Riflessioni sul farsi giustizia da soli...

Inviato da  Dr-Jackal il 14/5/2010 6:36:35
Mi sono appena finito di vedere il film "Il buio nell'anima", con Jodie Foster, in cui la protagonista dopo essere stata quasi ammazzata e aver visto la morte del fidanzato per mano di alcuni balordi decide di mettere una pistola nella borsetta e andare in giro per la città a farsi giustizia da sola (non male, tutto sommato, soprattutto la fine mi ha piacevolmente sorpreso), e ho pensato alcune cose.

Di solito in questo tipo di film, dove a un certo punto a un cittadino normalissimo e onesto parte la brocca e inizia a farsi giustizia da solo, il finale è sempre lo stesso: lo sbirro protagonista (c'è sempre uno sbirro protagonista) becca l'ex-onesto cittadino e lo ferma perchè "non importa cosa hanno fatto o cosa potranno fare quelli che ammazzi, uccidere è sempre sbagliato in qualunque circostanza, nessuno ha il diritto di togliere la vita a un altro essere umano, bla bla bla gné gné gné". Avete presente, no?

Questa è anche - mi pare - la posizione che la maggioranza delle persone ha sulla questione, nonchè la prima obiezione che fa sempre al farsi giustizia da soli: non ci si può fare giustizia da soli perchè uccidere è sempre sbagliato e se lo fai passi sempre e comunque dalla parte del torto, perchè nessuno ha il diritto di togliere la vita a qualcun altro.

Bene. Questa è una solenne cazzata. Non solo secondo me ma, ironicamente, anche secondo le persone che la sostengono. Infatti i sistemi di valori - sia quello morale che quello legale - a cui queste persone si rifanno, permettono e autorizzano (e in alcuni casi perfino impongono) l'omicidio, in alcune circostanze. Uccidere non è affatto sempre sbagliato, e farlo non ti mette automaticamente dalla parte del torto. In alcuni casi si ha tutto il diritto di togliere la vita a qualcun altro, anche se sei un normalissimo cittadino e non un tutore della legge.

Uccidere qualcuno che sta cercando di ucciderti, per esempio, è permesso.
Uccidere qualcuno che sta cercando di uccidere qualcun altro è permesso (e forse perfino obbligatorio, perchè se non lo fai e lasci l'assassino libero di uccidere la vittima sei colpevole di favoreggiamento od omissione di soccorso, non ne sono sicuro).
Uccidere nell'esercizio dei tuoi doveri (come nel caso di polizia ed esercito) qualora la situazione lo richieda, è permesso.
Quindi è abbastanza chiaro che la prima obiezione che viene sempre fatta al farsi giustizia da soli ("uccidere è sempre sbagliato") è una stupidaggine.

La seconda obiezione che viene sempre fatta, a questo punto, è: "Ok, ma uccidere è giusto solo in quelle pochissime e rarissime circostanze sopra elencate, perchè in quei casi hai la certezza che se non lo fai permetterai a qualcuno di commettere un omicidio o una strage. Invece uccidere gente che secondo te o soltanto probabilmente in futuro commetterà omicidi non è giusto, perchè non è detto che lo faccia: potrebbe redimersi, potrebbe non fare più nulla di male, ecc.".
La seconda obiezione, insomma, è che se non hai la CERTEZZA ASSOLUTA che qualcuno stia per commettere un delitto, allora non hai il diritto di ucciderlo, perchè potrebbe anche non fare nulla di male. La probabilità, per quanto sia elevata, non basta, ci vuole la certezza.

Anche questa obiezione è, inutile dirlo, una sciocchezza.

Immaginiamo infatti la seguente scena: un individuo sta puntando una pistola contro una persona stesa a terra che implora pietà e piange in modo patetico (oltre ad essersela fatta addosso), e mentre la tiene sotto tiro le urla che non la sopporta più e che ora la ammazzerà come si merita per tutti gli anni in cui ha ripetuto quelle stronzate sul crollo spontaneo delle torri gemelle.
Ora, lasciamo da parte l'istintiva simpatia che sicuramente tutti proviamo verso questo poveraccio con la pistola e proviamo a ragionare.
In questo caso, uccidere l'uomo con la pistola è permesso, sia moralmente che legalmente, perchè se non lo fai lo lasci libero di uccidere un innocente. E' SICURO che succederà, quindi puoi (e devi) ucciderlo per salvare la vittima. Questa è la ragione alla base della legge e della norma morale a riguardo.
Bene, questo non è vero. Non è affatto sicuro che l'uomo con la pistola uccida la persona a terra.
Potrebbe cambiare idea all'ultimo momento per paura o scrupoli morali.
La pistola potrebbe incepparsi.
Potrebbe sbagliare mira.
Il proiettile potrebbe solo ferirlo ma non ledere nessun organo vitale.
Insomma, non è affatto sicuro che l'uomo con la pistola finirà per uccidere l'uomo steso a terra. E' solo MOLTO PROBABILE, ma niente affatto sicuro.
Eppure, per la legge e per la morale comune, sarebbe più che giusto ucciderlo.
Questo significa che in realtà ciò che conta per decidere se è legittimo o meno uccidere qualcun altro è la probabilità, che come sappiamo è una cosa piuttosto nebulosa e niente affatto ben definita. Basta la forte probabilità che un individuo commetta un delitto per darti il diritto di ucciderlo.

Bene.

