Re: i fatti di rosarno calabro ed il prof.panebianco

Inviato da  florizel il 16/1/2010 23:03:47
Riccardo G
Citazione:
Ho citato il fatto dei musulmani perché riporto testimonianze: di perdere tempo a fare il razzista della domenica non ne ho proprio voglia.


Ma non è nemmeno che io faccia l’antirazzista per principio, o per hobby, tanto da vedere razzisti ovunque (tant’è vero che sono tuttora convinta del fatto che a Rosarno ci sia solo una piccola minoranza che può essere definita tale).

Quello che sottolineavo, nel caso degli studenti musulmani, è semmai il rischio che comporta il categorizzare (in questo caso in merito all’appartenza religiosa) un comportamento che si può verificare in diversi casi e da parte di gente appartenente a culture diverse.

E’ questione di abbrutimento derivante da altro, non dall’essere musulmani, campani, o modenesi.
Poi, c’è chi ci naviga alla grande servendosi di quelle categorizzazioni, o indicendo ad esse; quindi, la tua precisazione vale solo se le martellate sui coglioni continuerai a dartele da solo, senza alcun bisogno che lo facciano altri.

Citazione:
ci metti pure la differenza linguistica e la poca voglia di non mischiarsi (perché integrazione è già troppo oltre), beh... sfido qualunque insegnante a completare decentemente un programma minimo.

Potrebbe accadere lo stesso anche con studenti dell’america latina, o dell’est europeo, giusto per evitare di appiattirsi sui “musulmani”…

Comunque, andiamo avanti.

Riguardo al problema dei fondi UE, c’è
questo articolo de La Stampa (strano ma vero… ogni tanto è davvero impossibile NON dire la verità, o quanto meno avvicinarsi ad essa…) che spiega bene una parte dei meccanismi che portano a richiedere manodopera a basso costo, specie se “nera” o dell’est europeo.

“Fino a pochi anni fa, un ettaro di arance da industria (per fare i succhi) garantiva un reddito annuo di 7-8 mila euro: oltre alla vendita, c'erano i contributi europei legati alla quantità di agrumi commercializzati.
.....
Le associazioni di produttori gestivano i contributi europei. Il contadino portava le arance alla cooperativa che poi le conferiva a un'associazione. Quest'ultima smerciava gli agrumi ai colossi alimentari e incassava i soldi dall'Ue.


In questi passaggi, accadeva un «miracolo»: le arance si moltiplicavano, ma solo sulle fatture, per gonfiare i rimborsi.
………
Su tre associazioni di produttori, una era controllata dalla sinistra e l'altra era di estrazione Dc. Mentre la 'ndrangheta stendeva la sua longa manus sui mercati ortofrutticoli.


Grazie alle «arance di carta» come qui le chiamano, prosperavano anche tanti magazzini e industrie di trasformazione, che davano lavoro a 1.000-1.500 rosarnesi. Altri 2.000-2.500 campavano con un diverso stratagemma. L'Inps garantisce un sussidio ai braccianti disoccupati, purché abbiano lavorato almeno 102 giorni nell'ultimo biennio.
.....
Dieci anni fa, c'erano tremila rosarnesi iscritti come braccianti disoccupati. In un terzo dei casi le assunzioni erano fittizie e servivano a riscuotere gli assegni statali: bastava un'autocertificazione e ogni anno piovevano 8 milioni di euro divisi in 2.500 persone, circa 3 mila euro a testa. Anche in questo caso il sistema si reggeva su una truffa.


I contributi previdenziali non venivano versati, i finti braccianti facevano un altro lavoro e in campagna ci andavano gli immigrati, che costano la metà.

Negli ultimi anni, i pilastri del sistema hanno ceduto. La stretta dell'Inps ha ridotto i braccianti disoccupati a 1.200 e i relativi assegni da 8 a 2 milioni l'anno. E l'escalation delle truffe sui contributi ai produttori ha messo in allarme l'Ue. Nel 2004 otto persone finirono in galera per aver riscosso 600 mila euro di contributi illeciti: dei 250 camion di agrumi dichiarati ne erano partiti solo 12. Due anni fa, altri 45 arresti per un affare di 18 milioni di euro. Gli 11 milioni di chili di arance certificati? Mai esistiti. E le spremute d'arancia? Mai viste né bevute. Due anni fa sono cambiate le regole.

Oggi i rimborsi arrivano a forfAit: 1500 euro a ettaro
a prescindere dalla produzione.

Oltre alle «arance di carta», sono sparite cooperative, associazioni di produttori, magazzini e aziende di trasformazione. Ma contemporaneamente è crollato il prezzo di vendita degli agrumi: gli incassi non coprono più le spese, dunque oggi i contadini lasciano le arance sugli alberi. Rosarno, che fino a due anni fa aveva bisogno nei campi di 1.800 immigrati clandestini, oggi ne richiede solo alcune centinaia.

