Re: Il rifiuto della comunità.

Inviato da  nessuno il 10/9/2007 11:22:12
Citazione:
Ma non mi pare che aiuti granchè per la comprensione... (ovvero - come dire? - alla verifica (?) ) della frase "incriminata", ovvero:
prealbe-citazione-

La comunità, o meglio le sue caratteristiche, rappresenta semmai ciò che nello status quo che ci circonda manca ed è causa del profondissimo e capillare malessere contemporaneo.


...
Non so se mi spiego:
Mi pare, prealbe, che anche prendendo per buono quel che dici, Il fatto che la mancanza delle caratteristiche della comunità sia causa del malessere ecc ecc.. resterebbe comunque poco più che una "ipotesi di lavoro"... O no?


Io la penso così. Che discutere dei pregi e difetti della "comunità" è una questione altamente "ideologica". Nel senso che abbiamo pochissime informazioni circa molti aspetti delle organizzazioni sociali pre-industriali. In particolare, non abbiamo resoconti diretti. Detto questo, a me pare che si può provare a fare delle ipotesi e si può tentare - in misura limitata - di verificarle sulla base dei dati disponibili.

Rispetto alla questione che poni tu, sono del parere che si possa trattare di un'ipotesi di lavoro. Ma ci possono essere altre risposte a quella domanda.
Per dirne una: nonostante lo scetticismo di Prealbe, i dati di cui disponiamo assegnano una speranza di vita alla nascita che, per il perido storico preso in esame da Prealbe, si aggirava attorno ai 35 anni. Tra il 30 ed il 50% dei bambini moriva prima dell'anno di età. La vita media era sostanzialmente più breve rispetto all'era moderna. Quindi, una spiegazione alternativa potrebbe essere data semplicemente dal fatto che, dal momento che oggi viviamo più a lungo e sopravvive un maggior niumero di bambini, esistono maggiori probabilità di soffrire di qualche forma di disagio psichico.
Anche perché i dati sulla depressione che Prealbe ha citato si riferiscono alla prevalenza nell'intero arco di vita. Il dato da prendere in considerazione sarebbe, più utilmente, quello dell'incidenza annuale. Cioè il numero di persone di una popolazione che sviluppano il disturbo nel corso di un dato anno. Perché è chiaro che, se prendiamo in considerazione una popolazione che vive in media 50 anni e una che ne vive in media 80, qualsiasi malattia o disturbo avrà una prevalenza media maggiore nella seconda che non nella prima.

Inoltre, al di là delle considerazioni statistiche, per quanto l'ipotesi possa essere suggestiva, non spiega assolutamente nulla. In che modo la scomparsa della comunità inciderebbe sulla depressione? I soggetti depressi, solitamente, si lamentano del non riuscire a fare più nulla, non della mancanza di amici o di sostegno sociale. Anzi, chiunque abbia provato a consigliare da un depresso di uscire e vedere gente, avrà sperimentato come questo consiglio non ottenga alcun risultato pratico.

Prealbe, sotto al dato che riguarda il numero di omicidi, c'era il link allo studio dal quale ho tratto i dati. Basta che te lo vai a rileggere.

Detto questo. Io ritengo che si fa in fretta a dire che il mondo presente non va. Ce l'abbiamo sotto gli occhi. Ne vediamo molto bene pregi e difetti. Quando ci si riferisce al passato, o quando si costruiscono utopie future, invece, possiamo immaginare quel che ci pare, tanto non ci può smentire nessuno (non io ). Quindi possiamo immaginare che nelle comunità si stesse meglio. Può essere che alcune cose andassero effettivamente meglio. Ma altre andavano decisamente peggio. E' anche legittimo decidere che si vorrebbe tornare a quel tipo di organizzazione sociale. Ma nulla impedisce a Prealbe di costruire la comunità che vorrebbe, o di associarsi ad una delle molte esistenti (da Nomadelfia, a Christiania, alle molteplici comuni anarchiche sparse per la penisola). Ce ne sono molte, basta scegliere quella dove si pensa di trovarsi meglio. Quel che non si può fare è far tornare indietro le lancette dell'orologio. Questa è una società di individui. E mi sembra che gli individui, una volta scoperto che sono tali e non massa indifferenziata, folla o comunità, siano notevolmente restii a ritornare tali. E, dato che gli esseri umani sono razionali, lo erano nell'epoca delle comunità e lo sono ancora. Allora, date le condizioni tecnologiche, religiose, sanitarie, probabilmente era una scelta buona. Oggi non lo sarebbe più.

Per ora. Poi proseguo.

Buona vita

Guglielmo

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