Re: Questo cazzo di voto

Inviato da  florizel il 1/8/2010 13:36:07
Pispax

Citazione:
Capisco che per te sia difficile ammetterlo, perché questo significa ammettere con te stessa che con il voto si riesce a cambiare le cose, ma ha di fatto rovesciato il "sistema" che c'era.


Ma nemmeno di striscio ha cambiato le cose, e nemmeno un pochino ha “rovesciato” il sistema.
E mi confermi che del termine “rovesciare il sistema” abbiamo due percezioni diverse.

Non so se ti è chiaro, ma “cambiare le carte in tavola” per me è tutt’uno con il superamento della “delega e del potere, compresa la sua intrinseca centralizzazione.

Tu stai parlando di un SINDACO, tra l’altro; non certo di una formazione di individui che presiede a monte dei municipi e delle regioni, cioè i partiti che siedono nei parlamenti, da cui un sindaco DIPENDE; insieme a tutti gli altri organismi che ci sono in mezzo, come dipartimenti, amministrazione regionale e provinciale, su su fino al governo centrale.

Il buon comico islandese sarà anche “onesto e volenteroso”, ma certo non ha modificato la struttura statuale.
Personalmente ritengo che sia venuto semplicemente “utile”: guarda un po’ quanti interventi marginali rispetto alla crisi che ha colpito l’Islanda, e non bastano certo i suoi enunciati a far si che gli organismi al di sopra della carica di sindaco “concedano” spazi di attuabilità al suo programma.

“In uno degli ultimi dibattiti qualcuno ha chiesto a Gnarr se non fosse giunto il momento di farsi da parte e lasciare che i politici veri continuassero la campagna elettorale. Gnarr in un primo momento ha detto che sì, forse avrebbe lasciato perché in effetti si era già annoiato, ma poi ha negato: “Ho bisogno di un lavoro fisso e poi la scrivania del sindaco è troppo bella”.”

Eheheh... Davvero, Pispax: riserva agli idioti queste tue uscite con le quali pretendi di DIMOSTRARE che il voto “funziona”.

“al sistema non interessa cosa o chi si voti, ma che si voti. Questo elemento avresti potuto anche tenerlo in considerazione per approfondire il confronto circa l'utilità o meno del voto.”

Citazione:
ci ho pensato su parecchio, ma proprio non riesco a capire che cazzo di vantaggi possa avere il "sistema" se andiamo a votare.


Perché non hai ancora afferrato il concetto di “partecipazione”, che in una democrazia parlamentare non può essere che fittizia. E c’entrano poco le percentuali: finchè la “classe dirigente”, o meglo l’elite che decide PER tutti, riuscirà ad evitare la repressione, riuscirà anche ad affermarsi come “democrazia”.
E questo non equivale a libertà, ma a coercizione. Di altro tipo, ma coercizione.
Obama è, da questo punto di vista, un esempio tipico di come il sistema riesce a raggirare l’ostacolo senza soccombere.

Citazione:
Io non vedo alcuna correlazione fra l'affluenza alle urne e la stabilità del "sistema".


Hai ragione. E se tu fossi stato più attento a questa (e ad altre discussioni a cui hai partecipato) avresti RECEPITO quando ho scritto che il VOTO non agisce tanto sul sistema quanto sull’elettorato. E’ sui cittadini che deve influire, a dar loro la sensazione della partecipazione, ad incollarli alle istituzioni, ad identificarli con esse. Altrimenti, giù la maschera: la “democrazia” totalitaria DEVE necessariamente esprimersi per quello che è: un regime a tutti gli effetti.

Per lo stesso motivo, davo un’importanza primaria a ciò che potenzialmente esprime l’astensione.
Riposto qualcosa che scrissi in merito al voto non molto tempo fa:

“… trovo che uno dei tanti concetti legati al voto è che noi, da individui "sociali" (spesso FORZATAMENTE e nefastamente "sociali") che obbediscono a determinati meccanismi di condivisione, tendiamo a riconoscere come riproducibile solo (o in massima parte) quello di cui abbiamo diretta esperienza, e all'interno del quale riteniamo ci sia per noi un tot di raggio d'azione. A prescindere da ciò che produce.

In merito al concetto di voto, la nostra attitudine ad "agire" viene "ricompensata" o meno dal risultato elettorale, che si realizza concretamente per chi ha espresso quella data preferenza; nel caso di quelli che non hanno espresso la preferenza per i "vincitori", invece, è solo la sconfitta il limite, ma essi avranno comunque risposto alla sollecitazione impulsata dal meccanismo elettorale: la riproducibilità di un'esperienza, positiva o negativa. In poche parole, siamo stati addomesticati.

Se la politica (che "guida" ed alimenta con le idonee parole d'ordine la cosiddetta "partecipazione alla vita istituzionale", di cui gli elettori sono "il popolo sovrano") produce la merda di cui leggiamo quotidiamente, conservando però le sue modalità di "invito alla partecipazione", noi ci saremo fatti l'idea che quello sia il solo metodo efficace, EFFICACE, ad esprimere la nostra azione.

E' per questo che battevo tanto sul concetto di come si sia arrivati a sentirsi "attivi" solo attraverso il meccanismo del "consenso".”


Citazione:
L'unica cosa che interessa al sistema è che tu non voglia fare la rivoluzione.


Eh, ma la Rivoluzione non ha una modalità standard di darsi, né date di scadenza.
E certo non l’apporterà uno Gnarr, facendo da collante tra società civile e stato.


Rinvio ad un post di Lezik che ho trovato illuminante,
qui:

“Lo Stato aiuta la grandezza, è concettualmente predisposto a creare queste situazioni di disparità al suo interno in modo da controllare il maggior numero di individui e schiacciare chiunque presenti un'alternativa allo stesso. Lo Stato ha bisogno sempre di nuova linfa, differentemente dalle piccole comunità non potrebbe sopravvivere; mentre le piccole comunità possono benissimo essere autosufficienti senza il bisogno di ingrandirsi ulteriormente.
Ecco perchè l'eliminazione del sistema statale è necessaria per aspirare ad un miglioramento (non necessariamente un cambiamento, quello si vedrà dalle aspirazioni e dai desideri di ognuno).”

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