritenga di adottare per regolare (o non regolare) la comunità, e io temo di potere influire ben poco; comunque, mi auguro di stare lavorando nella direzione dell’intelligenza.

Intelligenza e stupidità che (possiamo pensarla diversamente ma) NON E' MISURABILE.
La discrezionalità insidiosa sta nel volerla misurare e di voler far derivare qualcosa da questa improbabile misura.

Vale quanto detto poc’anzi sull’oggettività. Per quanto riguarda la discrezionalità, essa è sempre insidiosa; è il suo fascino, direi. Ma soprattutto è intrinseca a qualsiasi scelta umana. Vogliamo prenderne atto e andare oltre questo aspetto inevitabile, concentrandoci magari su come ridurne costruttivamente l’insidiosità?

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Significa semplicemente che nel suo insieme la società possiede funzioni e processi che non sono presenti a livello del singolo (e viceversa).

D'accordo. Ma appunto, bisogna veder ciò cosa comporta... O si fanno dei distinguo importanti... oppure certe conclusioni sono davvero inquietanti....

Sono certamente “inquietanti” se automaticamente ci si appiccicano connotazioni inquietanti...

..ergo sono e restano inquietanti... e parecchio.

Quest’ultima osservazione, se intendeva essere logicamente conseguente a quelle che la precedono (come quel “ergo” farebbe supporre), lo fa in un modo che mi rimane indecifrabile.


Prealbe

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