Ora immaginiamo un individuo, del tutto sano di mente, che ha ammazzato un bel po' di gente per diletto, o per soldi, o per qualunque altro motivo. Questo tizio ha continuato a farlo per anni, e non è mai stato sbattuto in galera per una serie di ragioni: carenza di prove e loro fragilità, testimoni che tendono a ritrattare o ad avere incidenti prima della deposizione, ecc.
Tu l'hai visto con i tuoi occhi ammazzare qualcuno, ma la tua testimonianza non è stata considerata valida per chissà quale cavillo legale o stupido motivo (eri sotto shock, era troppo buio, degli amici hanno mentito per lui e gli hanno dato un alibi, l'avvocato dell'assassino ti ha screditato come testimone per sospetta infermità mentale perché a 19 anni hai votato Berlusconi, ecc.).
Tu comunque sai con certezza assoluta che è stato lui, perchè l'hai visto chiaramente mentre lo faceva e perchè in privato lui una volta si è perfino vantato di averlo fatto e ti ha riso in faccia, lo stronzo, dicendoti che tanto l'avrebbe fatta franca.
Ora, che cosa fai?
Lo lasci libero e speri che la giustizia ufficiale faccia il proprio dovere, pur sapendo che molto probabilmente continuerà a cavarsela perché sa benissimo come non farsi beccare e che molto probabilmente continuerà ad ammazzare altra gente?
Oppure decidi di mettere una toppa al sistema giudiziario e di ammazzarlo tu stesso?

Secondo logica non dovresti avere tutto il diritto, sia morale che legale, di ucciderlo? Forse addirittura il dovere di ucciderlo, per salvare tutte le future vittime?
In fondo non è sicuro che continuerà ad uccidere gente, questo è vero, ma è molto probabile che lo farà, dato che l'ha fatto per anni e che non ha motivo di smettere. Proprio come nell'esempio di prima del tizio con la pistola: non è sicuro che ammazzerà il tizio a terra ma è molto probabile che lo farà, e questo basta per darti il diritto di ucciderlo legittimamente, sia dal punto di vista legale che morale.

Perché allora non dovrebbe essere permesso mettersi a uccidere gente che molto probabilmente ucciderà altra gente in futuro, come fa la protagonista del film che ha causato questo post?
(Non che voglia mettermi a farlo, eh. E' solo un dubbio accademico.)



P.S.

L'ultima obiezione che viene fatta di solito a questo punto è: "Non si può permettere alla gente di farsi giustizia da sola perché in questo modo le istituzioni a tutela dell'ordine perderebbero potere, tutti farebbero quello che vogliono e la società precipiterebbe nel caos". Non una ragione morale, insomma, ma funzionale: la società come la conosciamo non potrebbe continuare ad esistere se si permettesse la giustizia privata, e senza la società moderna e le sue istituzioni noi ci ritroveremmo tutti a vivere in modo atroce e inumano.
Questa obiezione è più difficile e complessa delle precedenti, ma sinceramente anche questa mi pare una stupidaggine.

Se andiamo a studiare tutte le comunità umane prive di istituzioni ufficiali a tutela dell'ordine, come per esempio le tribù, vediamo che la situazione non è mai caotica come si sarebbe portati a pensare, e che la gente non fa tutto quello che vuole senza limiti. Non si tratta, insomma, di comunità brutali e sanguinarie in cui ci si ammazza, stupra e deruba a vicenda continuamente e in piena libertà. Tutto l'opposto: il tasso di crimini è incredibilmente basso. Questo perchè in assenza di istituzioni ufficiali (polizia, esercito, tribunali) la popolazione diventa essa stessa un enorme controllore sociale, e ogni singolo individuo controlla tutti gli altri ed è da essi controllato.
In una situazione simile a nessuno conviene commettere crimini, perché verrebbe sicuramente scoperto e punito, di solito con la morte o con l'espulsione dalla comunità, che in questo modo si mantiene sana e funzionante.
Mettersi a uccidere senza motivo non sarebbe conveniente in una situazione simile, perché l'individuo singolo ha bisogno dell'aiuto del resto della comunità per sopravvivere, e se cominciasse ad ammazzare, stuprare o derubare la gente senza motivo la comunità gli si rivolterebbe contro e lo ucciderebbe, oppure gli toglierebbe l'aiuto del resto del gruppo di cui ha bisogno per sopravvivere.

Quindi non è affatto vero che senza istituzioni ufficiali che tutelino l'ordine tutti si trasformerebbero in criminali. Un po' perchè, come abbiamo detto, non converrebbe a nessuno, e un po' per via delle norme morali interiorizzate che vengono insegnate a tutti non dalle istituzioni a tutela dell'ordine, ma dalle altre persone, soprattutto famiglia e scuola (un sacco di gente non commetterebbe crimini neanche se potesse farlo senza venire scoperto perchè non lo troverebbe moralmente giusto). E' il processo detto "socializzazione", il più potente agente di controllo sociale.
Questa è la situazione che si osserva nelle poche tribù primitive rimaste in giro per il mondo: niente polizia, esercito o carceri, ma pochissimi crimini (il mito del "selvaggio brutale" è, appunto, solo un mito privo di fondamento, così come il suo opposto, quello del "buon selvaggio" che non fa mai del male a una mosca; la verità sta nel mezzo).

Tutto ciò porterebbe a mettere in discussione l'utilità delle istituzioni ufficiali di tutela dell'ordine e a proporre l'ideale di una società perfettamente anarchica e capace di autoregolarsi grazie all'azione di ognuno dei suoi membri, senza bisogno di istituzioni, ma è un discorso a parte e troppo complesso per farlo qui. Poi ho sonno.

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