Re: Bambini di Adro

Inviato da  ivan il 24/4/2010 19:45:12
Bè, si è negando ai bambini un piatto di minestra caldo nelle gelide giornate invernali che.

Siamo messi davvero male.

Dal Manifesto:



Una giornata a Adro, il comune nel bresciano dove i cittadini insorgono contro il gesto di un benefattore che ha pagato la mensa ai bambini poveri e stranieri. Il sindaco leghista Oscar Lancini aveva ordinato alla scuola di non dare loro da mangiare a pranzo
Mor non vuole più andare a scuola. Ha sette anni, fa la prima elementare. È nato in Italia ma è nero come i suoi genitori senegalesi. Si nasconde per la vergogna. Guarda con gli occhi sbarrati i suoi compagni bianchi, le loro mamme che litigano con le mamme straniere davanti a giornalisti e telecamere. «Che succede?», chiede a suo padre. Omar, 42 anni, da 22 anni in Italia, operaio in cassa integrazione, alla fine gli ha dovuto rispondere: «Non abbiamo i soldi per la mensa della scuola e il sindaco non vuole che ti diano il pranzo». Mor ha la risposta pronta: «Allora io sto a casa». Adesso Mor potrà mangiare in mensa solo grazie al benefattore di destra, un imprenditore che non vuole essere nominato ma che ormai tutti hanno riconosciuto, che ha donato 10 mila euro al comune di Adro per saldare le rette che 40 famiglie, per lo più straniere, non riuscivano a pagare. Ma l'umiliazione che questi bambini hanno dovuto subire, non può essere ripagata. Sulla loro pelle il sindaco leghista Oscar Lancini da mesi gioca una battaglia ideologica e razzista. Settimana scorsa è arrivato al punto di ordinare che a scuola venisse negato il cibo ai bambini «morosi».
Gli abitanti di Adro, al posto di indignarsi e vergognarsi, lo votano in massa e lo appoggiano. Trenta mamme hanno deciso di fare uno «sciopero della mensa», e non pagare la retta per protesta. Per loro chi non ha pagato è solo un furbo, non un povero. E per di più straniero. L'offerta del generoso imprenditore è assistenzialismo che non risolve il problema: l'anno prossimo sarà tutto come prima. Le regole sono chiare: chi paga mangia, chi non paga mandi il figlio a scuola con un panino o se lo tenga a casa a pranzo.
Caccia ai «morosi»
Mor vive in una casa di tre stanze al primo piano di una corte. Dorme in un lettone con sua sorella di tre anni e suo fratello di due anni. Il quarto fratello ha 8 mesi e dorme ai piedi del letto dei genitori. Il padre Omar lavora in una fonderia ma è in cassa integrazione da un anno. L'Inps gli paga 700 euro al mese, ma in ritardo. Non riesce a pagare nemmeno l'affitto di 400 euro, figuriamoci il pulmino e la mensa per il bambino: circa 3 euro al giorno per 5 giorni alla settimana. Tutti i suoi figli sono nati in Italia. La figlia di tre anni dovrebbe andare alla scuola materna ma lui non la manda perché non può permetterselo. Sul figlio grande però non ha dubbi: «Deve andare a scuola. Io ho lavorato una vita, ho versato i contributi e ho diritto ai servizi, specialmente ora che non sto lavorando - spiega - e invece il sindaco di Adro ha detto che a noi stranieri non vuole dare niente. Tante volte sono andato in comune. Non dico che mi deve dare tutto, che mi dia quello che può, ma niente no. Non lo accetto». Ha visto in tv i suoi compaesani dargli del furbo. «Io rispetto le regole, ho i documenti in regola, pago le tasse, quello che io ho dato allo Stato è dello Stato, non sono soldi del sindaco». Quando gli è arrivata a casa la lettera del comune che gli comunicava la sospensione della mensa ha deciso di tenere a casa suo figlio per due giorni, poi lo ha portato superando la vergogna. Suo figlio gli racconta che alcuni bambini italiani non lo salutano. «Anche a me succede la stessa cosa - spiega - alcuni italiani mi salutano, altri no. Questa è la nostra realtà e mio figlio deve imparare a farci i conti».
Un sindaco da Oscar