E bulgari e romeni, cittadini europei, sono più appetibili degli africani: se li assumi in nero, rischi multe più lievi. Così i mille neri degli accampamenti sono rimasti senza lavoro. Nei ghetti cresceva la tensione. Fuori, l'insofferenza per una comunità non più «funzionale» al sistema. È bastata una miccia per innescare l'esplosione.”


Chiedo scusa se ho postato gran parte dell’articolo, ma mi serviva per arrivare all’ultimo stralcio e per riportare quanto ho “raccolto” dalle parole di alcuni immigrati provenienti proprio da Rosarno: confermato che la rivolta è scoppiata in seguito all’aggressione da parte di un gruppetto di rosarnesi che, pistole alla mano, si sono recati nel campo dove vivevano gli immigrati, ferendone due.

Ma sono i presupposti dell’aggressione ad essere rimasti in parte taciuti da quasi tutta la stampa, o acui non è stata posta maggiore attenzione: sbrogliando la matassa, si scopre che una parte dei braccianti non intendeva tornarsene a casa, senza la paga che spettava loro per il lavoro finito, e con ancora molto lavoro da sbrigare.

Se ne è parlato sommariamente in questo articolo di Repubblica:

"Restare è impossibile, ce ne andiamo e, almeno io, per non tornare mai più" dice Peter, 30 anni, ghanese - La reazione da parte di qualcuno di noi è stata sproporzionata, ma ci hanno sparato addosso e questo non è tollerabile. Ci dispiace perchè qui c'è il lavoro e avanziamo ancora dei soldi, ma la gente ci è troppo ostile e le violenze contro di noi sono state troppo gravi".

E’ ipotizzabile che le aggressioni siano arrivate in seguito a qualche “resistenza” da parte degli immigrati; in fondo non è certo la prima volta che immigrati africani lavorano a Rosarno: perché non è accaduto lo stesso altre volte? Perchè queste aggressioni solo ora, e non con "continuità", come razzismo giustificherebbe?
Ovvio che il RAZZISMO c'è, ma è lo strumento su cui vengono innestate altre cause; e non è un razzismo generalizzabile.

C’è da aggiungere che gli immigrati hanno tenuto a sottolineare che le aggressioni NON hanno riguardato gente che fino ad allora li aveva aiutati, fornendo loro cibo, e beni di sussistenza quotidiana come coperte, biancheria, abiti e quant’altro. No, gli aggressori erano persone che mai si erano avvicinati a loro prima di allora.

Addirittura, la furia cieca dei “rosarnesi” non ha risparmiato l’impegno domenicale di una donna di 85 anni, detta “mamma Africa”, che aveva allestito una mensa per far da mangiare agli immigrati ogni domenica.

Le hanno distrutto la mensa.

Tra l’altro, hanno precisato gli immigrati, le forze dell’ordine giunte sul posto hanno bloccato i neri, ma intorno la caccia all’immigrato continuava.

Consiglio la lettura di questo articolo:

“Gambizzare, non uccidere. Messaggio chiaro: chi si ribella alla ‘ndrangheta deve andarsene. Non si toccano i cinesi, di cui le ‘ndrine hanno paura, né gli altri migranti. «Anche noi arabi veniamo presi a bottigliate, ma non reagiamo. I fratelli neri invece si voltano e attaccano briga», spiegano Ahmed e Ibrahim, a Rosarno da 3 anni.”

Ovviamente, non condivido le proposte circa le ronde di immigrati: ove mai ci fosse stato bisogno di un’ulteriore conferma della strumentalizzazione (in questo caso incosciente, oltre che subdola) della terribile realtà dell’immigrazione ad uso politico, l’abbiamo avuta con l’uscita di quegli “uomini delle istituzioni”…

Ma il resto dell’articolo descrive bene le dinamiche che devono esser state create per scatenare tutto quel darsi addosso:

““PeaceReporter” racconta come la follia della violenza generalizzata sia stata innescata da false voci diffuse ad arte dai mafiosi, gli stessi che il 7 gennaio hanno aperto le ostilità ferendo due africani a colpi di fucile.

Prima reazione dei migranti: danni materiali, ma niente scontri.

«Mentre questi disperati rientravano nei loro ghetti, viene ferito un terzo ragazzo, ghanese, e ai migranti viene riferito che 4 di loro sono stati uccisi».

A quel punto gli africani perdono la testa e nell’esplosione di rabbia viene ferita anche una donna.

L’aggressione, ingigantita dalle solite voci, precipita Rosarno nel caos. «Il Ku Klux Clan si è messo in pista e non tornerà a casa.

Niente sarà mai più come prima, sulla Piana di Gioia Tauro e nei nostri cuori di calabresi, che finora, in mezzo a tutte le infamie che accompagnano il nostro nome, potevamo almeno mantenere l’onore di essere riconosciuti come popolo ospitale»”


E qui se ne fa ancora una questione di "pari" inciviltà. Mah.

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