Re: Il rifiuto della comunità.

Inviato da  nessuno il 30/8/2007 12:21:40
Citazione:
Spero che i prossimi post siano consapevoli e non emotivi, dimostriamo che tra noi non c'e' bisogno di moderatori.


Proviamoci...

Citazione:
Ti riporto la frase "chiave" del mio post:
-citazione-
Ciò detto, se una comunità, per essere tale, deve possedere un sistema di interpretazione della realtà condiviso tra i propri membri , l'idea che invece non abbia "alcun "pensiero comune", o coscienza di gruppo o volontà collettiva" sembra ancora un'osservazione così intelligente o ne emerge per caso il carattere di considerazione un po', diciamo , affrettata?


A mio parere, l'osservazione rimane intelligente. Un "sistema di interpretazione della realtà condiviso tra i propri membri" esiste di per sé. Non c'è nessunissimo bisogno di crearlo. E' la conseguenza necessaria della nostra comune biologia. Noi tutti percepiamo il mondo attraverso il nostro apparato sensoriale. E lo percepiamo in questo modo semplicemente perché "siamo fatti così". Per usare i termini di Maturana e Varela (che scrivono difficile, è vero, ma che dicono - secondo me - cose interessanti), la struttura determina la funzione. Dato che il nostro occhio è fatto come è fatto, il nostro cervello pure, quel che vediamo è un'interpretazione della realtà determinata dalla nostra struttura biologica. Non vediamo gli infrarossi, né gli ultravioletti, né le onde radio. A volte vediamo cose che non esistono da nessuna parte. Altre volte non vediamo cose che, pure, esistono.

Ma io ritengo che il passare da "un sistema di interpretazione della realtà condiviso" ad un "pensiero comune" rappresenti una forzatura.
Questa mia opinione deriva soprattutto dal fatto che tu tendi ad utilizzare termini estremamente generali senza prenderti mai la briga di spiegarne il campo di applicazione. Ad esempio: la fede nel dio dei cristiani è una credenza comune a diverse centinaia di milioni di persone. Ma un cristiano protestante ed un copto hanno molto poco in comune tra di loro. La credenza nella necessità dell'esistenza di uno stato accomuna l'iraniano medio, lo statunitense ed il cinese. Ma i loro modi di vivere sono notevolmente diversi.
E questo vale per ogni altro tuo utilizzo di temrini generali. E' per questo motivo che ti chiedo, come hanno fatto altri, del resto, di esemplificare le tue affermazioni.
Da quel poco che ho potuto studiare di retorica, l'utilizzo di concetti astratti avviene, solitamente, per nascondere delle differenze esistenti, promuovendo un senso di unitarietà dovuto solamente al fatto che i concetti utilizzati sono talmente generali da poter essere interpretati da ognuno nel modo che preferisce. Non per nulla l'uso di termini astratti è prerogativa dei discorsi pubblici degli uomini di potere. "Merito", "unità", "nazione", "uomo", "umanità", "benessere"... la lista potrebbe essere lunghissima, ne converrai. Ma se andiamo a vedere che significato assegna ogni singolo uditore a questi termini, scopriremo che - probabilmente - essi vengono percepiti da ognuno in modo differente. E non potrebbe essere altrimenti, dato che la percezione della realtà da parte del singolo dipende dalla sua struttura e dalla sua storia. Essendo struttura e storia mia diverse da struttura e storia tua, il risultato è una diversa interpretazione dello stesso termine.

A questo punto, il termine "volontà collettiva" sembra essere solamente un'altra parola astratta. Come quando si dice: "L'Italia dichiarò guerra alla Francia". Frase che serve a nascondere il fatto che fu Mussolini a dichiarare guerra alla Francia, anche se fu la maggioranza degli italiani a pagarne le conseguenze.

Peraltro, sul piano politico-economico, questa indeterminatezza e questo utilizzo di termini astratti, ha portato a conseguenze gravissime - a mio parere. Ne cito una soltanto: la possibilità per una "corporation" di assumere "personalità giuridica". Il risultato è quello di far sì che nessuno sia responsabile delle proprie azioni (una cosa che esisteva nelle comunità, ti ricordi del dramma Fuenteovejuna (obra teatral) di Lopez de la Vega?). Un dirigente d'impresa può commettere molti crimini, ma a presentarsi in tribunale e - eventualmente - a pagare il conto, è l'impresa, non lui. Un meccanismo ben descritto e analizzato in The Corporation (film), che probabilemnte conoscerai.

Questo mi sento di dire, per ora. La richiesta di informazioni, come puoi vedere, era quanto di più lontano da un'interrogazione ci potesse essere.

Buona vita

Guglielmo

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