Mor però deve fare i conti anche con il sindaco leghista Oscar Lancini. Il «Sindaco da Oscar» - questo il suo slogan - è al secondo mandato, la prima volta è stato eletto con il 47%, la seconda con oltre il 60%. E la sua Lega alle regionali a Adro ha ottenuto il 70%. All'opposizione c'è Linfa, una lista civica che comprende anche i delusi di Forza Italia. Sono proprio loro ad essere stati contattati dal generoso imprenditore di destra.
Lancini si è fatto conoscere qualche anno fa quando si era inventato una taglia sui clandestini: 500 euro per ogni vigile che ne catturasse uno. In Franciacorta è un personaggio noto. Era proprietario con altri suoi famigliari della Elg (Eredi Lancini Giancarlo), una ditta di smaltimento di rifiuti. Il sindaco che lo ha preceduto fino al 2003, Paolo Barzani, raro esempio di repubblicano, racconta: «Ci sono stati tre processi, i primi due si sono risolti con l'assoluzione o con la prescrizione, il terzo è ancora in corso ma verrà prescritto. Lancini è arrivato al punto di nominare la parte civile per conto del comune in un processo contro la ditta di famiglia». Insomma, Lancini è uno che di legalità se ne intende. «La scuola materna pubblica e la mensa lui non la voleva, non voleva che fosse costruita - continua Barzani - Era arrivato a dire che non bisognava pagare le rette. E adesso sta ricostruendo le scuole in un'altra area per creare una zona residenziale in centro».
Arrivano i «nostri»
Davanti ai cancelli della scuola materna tre donne con il velo sono venute a prendere i loro figli. Jamila in Marocco era avvocato, qui fa la casalinga. Sua figlia vorrebbe tornare in Marocco perché li può giocare con gli altri bambini. Jamila non si ferma alla questione della mensa. «Ad Adro - sostiene - c'è una politica discriminatoria per gli stranieri su ogni questione». Ci mostra un volantino del comune - «Fondo integrativo comunale affitto: prima i nostri!» - dove si accusa «l'ingiusta erogazione del fondo affitti della Regione» che premierebbe gli stranieri, e annuncia un fondo solo per cittadini comunitari così come il bonus bebè.
Arriva un uomo bianco. Parli italiano? «Mia tant», risponde in bresciano. Ma Fatmir è kosovaro, anche lui in cassa integrazione. «Ho fatto il Pirellone a Milano - dice orgoglioso - ponteggi e ascensori». Suo figlio lo tiene a casa a mangiare perché non può permettersi la mensa. Suo moglie aspetta da tempo l'assegno di maternità che non le arriva.
Duecento metri più in là, Romana Gandossi, 69 anni, della Spi Cgil, sta discutendo con due signore italiane. Romana è l'altra benefattrice di questa storia, insegna italiano ai bambini e agli adulti stranieri, è stata la prima a segnalare il problema alla Cgil di Brescia che segue da vicino la vicenda. Si è mossa sin da quando a novembre il sindaco aveva dato un bollino verde ai bambini che avevano pagato il pulmino e ordinava di far scendere gli altri. In questi giorni deve mediare, ascoltare, scarrozzare tutti, con a casa i tre nipotini. E in più, proprio come il generoso benefattore, deve prendersi le accuse delle mamme italiane. «State facendo politica strumentale - dice la meno esagitata - non bisognava fare questo casino. Nella lettere il benefattore ha detto che i nostri figli saranno tutti drogati in discoteca o davanti al Grande Fratello, non lo doveva dire. Se voleva dare i soldi poteva farlo in silenzio senza tanta pubblicità». Arriva un'altra signora con la figlia. «Non parlo, ho fretta», scappa. L'altra mamma, una ragazza giovane e alla moda, non si trattiene. «Quello lì non doveva pagare per quella gente, se no doveva pagare anche per me. L'anno prossimo chi paga? Lui non credo, e noi neanche. Tanto ai loro bambini davano da mangiare lo stesso. Questa è solo propaganda. E poi io non ci credo che questi non hanno i soldi, e comunque non è un problema mio».



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