Re: P2P, individuati quasi 4.000 condivisori italiani (e la Privacy?)

Inviato da  Sertes il 23/5/2007 9:14:54
Citazione:

Anglagard ha scritto:
In realtà alla peppermint si contesta che per per trovare quei 3636 terroristi abbia dovuto vagliare dati di molti altri utenti, ci si chiede con quale diritto una società privata possa farlo solo sulla presunzione di reato e non davanti alla innegabilità dello stesso ( negli odierni p2p non è così facile risalire alle fonti, percui hanno dovuto controllare sicuramente anche gente totalmente innocente ),


Ti spiego alcune cose:
peer to peer (p2p): due computer su internet comunicano direttamente senza l'intervento di un server di terze parti (che può contenere ad esempio solo le liste ed essere esonerato da qualsiasi responsabilità su cosa viene trasmesso e ricevuto dai due computer p2p.
Programmi di condivisione peer to peer: quando installi uno di questi programmi sei TU ad aprire una porta sul tuo computer e sei TU a decidere quali file rendere disponibili all'esterno. La lista di questi file che rendi disponibili viene spedita al server, su cui tutti gli utenti collegati al servizio possono fare ricerche.
Quindi alla tua privacy hai già rinunciato per quanto riguarda i contenuti che rendi disponibili su una rete p2p, perchè sei tu stesso che rendi disponibile alcuni files. Dall'esterno non possono vedere gli altri files che hai sul pc, nè conoscere la tua identità direttamente. Per conoscere la tua identità ci vuole l'intervento di un autorità investigativa che ordina al tuo provider di comunicare i dati a seguito appunto di una investigazione.

Dire che per trovare 3636 colpevoli siano stati vagliati tanti altri utenti è vero, ma di questi saranno stati controllati solo i files condivisi, ovvero quei files che gli utenti stessi avevano reso disponibili per loro scelta, quindi non c'è alcuna infrazione della privacy.
Poi certo avranno chiesto l'intervento delle autorità per conoscere la vera identità dei 3636 utenti, ma ancora nessun problema di privacy perchè si tratta di una investigazione criminale, e i dati non sono stati divulgati a terzi, nè pubblicati su un giornale.

Ora questi 3636 (potrei dire 3635 + Sertes?) utenti potranno scegliere se accettare questo patteggiamento o andare in tribunale a difendere le proprie ragioni. Però appellarsi alla privacy è errato e, permettimi di dirlo, infantile. Non ci sono nemmeno i termini tecnici per farlo, figuriamoci quelli giuridici!
Piuttosto se uno vuole proprio rendersi ridicolo ma appellarsi a qualcosa che ha un minimo di fondamento tecnico potrebbe dire che:
"è vero che avete trovato un mp3 di vasco rossi sulla mia cartella c:\programmi\emule\incoming però io stavo scaricando un file che dal nome appariva come un mp3 freeware, purtroppo in realtà era un fake, e io non posso saperlo finchè non l'ho scaricato tutto ed ascoltato. Voi mi avete tracciato nei 3 minuti che intercorrono tra quando l'ho scaricato e quando l'ho ascoltato, e capendo che era un file coperto da copyright subito dopo l'ho cancellato. Questa è la mia posizione, dimostratemi il contrario".
Poi magari riescono a dimostrare che i file di vasco li hai avuti in condivisione per una settimana, oppure che i file incriminati erano mille, e allora non puoi fingere ignoranza.

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