Re: quando finirà la libertà anche su internet?

Inviato da  carloooooo il 24/7/2008 15:43:22
Buone nuove.
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Gli USA non determinano la forma della rete

di Gaia Bottà per Punto Informatico

Roma - I contenuti dannosi per i minori hanno diritto di esistere online: lo ha ribadito una corte di appello di Philadelphia. La rete non sarà il posto idilliaco che le autorità statunitensi avevano previsto nel lontano 1998, approvando il Child Online Protection Act (COPA).

Il Congresso intendeva epurare la rete dai contenuti che avrebbero potuto turbare i minori. La legge prometteva multe di 50mila dollari per giorno di violazione e pene detentive fino a sei mesi di carcere per coloro che avessero, consapevolmente o inconsapevolmente, affollato la rete con "materiali dannosi per i minori" con "intenti commerciali", contenuti che non fossero adeguatamente protetti da palizzate che impedissero l'accesso ai cittadini più giovani. A stabilire cosa fosse dannoso per i minori, il parametro dell'oscenità, declinato su quelli che sono gli standard contemporanei che discriminano i valori dai disvalori.

La legge è in standby dal 1998. Rimbalza fra tribunali e Corte Suprema, strattonata fra attori della rete e Dipartimento di Giustizia. La battaglia fra le parti è stata più che mai ad ampio raggio: sono stati chiamati in causa i motori di ricerca per distillare, a partire dalle chiavi di ricerca e dai risultati restituiti, informazioni sul rapporto tra contenuti inadatti ai minori e i netizen. Non si sono cavati abbastanza dettagli per sostenere la necessità di una legge mai applicata perché incostituzionale.

Le motivazioni con cui i magistrati hanno bloccato il provvedimento sono sempre le stesse: la legge soffoca di fatto la libertà di espressione dei cittadini della rete. Costringere chiunque abbia un sito web ad innalzare dei filtri che possano effettivamente bloccare l'accesso dei minori a contenuti pericolosi significa costringerli a pubblicare contenuti inequivocabilmente adatti a tutti i tipi di pubblico: non esistono filtri tanto efficaci da consentire l'accesso ai soli maggiorenni. È inoltre estremamente complesso stabilire cosa sia dannoso per i minori: a fronte di multe salatissime e della minaccia del carcere, i webmaster non potrebbero che rifugiarsi nell'autocensura. La legge avrebbe inoltre effetto sui soli siti web statunitensi, ma la rete è globale: quale l'efficacia di una legge che regola una sola porzione di web?

È così che il tribunale di Philadelphia ha ribadito queste argomentazioni: il Child Online Protection Act è incostituzionale, cozza contro il
Primo emendamento della Costituzione, imbavaglia il diritto di esprimersi e costringe i cittadini adulti a fruire di soli materiali che non mettano a rischio i minori. Ma non solo: a parere delle associazioni per i diritti civili e di numerosi operatori della rete, la legge può estromettere dalla rete contenuti informativi. Il tribunale ha dato loro ragione: la formulazione della norma soffre di eccessiva vaghezza e "di fatto investe una grande quantità di contenuti di cui gli adulti hanno il diritto costituzionale di fruire e che devono poter produrre". [continua]

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