Re: corpo e sé (titolo provvisorio)

Inviato da  Timor il 31/8/2007 16:11:47
Mi va sempre di affrontare insieme imprese improbe ed eroiche quali quelle di ampliare i concetti.
Un pò di domande le avevo poste nel thread sulla coscienza e l'uno, ma giustamente qui si entra in un ambito particolare.
L'impresa è improba perchè le parole sono menzogne (paradosso) e ogni teoria è un limite da superare.

Cmq il corpo in quanto parola o idea è l'espressione sonora o visuale di un concetto, quindi di un'astrazione, quindi di un'approssimazione rispetto al reale sperimentato(la mappa non è il territorio).
Anzi dirò di più la parola descrive una realtà che sembra stabile,concreta facendo credere veramente che esista la fuori qualcosa che corrisponda al corpo. Eppure quante mitologie si creano sulle parole.

Se questa parola non è utile, dobbiamo trovare (come il buon Cartesio) un punto d'ancoraggio indiscutibile, qualcosa di assiomatico e assolutamente soggettivo, qualcosa che dà significato alle parole, qualcosa che è stato definito come fenomenologia.
Questo punto d'ancoraggio per me è l'io osservatore (l'ho già distrutto definendolo), colui che vede le cose apparire, i fenomeni emergere dal noumeno in un apparente lungometraggio spazio-temporale.
E' il senso assiomatico dell'identità (che non significa personalità) di un percettore.
L'identità che ancora non pensa, che ancora non è mente, non è parola, che puramente percepisce e sente.
Cosa sente rispetto a sè stessa nella sua immediatezza? sensazioni pure e qui dovrei fermarmi perchè ogni altra parola ucciderebbe questa purezza.
Le idee e le menzogne vengono dopo, nell'atto di definire, limitare la pura Coscienza.

Il corpo non esiste. Come non esiste?
E' un'idea nella mente nel senso che sono state aggregate le sensazioni per produrre un apparente ordine dal caos, per definire, limitare l'io appercettore dandogli dei significati.
Il corpo è la fusione di sensazioni con i ricordi pregressi e con le aspettative future dell'azione.

L'io chiude le palpebre con un atto apparentemente magico, sente una sensazione provenire da un'indefinibile lontananza, gli hanno insegnato a chiamarla gamba. "Ah adesso la vedo la gamba con l'occhio della mente" ed è un puro schema mentale fatto di ricordi di visione quello che vede, senza nessuna correlazione con la sensazione pura.
"E questa sensazione fastidiosa, questa pressione (ogni sensazione fastidiosa appare come pressione, limite che preme) la chiamano prurito, so che devo annullarla". E con un altro atto magico muove parti del suo cosmo sensibile (chiamate mano-braccio-spalla) verso un'altra parte per grattare.
Avrebbe potuto fare altrimenti, spostare l'attenzione altrove ma così gli hanno insegnato; non è mica un bonzo capace di darsi fuoco in mezzo alla strada senza esprimere una smorfia di dolore, non è mica un soldato in mezzo alla battaglia che nemmeno si accorge che la sua gamba è stata dilaniata e continua a combattere.
Ma tanto non ci crederebbe nemmeno se lo vedesse soprattutto al bonzo.
Ad alcune cose ci si crede anche senza vederle, per esempio che possiedo un cervello, uno stomaco, un intestino; così mi hanno raccontato e così mi piace definirmi; troppe cose mi hanno raccontato per non crederci.
E quando credo, costruisco un mondo, un mondo di significati e un mondo di relazioni.
Un mondo di significati senza alcun senso dove come un minotauro mi perdo in un labirinto di parole che riflettono un'immagine che non è l'Io, non è la Coscienza.
Ma guardarlo in faccia nella sua crudezza, nella sua nudità fa paura perchè è vuoto, immobile, senza tempo. E' una singolarità.
I pensieri e le parole lo uccidono come le nuvole il sole, ma quanti bei giochi di luce che creano.
Ah se non ci fosse l'ombra!

Così è per me il rapporto fra sè e corpo

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