Re: Al Vaticano non basta la morte cerebrale

Inviato da  Notturno il 6/9/2008 20:03:45
FLO:

Sono lietissimo di abbandonare i personalismi ed i commenti che non siano rivolti alle idee. (giusto per inciso, non ne sono stato il primo artefice)

Su due cose vorrei replicare: il tuo msg e quello di Gaia.

Per quanto riguarda il tuo msg, io comprendo bene (credo... forse) il tuo stato d'animo.

E te ne spiego gli aspetti comuni: anche per me la morte è quanto di più"personale" possa esistere.

Mi ripugna l'idea che qualcuno possa decidere "quando-come-SE" morire.

E su questo credo di trovarmi in pieno accordo con te.

Ma io sin dall'inizio insisto su due aspetti:

1) queste decisioni vengono prese usando metodi "legislativi";
2) il criterio utilizzato è giusto?

Innanzitutto ribadisco che la legge interviene SEMPRE su questioni personali o personalissime. Lo fa allo scopo di bilanciare due interessi che si fronteggiano.

In questo nostro caso la legge deve bilanciare l'interesse (di Tizio) a non vedere invaso il proprio "momento personalissimo" (che è la morte) con un altro interesse (quello di Caio) a ottenere un organo (oramai) inutile per il donatore ma vitale per lui ricevitore.

Per far questo DEVE operare in un àmbito decisamente vago e molto rischioso: deve decidere a) cos'è la Vita; b) cos'è la morte; c) quale ne è il confine. (e riserverei questi temi ad appositi oggetti di discussione)

Io ritengo i trapianti molto utili e benemeriti.

Immagino che sia verissimo quel che tu e Gaia dite, ossia che il business alle spalle di questa realtà sia enorme e che siano migliaia le iene (schifose) che ne approfittano, anche facendo porcate, ma resta il fatto che i trapianti, se viene correttamente seguita la procedura, salvano MIGLIAIA di vite umane all'anno senza "uccidere" nessuno e, per questo, sono realtà da apprezzare enormemente.

Ed è proprio QUESTO che viene tutelato dalla Legge e che porta il legislatore a invadere quel momento personalissimo e riservatissimo che è la morte di un uomo.

Secondo me lo fa con un criterio ragionevole e (almeno fino a questo momento) inoppugnabile.

Problema: non tutti la pensano come me.

Tu e Gaia, per esempio, sostenete che questo comportamento da parte della legge sia una "prevaricazione", perché non tiene conto dell'opinione di coloro che non credono che la morte cerebrale identifichi la morte dell'individuo.

Ma come potrebbe farlo???

La legge DEVE individuare un confine CERTO che sia uguale per tutti. Ovvio che alla fine qualcuno sia scontento!

Succede SEMPRE.

Alcuni la chiamano "prevaricazione", altri "discriminazione", ma in realtà e' una cosa del tutto "normale" e SEMPRE ricorrente per qualunque legge, per cui o si deve dire che fare le leggi sia SEMPRE un errore e dobbiamo cercarci un altro sistema di convivenza, oppure le dobbiamo accettare anche quando non siamo d'accordo con esse.

Io, per il mio modo di vedere, benché sia molto molto infastidito per l'invasione cui mi sottopone la legge in questo caso, riconosco che a fronte del mio "diritto" esiste un altro diritto che è sicuramente degno di tutela e credo che la legge, in fin dei conti, abbia scelto un criterio e un compromesso accettabili.

Ora.... tolto di mezzo la questione della presunta "discriminazione", passerei alla questione della scelta del criterio.

Per te quello della morte cerebrale non va bene.

Ok. Allora proponine un altro. Lo dico senza voglia di far polemica.

Serenamente, cerchiamo qualche strada alternativa a quella e vediamo che problemi pone.

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