Re: Questo cazzo di voto

Inviato da  Pispax il 23/7/2010 0:17:57
florizel


Citazione:
Citazione:
i "no-voters" un'azione da far seguire alla non azione (necessaria per cambiare le condizioni) non ce l'hanno.


E mai ce l'avranno finchè il non-voto implicherà o esprimerà solo una sfiducia momentanea e contingente nelle istituzioni, o in questi o quei politici.

Mai ce l'avranno finchè non si capirà che mentre il "diritto al voto" e la "democrazia" propagandano come oggetto di un eventuale azione di cambiamento i governi, i veri "oggetti" sono gli elettori.
E' il loro CONSENSO che si ha NECESSITA' di tenere incollato allo stato.
Non è certo CHI si vota a determinare il cambiamento.
Il cambiamento deve essere sempre "promesso".

Tanto per fare un discorso terra terra.



Firma digitale:
Citazione:
Il Potere è OGNI Potere. Delegittimarlo implica la pratica libertaria di cogliere e rifiutare ciò che di opposto e speculare genera da se stesso.


Non confondiamo il fine con i mezzi necessari per ottenerlo.

Tu e io abbiamo prospettive politiche di fondo che sono opposte. Al momento non c'è una sintesi possibile: se una delle due vince, l'altra necessariamente perde.

Però il fatto che il non-voto lo propagandi tu quantomeno è coerente.
Sotto un certo punto di vista è anche apprezzabile.











Citazione:
Intanto, non votando ci si sottrae già ad una farsa, tanto per cominciare.
Il problema è che siamo (stati?) abituati a percepire come AZIONE solo il consenso. Il NON consenso, anche se produce in ogni caso un effetto (marginale per ora, embrionale, contraddittorio, ma...) viene percepito come immobilismo.

E' forse anche questo che impedisce una costruttività precedente o conseguente al NON-voto.


Di questo parlane con Marinetti..


Scherzi a parte, non sono per niente d'accordo.

Tu dividi in due: consenso (azione) e non consenso (immobilismo)

Mica vero.
Ci sono le TRE opzioni di sempre: CONSENSO, DISSENSO e CHIAMARSI FUORI.

Le prime due sono azioni.
In particolare, è proprio il DISSENSO quello che richiede l'azione più energica.
Sbaglio?


Se invece si trasforma il dissenso in immobilismo non si cava un ragno da un buco.
E questo lo sappiamo benissimo tutti.
E dire "non voto perché voglio migliorare le cose" (che è l'interpretazione migliore che ho trovato per il non voto. Figuriamoci le altre) è trasformare il dissenso in immobilismo.
Non serve a niente.





Tecnicamente invece ho ammirato gli sforzi fatti per cercare di nobilitare la retorica del "non voto perché non voglio essere complice".
Cazzate.


La retorica del "non voto perché non voglio essere complice" infatti è una retorica del cazzo.
E' una semplice autoassoluzione.

E' una roba a metà fra la codardia e la pigrizia.
Tradotto in termini meno ipocriti: "so benissimo che le cose vanno da schifo, ma non mi fa voglia per un cazzo di sbattermi per migliorarle, quindi "non voto perché non voglio essere complice", così mi risparmio anche la fatica di riflettere".



Quando gli Alleati scoprirono i lager nazisti, la popolazione tedesca si difese dicendo che "non sapevano".
Strano. Avevano assistito a tutto: i pestaggi, la perdita dei diritti civili, gli arresti, le deportazioni di massa.
Sapevano, eccome. Però non facevano.

E siccome nessuno faceva niente, le deportazioni andavano avanti. Certo, non erano complici.




Più in piccolo, la posizione di molti no-voters è esattamente la stessa.
Sanno tutto, ma non fanno.

Si limitano "a non essere complici".
E lo schifo va avanti indisturbato, e i ladri ringraziano quelli che hanno scelto di non intervenire.











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